No Hero

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... I cannot run a bullet
Cause i'm no hero
But I would spill my blood for you
If you need me to ...

- Io in tutta questa vicenda non riesco a capire una cosa - sbottai parlando a tutti e a nessuno, perché mi sembrava che nessuno mi stesse ascoltando in quel momento. - Come può un civile essere a conoscenza di una missione in incognito del Mossad e chi ne prese parte?
- Lo ha saputo da Eli David. - La voce e le parole di Benjamin attirarono l'attenzione di tutti, specialmente di Gibbs e Vance
- Come sarebbe da dire che lo ha saputo da Eli David? Il direttore non era certo la persona che si metteva a rivelare dettagli delle missioni della sua agenzia - Chiese Vance evidentemente turbato dalla cosa
- Innanzi tutto all'epoca non era ancora direttore. No, non rilevava dettagli delle missioni, ma gli piaceva molto in quel periodo elogiare il suo lavoro fatto con la figlia, fino a farla diventare uno dei migliori elementi a cui affidare le missioni più delicate.
- Conosceva Eli David? - Lo stupore di Vance aumentava
- Sì, eravamo buoni amici. Ogni volta che veniva a Washington, compatibilmente con i suoi impegni, ci vedevamo. Veniva da noi, cenava in famiglia. I nostri rapporti con Israele sono sempre stati molto stretti, mi capisce, vero?
- Certo... capisco. Mi sembra strano, però, che Eli David non sapesse del rapporto tra suo figlio e la spia iraniana - Il direttore era visibilmente nervoso, io invece senza parole.
- Lui lo sapeva, ero stato io stesso a dirglielo, a dargli tutte le informazioni su dove si trovasse mio figlio con quella donna. Certo non sapevo che avrebbe mandato sua figlia a fare quella missione, Jared deve aver sentito una conversazione privata tra me e David, probabilmente quando venne a ringraziarmi per le informazioni determinanti per il buon esito della missione: fui io a chiedergli di eliminarla, stava rovinando il mio ragazzo!
- Direi che c'è riuscita bene - mi lasciai sfuggire catturandomi uno sguardo di disprezzo da Benjamin Sandler
- La vita è strana, vero Anthony? Tu entri a far parte della nostra famiglia, ti accogliamo tra noi siamo felici della tua relazione con Michelle, sembri un tipo apposto nei modi e per come ti presenti. Un agente dell'NCIS, una persona affidabile. Poi sparisci, senza dire nulla, lasci nostra figlia nello sconforto e quanto rientri ti presenti con un'altra donna, che è la figlia di un mio caro amico che purtroppo non c'è più. Per colpa tua entrambi i miei figli vanno in prigione e la loro vita è rovinata. Cosa dovrei pensare io adesso di te?
- Non lo so signor Sandler, ma vediamo, io cosa dovrei pensare di chi ha contribuito a mandare la mia donna in ospedale, che l'ha fatta picchiare fino a farla abortire, che ora l'ha rapita e la tiene in ostaggio insieme a mio figlio di tre anni? Me lo dice lei cosa dovrei pensare dei suoi figli io adesso?
- Pensa che quello che è successo è una conseguenza delle tue azioni e del tuo comportamento.
- No, signor Sandler. È una conseguenza delle sue azioni - intervenne Gibbs - E' stato lei determinante per l'omicidio delle fidanzata di suo figlio. Ziva è stata solo l'esecutrice, lei il mandante. E niente può giustificare quello che i suoi figli hanno fatto ed il solo fatto che lei lo possa pensare mi fa capire perchè sono così.
Michelle se ne andò via di corsa e Ruth scoppiò a piangere. Benjamin invece rimase impassibile, davanti a Gibbs, guardandolo negli occhi con aria di sfida. Il mio capo non si sottrasse a quello sguardo, nè indietreggiò, fino a quando non fu Sandler ad abbassare il suo.
- Ed ora mi scusi, signor Sandler - aggiunse Gibbs - devo pensare a come salvare una donna ed un bambino da un sadico psicopatico

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Era quasi sera. Continuavamo a rimanere lì, tra le minacce più assurde e Jared che sembrava divertirsi di quello. Nathan cominciava ad essere sempre più nervoso e tenerlo tranquillo era un vero problema, ma eravamo lì da ore, era comprensibile.
- Mamma quando viene papà?
- Tra poco lo vedrai papà, non ti preoccupare - Parlò Jared prima che potessi rispondere.
Prese poi in braccio Nathan che cominciò a piangere e lo passò ad uno dei suoi uomini.
Guardò l'orologio ed osservò il cielo fuori. Tra poco avrebbe fatto buio del tutto. Prese il mio pugnale che aveva lasciato sul tavolo e si avvicinò a me. Mi guardava da vicino i suoi occhi scrutavano i miei e cercavo di non far trasparire nemmeno un po' di quella paura della quale lui si nutriva, con la quale si eccitava. Fece roteare il pugnale tra le mani, mi afferrò i capelli tirando forte indietro. Il mio collo era esposto a lui e il pulsare del sangue si avvertiva ad occhio nudo. Fece scorrere la punta della lama disegnando un arco da una parte all'altra del collo, poi la alzò facendomi vedere le gocce di sangue che scivolavano dalla lama, ricadendo sul pavimento. Passò un dito su quella traccia, non profonda, che aveva disegnato su di me a raccogliere il sangue che usciva da quel sottile ed inquietante graffio e mi macchiò una guancia con il mio stesso sangue. Non faceva male, bruciava, ma era fastidiosa la sensazione del sangue che lentamente gocciava lungo il collo. Avevo subito molto di peggio, quella mossa era più scenografica che punitiva. Mi scattò una foto con il suo cellulare e la guardò compiaciuto.
- Chissà Anthony cosa ne pensa di vederti così? Che dici, gli facciamo vedere la foto? No, dai, è arrivato il momento di andarcene da qui, usciamo, così ti vede direttamente.
Prese in braccio Nathan e con l'altra mano teneva una pistola. I suoi due uomini mi sollevarono e mi tennero bloccata e sotto la minaccia delle armi. Uscimmo da casa, mi guardai indietro per un istante, chiedendomi se ci sarei più tornata.

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