RICK

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Finalmente eravamo arrivati a destinazione. Per tutta la durata del viaggio fra me e Gaia non ci fu un vero e proprio dialogo, solo respiri silenziosi, sguardi attenti sulla strada, battiti regolari e la musica a volume piacevole. Non sapevo se fosse una cosa giusta restare in silenzio, forse parlare avrebbe sicuramente reso il viaggio meno pesante, ma come già pensato non volevo bruciare già da adesso tutti gli argomenti della serata. Feci un paio di giri di perlustrazione per trovare parcheggio rallentando la macchina, e con la coda dell'occhio vidi un posto che si stava liberando proprio in questo momento.
"Bene", sussurrai non rendendomi conto che il mio voleva solo essere un pensiero non espresso.
Attesi qualche secondo, la Q7 mi lasciò finalmente spazio per parcheggiarmi così dopo un paio di manovre mi fermai. Aprii lo sportello ed andai al lato passeggero, con galanteria feci scendere Gaia suggerendole con un gesto di incastrare il suo braccio al mio.
"Signorina", non sarò un gentiluomo all'altezza delle sue aspettative, ma provare non sarebbe stata una cattiva idea:"Benvenuta al Gran Palace", chinai il capo.
Mi sembrava si facesse così quando si voleva fare un inchino.
"Oh, la ringrazio signore", disse Gaia sorridendomi e ricambiando l'inchino.

Chiusi la macchina e ci avviammo verso l'entrata del ristorante. Guardai Gaia con la coda dell'occhio, sembrava veramente ammaliata dal posto. Dopotutto come si poteva non rimanerne colpiti?
A mente non feci altro che ringraziare mia madre per avermi consigliato questo posto. L'entrata era composta inizialmente da una porta scorrevole, poi c'era una saletta con vari volantini e depliant del ristorante, due quadri appesi ai lati del muro e infine una porta trasparente dalla maniglia d'acciaio nero. Aprii la porta e davanti a noi c'era un'asta di legno simile a quelle usate durante il discorso di cerimonia per la laurea e dietro di esso c'era un uomo vestito molto elegante con una penna in mano.
"Buonasera signori e benvenuti al Gran Palace", disse lui.
"Che accoglienza, quasi mi sento di essere un nobile".
"Buonasera".
Gaia ed io rispondemmo all'unisono guardandoci di sfuggita e sorridendoci imbarazzati.
"I signori hanno prenotato?" continuò l'uomo.
Presi parola:"Sì, prenotazione a nome White", guardai l'uomo che cercava sul foglio la mia prenotazione.
"Ecco, tavolo quindici. I nostri camerieri vi indicheranno il posto", accennò un sorriso.
"Grazie", rispose Gaia poi feci lo stesso.
Ancora sottobraccio, Gaia ed io andammo verso una ragazza vestita con una camicia bianca, un gilet nero ed pantalone dello stesso colore. 
"Tavolo?" disse.
"Il numero quindici, grazie", le risposi educatamente.
"Prego, da questa parte", la ragazza ci fece strada verso il nostro tavolo:"Accomodatevi. Io sono Alessia, la vostra personale cameriera. Tra cinque minuti vi porto il menù", sorrise di nuovo e si allontanò.
Gaia ed io ci sedemmo uno di fronte l'altro, era così bella la prospettiva che si vedeva da questo tavolo. Potevo godermi quasi tutta la sala al completo.
Notai che anche lei si guardava attorno come me, poi i suoi occhi si fermarono sui miei.
Avevo una strana palpitazione, come se avessi appena corso una maratona.
"E' davvero fantastico questo posto", esclamò accennando un sorriso.
La sua voce era così seducente che completando tutto con la sua bellezza, diventava un miscuglio di sapori ricchi ed esplosivi.
Dopo cinque minuti esatti, Alessia la cameriera si avvicinò al tavolo con i due menù, ce li porse sorridendoci e si allontanò nuovamente. Erano tre ricche pagine di pietanze, bevande e dolci squisiti, c'era davvero l'imbarazzo della scelta.
"Hai già deciso cosa ordinare?" domandai continuando distrattamente a sfogliare il menù.
"Credo di sì, e tu?" rispose decisa, come sempre.
"Sì, anche io".
Chiusi il menù e lo poggiai al lato libero del tavolo, Gaia fece altrettanto.
Alessia ritornò con il suo sorriso cortese, prese il blocchetto con la penna dalla tasca posteriore, raccolse i menù che li usò come appoggio per scrivere.
"Signori, siete pronti per ordinare?"
"Prima le signore", feci un cenno verso Gaia che curvò l'angolo della bocca in un accenno di sorriso.
"Vorrei ordinare il misto di insalata con carote e finocchio e una piccola porzione di carne ben cotta".
"Raffinata anche nella scelta del cibo",  pensai fra me e me.
"E a lei signore, cosa le porto?" disse Alessia guardandomi in attesa.
"Per me vorrei un piatto di carne arrosto con patate e dell'insalata", speravo di aver ordinato anche io qualcosa di raffinato.
"Da bere, cosa gradite?" disse Alessia mentre continuava ad appuntare la mia ordinazione.
"Preferisci del vino rosso o bianco?" domandai a Gaia.
Lei ci pensò un po' su, poi mi guardò:"Gradirei del vino bianco, se non ti dispiace".
"Affatto".
"Perfetto, buon proseguimento e buona cena", disse Alessia congedandosi.

Ora io e Gaia eravamo finalmente soli, anche se intorno a noi i tavoli erano quasi tutti occupati. Stranamente non c'era il classico casino dei ristoranti affollati, si vedeva che era un posto molto raffinato e nobile, adatto proprio a persone come i miei genitori.

Il ragazzo in maschera (IN REVISIONE)Where stories live. Discover now