CAPITOLO 1 - Maledetta questa sera

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❌❌ È doveroso per me fare un breve avviso. Mi rendo conto che la storia in questione è un tripudio di errori senza perdono, abbiate pietà di me. Scrissi IRIM all'età di 14/15 anni, oggi ne ho 31, ero una piccola bambina che sognava ad occhi aperti e si divertiva a scrivere delle sue fantasie amorose. ❌❌

ROMY

Erano le cinque e mezzo del pomeriggio, ero sdraiata sul mio letto come era mia abitudine fare a quest'ora. Fissavo il soffitto gustandomi l'amaro silenzio che trapelava da una giornata primaverile come questa. Nella mia città erano poche le cose da fare, a parte uscire con gli amici, andare a ballare in discoteca o fare una passeggiata sulla spiaggia, tra la schiuma bianca del mare con la quale iniziavi una sfida infinita: raggiungere la pelle fredda dei tuoi piedi prima di rimettere le scarpe e lasciarla a disperdersi sulla riva.

 
Ma quella volevo fosse una serata diversa, meno noiosa, piena di cose da fare e dimenticare di essere ancora nella mia camera ad aspettare di fare qualcosa. Sospirai e mi tirai su a sedere, incrociai le gambe e fissai fuori dalla finestra. Qualche nuvola sparsa qua e là riempiva il cielo mentre il sole lentamente si dipingeva di rosso. 


Presi il cellulare dal comodino,  scoprendo che nessun messaggio attendeva una mia risposta, lo lasciai scivolare sul letto nello stesso modo in cui avevo deciso con poca grazia di rimettermi in piedi e sgranchire ogni muscolo del corpo indolenzito.


"Credo proprio che andrò a fare una doccia" , pensai.


Andai verso il bagno, riempii la vasca d'acqua, nascondendola da una nuvola di schiuma soffice e profumata, lasciai che il mio corpo sparisse dietro infinite bollicine che soffiavo via dalla mia mano e permisi alla mia mente di liberarsi da ogni malumore della giornata.

Mentre continuavo a pensare a quanto sarebbe stato bello se la mia vita cambiasse, poter trovare un lavoro utile alle mie competenze, magari conoscere qualcuno e innamorarmi, ricordai che questa sera sarei potuta andare a vedere il concerto della band preferita di Rick. Daniel, il proprietario, era da settimane che ci invitava a passare qualche tempo da lui a bere qualcosa, questa poteva essere l'occasione giusta per accontentarlo.


Lasciai lentamente la vasca per evitare di scivolare, mi infilai l'accappatoio di spugna morbido che profumava ancora di lavanda e mi chiusi in camera pronta a comporre il numero di Rick.

Bastarono solo quattro squilli per riempire l'altro capo del telefono con la sua voce così piena e non più squillante che aveva da bambino, ricordo che lo prendevo in giro spesso per il suoi acuti.

"Pronto?"

"Ciao Rick, come stai?"

Cominciai a fare avanti e indietro per la stanza, non sapevo se era un vizio, ma farlo mi rilassava.

"Sto bene, grazie. Tu?"

Il suo tono di voce era molto sicuro, sereno, tranquillo.

"Io sto bene, grazie. Volevo chiederti una cosa". Iniziai ad arricciare i capelli attorno al mio indice, lo facevo spesso quando dovevo chiedergli qualcosa al quale probabilmente avrebbe risposto con un irremovibile no:"Che ne dici se più tardi andassimo da Daniel? Sono settimane che invita entrambi e credo che ci sia la serata con i gruppi rock che ti piacciono tanto".

"Ti prego, dimmi di si, dimmi di si" , cantilenai nella mia mente.

"Romy, tu odi stare fra la folla e lo sai che la serata sarà piena di gente", mi rimproverò, ma come potevo dargli torto?

Gli schiamazzi, gli spintoni, il rischio di imbatterci in qualcuno di ubriaco. Tutto ciò non faceva per me, ma io volevo uscire ed ero pronta a battagliare pur di convincerlo.


Scacciai quel pensiero:"Lo so, ma vorrei andarci. Mi sto annoiando e non voglio concludere la serata tra un film noioso e l'altro". Mi impuntai, cercando di evitare che la mia determinazione si spegnesse all'istante e diventasse un lamento sul finale.

Ero sicura che Rick mi avrebbe accontentata come aveva sempre fatto, forse non serviva essere capricciosa per ogni cosa.

"E va bene, ma ad una sola condizione. Se non ti senti a tuo agio ce ne andiamo, ci stai?"

"Ci sto", risposi.

"Passo a prenderti alle 20.00", riattaccò.

Fissai per un secondo lo schermo del cellulare, abbozzando un sorriso.

 
Rick era il mio migliore amico, colui che c'era sempre nei momenti del bisogno. Aveva il potere di sorprendermi, prendermi, farmi sorridere e levar via la mia tristezza.
Ci conoscevamo dai tempi dell'infanzia e con lui il mio mondo non ha mai smesso di vedere la luce del sole. 


Crescendo la gente faticava a credere che fossimo solo due semplici amici. Spesso i nostri genitori ci vestivano allo stesso modo, come i due gemelli che non eravamo. Ai tempi delle medie i nostri compagni ci definivano come due fidanzati che non volevano uscire allo scoperto, ma per noi era solo un pretesto per ridere del loro sostenere che non poteva esistere l'amicizia tra un uomo e una donna.


Adesso entrambi eravamo diventati due ragazzi adulti, conosciuti quando avevamo soltanto un anno di età ciascuno, ed eravamo ancora insieme nonostante il mio seno cresciuto e la sua altezza diventata così insuperabile da dovermi alzare sulle punte per poterlo abbracciare.


Niente e nessuno avrebbe mai potuto spezzare questo legame, eravamo troppo uniti perché qualcosa ci separasse.

Il ragazzo in maschera (IN REVISIONE)Where stories live. Discover now