ALEX

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Stacco dal lavoro all'una e mezza precise, saluto i miei colleghi del nuovo turno e mi affretto ad entrare in macchina. Manca mezz'ora ed incontrerò di nuovo Claudia dopo un anno, mi sento il sangue ribollirmi nelle vene. "Devo stare calmo." penso e ripenso come fossi un CD rigato, "Posso farcela".

Mia sorella dovrebbe essere di ritorno a momenti o forse non è mai uscita di casa, farei bene a scriverle un messaggio e dirle che non torno per pranzo, non vorrei preparasse anche per me inutilmente. Prendo il cellulare dalla tasca, faccio scorrere il dito sul touch e apro la cartella dei messaggi. Le scrivo di non preoccuparsi per me che non torno a casa e di prepararsi da mangiare tutto ciò che più le va. Poggio il cellulare sullo scomparto stereo e metto in moto la macchina. Mi piace guidare a quest'ora, la strada è libera, i parcheggi sono quasi vuoti e c'è meno gente che urla o che passa in continuazione la strada. Il sole è proprio al lato opposto della guida, distratto mi sfiora la mano sul cambio marce, non mi dispiace quando non è davanti a me. I pensieri si affollano ma cerco di mantenere calma e concentrazione. Continuo a non capire perché sia tornata e senza preavviso poi. Rido a voce alta, che sciocco che sono, è fatta così. Parte senza dire niente e ritorna allo stesso modo, dovevo aspettarmelo da lei. Senza nemmeno accorgermene, mi ritrovo davanti il cancello del parco. Mi parcheggio al primo posto libero e quando spengo la macchina il rumore dei miei pensieri sembra quasi urlare. Due nomi rimbombano: Claudia e Romy. E' un continuo urlare i loro nomi quasi a farmeli odiare se solo li sento ancora. Ma cosa posso fare? Ho scelto Romy ma non posso assicurare che vedendo Claudia io riesca a mantenere viva la mia scelta. Non posso negare a nessuno né a me stesso che lei ha fatto parte integrante della mia vita, ma non posso fingere su ciò che provo per Romy. Lei è piombata nella mia vita per caso, riaccendendo speranze e sentimenti che son partiti insieme al silenzio di Claudia. Non posso fare del male a chi dal male mi ha salvato, non posso. Faccio un respiro profondo, ho deciso di incontrare di nuovo Claudia consapevole del grosso errore che avrei commesso ma ormai sono qui, non mi tiro indietro. Prenderò coraggio e le dirò che lei non è più niente per me che nella mia vita è entrata una persona che ha cucito una ferita che solo lei può guarire cancellandone il segno. Ci riuscirò, è questo ciò che voglio, è Romy la ragazza giusta. Lei non mi farebbe mai soffrire come ha fatto Claudia, ne sono più che sicuro.

