In My Veins

736 22 2
                                    

...Everything is dark.
It's more than you can take.
But you catch a glimpse of sun light.
Shinin', Shinin' down on your face.
Oh you're in my veins
And I cannot get you out...

Quella sera di metà febbraio percepii per la prima volta quanto certe piccole attenzioni di Tony mi facevano piacere, più di quanto volessi ammettere a me stessa, che anzi a parole avevo sempre fatto di tutto per ammettere il contrario. Le avevo sempre date per scontate ed ora che non le avevo più mi sembrava che mi mancasse tutto, perchè mi mancava quella che era l'essenza naturale di Tony, che faceva tutto in modo così spontaneo ed ora invece sembrava sempre posato, controllato, come se centellinasse ogni emozione ed ogni sua esternazione.
Avevo aspettato per tutto il giorno un suo gesto, qualcosa. Non perchè volessi ricevere un regalo o andare a cena fuori o chissà cosa. Ma sapevo che lui era uno che amava le ricorrenze ed era sempre teatrale nei suoi modi di festeggiarle, ripensavo al mio compleanno e alla vigilia di Natale. O meglio, lo era sempre stato fino a quel giorno. Ok, le cose tra noi ancora non andavano benissimo ma... Aveva completamente glissato, ignorato che quel giorno era San Valentino, nonostante intorno a noi tutti sembravano voler festeggiare, anche chi non lo aveva mai fatto.

Come tutti i giorni accompagnammo Nathan all'asilo insieme ed insieme andammo a lavoro, dove tutto e tutti, invece, sembrava non volessero far altro che ricordare che giorno era. Non credo che avevo mai vissuto una giornata così lì, oggi sembrava che Cupido in persona fosse entrato a far parte della nostra squadra, ma che aveva finito le sue frecce quando era arrivato il turno mio e di Tony: Abby che raccontava dei suoi progetti per la sera con Stevy, il marito di Bishop che le mandava fiori in ufficio, a detta di tutti la prima volta in assoluto tanto che lei si era anche commossa ed era corsa in bagno per non farsi vedere, Tim indaffarato per fare la sua sorpresa virtuale a Delilah. Anche Ducky sarebbe andato a cena fuori e Palmer avrebbe festeggiato con la moglie, visto che la cognata si era offerta di tenergli la bambina.
Noi avevamo semplicemente evitato ogni discorso e fortunatamente dopo un inizio di giornata dove tutti erano eccitati nel raccontare i propri programmi, erano troppo impegnati a pensare ai loro progetti per la serata per preoccuparsi di noi, in più una giornata lavorativa pesante, tra rilievi e interrogatori, fece il resto. Tutti, ovviamente, tranne una persona, che sicuramente non avrebbe festeggiato e alla quale non sfuggiva mai nulla.
Gibbs durante la giornata mi lanciò più di qualche occhiata interrogativa alla quale non volevo rispondere ed abbassavo il mio sguardo per evitare che riuscisse a leggermi dentro più di quanto facesse normalmente. Quando dovetti scendere da Abby per prendere i risultati di un esame balistico, approfittò entrando con me in ascensore e bloccandolo poco dopo, ma già sapevo che l'avrebbe fatto, dall'esatto momento in cui era entrato.

- Che succede? - Mi chiese senza specificare l'argomento, ma non ce n'era bisogno
- Problemi. - Rimasi vaga
- Risolvibili?
- Ci stiamo provando.
- Da quando non è venuto a lavoro?
- Quel giorno è stato l'apice, in realtà già da prima. È difficile...
- Lo sapevi che lo sarebbe stato.
- Non pensavo così tanto. È distante, è freddo... Non è Tony.
- È Tony, Ziva. È Tony che ha paura.
- Non so più cosa prova per me. Se stiamo insieme solo per Nathan o no
Gibbs sorrise e mi diede un bacio sulla fronte, come faceva sempre quando voleva confortarmi.
- Non ti far venire inutili dubbi
Fece ripartire l'ascensore, io uscii ed andai da Abby, lui tornò su.

Quando tornavamo a casa in auto la nostra attenzione fu completamente monopolizzata da nostro figlio che amava raccontarci la sua giornata e le sue grandi scoperte. Nathan e Tony passarono il resto della serata prima di cena a giocare nel box con le palline colorate: mio figlio aveva trovato una buona spalla per fare confusione in camera lanciandosi di tutto, ma visto il punto da cui erano partiti, potevano tirarsi qualsiasi cosa, finchè non si facevano male, e non era un pensiero da scartare a priori, visto che quando giocavano insieme faticavo a capire chi era quello di tre anni tra i due.
Mangiammo in silenzio, interrotti solo dalle chiacchiere di Nathan alle quali ci divertivamo sempre a rispondere, le sue mille domande, su tutto, i suoi mille perchè a volte impossibili da spiegare, ma lui una risposta la voleva sempre, la pretendeva, era più insistente di Gibbs durante un interrogatorio.
Era già passato quasi un mese da quando era tornato a casa e alla fine si era ambientato anche meglio di quanto io stessa potessi pensare, soprattutto all'asilo dove gli piaceva veramente molto stare ed io mi sentivo tremendamente in colpa perchè non avevo voluto che ci andasse. In sole due settimane, da quello che ci avevano detto le sue insegnanti, era molto più sciolto sia nel giocare con gli altri bambini che nel comunicare. Finimmo di mangiare più tardi del solito e quando lo misi nel suo letto resistette poco prima di addormentarsi.

The Memory RemainsTempat cerita menjadi hidup. Temukan sekarang