Scendo dall'auto quasi stonato ma appena l'aria fresca di quasi estate mi sfiora il viso, subito mi riprendo. Mi avvio verso il parco, ogni passo sulle pietre è un ricordo di quella sera. La sera in cui, nel buio della luna coperta dalle nuvole, ho incontrato Romy sull'altalena. Ricordo che canticchiava una canzone, doveva essere rock o metal, non saprei ben dirlo. La cosa che più mi fece sorridere era il suo volto spaventato da me e poi sorpreso dopo avermi riconosciuto. Sorrido al ricordo e si, Romy è stata un piacevole arrivo nella mia vita. Quella sua timidezza, quel suo modo di fare, i suoi occhi, le sue labbra, persino i suoi silenzi mi affascinano di lei. Le sue labbra, la prima volta che le mie toccarono le sue sentii quel vortice nello stomaco che quasi temevo mi risucchiasse al suo interno. Voglio baciarle ancora, sentire ancora quel vortice nello stomaco e questa volta lasciarmi risucchiare senza opporre alcuna resistenza. Mi trovo davanti l'altalena, ci giro intorno accarezzando il dondolo dov'era seduta lei quella sera, mi sembra quasi di vederla. Poi mi siedo sul dondolo dov'ero seduto io e fisso quel tratto di mare cobalto che si vede da qui. Immagino la pioggia, a me che le presi istintivamente la mano per correre in un posto al coperto, al mio bacio all'angolo della bocca e al suo corpo irrigidito dal gesto. La sua purezza, la sua sensibilità, lei. Come potrei ora farle del male? "No, non posso." penso alzandomi dall'altalena intento ad andare via e non farmi trovare qui, ma quando mi giro lei è davanti a me con i capelli lunghi neri, la frangetta, la pelle olivastra di sempre coperta da un po' di trucco e lo sguardo innocente di quando l'ho conosciuta: Claudia.
"Scusa, sono un po' in anticipo." dice accennando un sorriso, quello di cui mi sono innamorato tre anni fa. Il mio cuore trema da far male, ho le mani fredde anche se fa caldo, il respiro corto, molto corto, nodo in gola e gambe che a momenti cedono:"Non sapevo cosa fare e così sono venuta adesso." continua facendo qualche corto passo verso di me:"Spero non ti dispiaccia." conclude fermandosi a pochi passi da dove mi trovo io.
"No, non preoccuparti." prendo la parola ma il suono della mia voce, più che ansioso, è severo. Deglutisco faticosamente chiudendo appena gli occhi a fessura, i pugni stretti sui fianchi, lei non si accorge di nulla tranne che del mio tono. Abbassa lo sguardo sulle sue mani che sono incrociate poco più sotto del suo grembo, se penso che per tre anni quelle dita erano incastrate alle mie mi viene voglia di distruggere il mondo.
"Suppongo tu non sia contento di vedermi." dice, adesso il suo sguardo è riflesso nel mio, avanza verso l'altalena passandomi accanto. Il suo profumo, quel dannato profumo lo ricordo ancora. Si siede sul dondolo rivolta verso di me, io la vedo con la coda dell'occhio ma poi mi giro completamente verso di lei, una gamba piegata e l'altra diritta, le mani incrociate sul mio petto. Vorrei tanto vedere che faccia ho ma posso benissimo immaginarla: pallida, dagli occhi socchiusi, la fronte corrugata, le mascelle strette quasi a farle uscire dal viso, le labbra chiuse e, nel complesso, serietà mescolata a rancore poco visibile.
Non rispondo, non saprei cosa dirle.
"Lo sapevo." sussurra più a sé stessa che a me.
Si alza dal seggiolino con il capo rivolto verso il basso, fa quasi per andarsene. Io la seguo con lo sguardo, si ferma a pochi passi davanti a me con la schiena verso di me:"Mi dispiace." dice senza ancora guardarmi, riprende il passo.
"Aspetta...Claudia." il suo nome mi esce in un sussurro, fa male pronunciarlo ad alta voce.
Lei si ferma e si gira verso di me, gli occhi scuri diventano più grandi, le labbra un po' aperte e la mano sinistra chiusa a pugno verso il suo mento.
"Perché sei tornata?" domando, il tono severo continua a fare da padrone nella mia voce.
"Volevo salutarti." risponde dopo pochi attimi di silenzio, lasciandosi cadere le braccia sui fianchi:"Non ho dimenticato che oggi è il tuo compleanno, così ti ho portato questo." prende un pacchetto dalla borsa e me lo porge. Esito:"Ti prego, prendilo." si avvicina a me muovendo il pacchetto per farmelo prendere.
"Non eri obbligata a comprarmi nulla." rispondo, quasi sto odiando il mio tono.
"Nessuno mi ha obbligata." risponde, adesso anche lei si sta alterando: "Smettila di fare sempre il duro Alex e accetta il mio regalo." conclude pronunciando le ultime parole con apparente calma.
Afferro il pacchetto stando ben attento a non sfiorare le mie dita alle sue, una leggera scossa al contatto però mi fa quasi sussultare. Tocco l'interno del pacchetto, una scatola quadrata spessa, non capisco cosa sia. Guardo Claudia che ricambia lo sguardo poi torno a concentrarmi sul pacchetto. Carta lucida blu scuro, nastro grigio con i ricci al fiocco, coccarda rossa. Apro il tutto con accortezza anche se l'involucro verrà poi buttato, sullo scatolo scorgo una lettera che comincia per A. Una volta aperto tutto, lo stampo di una boccetta di profumo "Aqua di Gio" mi sorprende.
"Ricordo quando l'anno scorso desideravi avere questo profumo, così ho pensato di comprartelo." risponde Claudia accorgendosi forse della mia espressione stupita.
"Non so cosa dire, davvero." cerco di levar via la severità che temo mi stia divorando.
"Non dire nulla, mi basta solo sapere che lo hai accettato." torna a sorridermi. Quel dannato sorriso mi fotte sempre, devo evitare di guardarla quando lo fa

Il ragazzo in maschera (IN REVISIONE)Where stories live. Discover now