Il trittico della Guerra

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In nome di un futuro migliore, avanti, premi il grilletto e spara.
Non appena vedo la pallottola spuntare dall'arma, afferro per le spalle la prossima vittima e la trattengo giusto il tempo necessario. Tre secondi, ora due e solo uno. Chiudo gli occhi estasiata mentre respiro la sua anima e, quando anche la sua ultima goccia è dentro di me, lascio cadere il suo corpo per terra.
Lo guardo: è inerme, morto.

In nome del tuo onore, guardali negli occhi e lancia la prossima bomba chimica.
Fallo, non avere paura di essere scoperto, la nebbia nasconderà il tuo peccato. "Lo scopo giustifica i mezzi" e io sono più che sicura che hai buone intenzioni.
Guarda come respirano affannosamente mentre si piegano per il dolore. Si contorcono esasperati pregando il loro Dio di mettere fine a questo strazio. E ogni loro respiro consuma la loro vita uccidendoli lentamente. L'ossigeno che introducono nel loro corpo è contaminato dalla vostra astuzia, dal vostro ingegno.
Quel veleno si impossessa velocemente dei loro polmoni come se fosse un'edera che si arrampica possessiva su di un vecchio albero. Le sue radici si insidiano nel suo tronco, si inoltrano e scavano ansiose di possederlo, di controllarlo e di soffocarlo.
Guardo negli occhi la prossima vittima e mi inginocchio davanti a lui. Respirami sussurro mentre alito piano sul suo viso.
Sono stata il suo ultimo respiro.

È quasi impossibile distinguere quali di tutti questi corpi siano ancora in vita e quali no. La nebbia e il fumo della distruzione non aiutano affatto. Mi muovo piano guardandoli uno per uno. Massacrati, alienati, bocche digrignate, arti mutilati, polmoni intossicati, petti perforati, vite infiammate.
Guardo il cielo e mi rendo conto che sembra il riflesso delle atrocità che stanno accadendo sulla terra. Un tornado grigio, nero, blu petrolio con qualche scia di rosso. Se fosse seta, mi farei un vestito elegante per quando vi verrò a trovare nuovamente, tra qualche decennio.

Scorgo una figura in piedi che tenta di aiutare un compagno leso alla testa. Mi avvicino velocemente e prendo il filo di seta rossa che tiene saldamente al loro posto le ossa del ferito. Lo tiro piano?
Osservo con quanta delicatezza l'altro uomo si prende cura di lui e, per la prima volta, provo un grammo di compassione. Lascio cadere il filo donandogli qualche minuto ancora di vita, ma qualcosa mi attraversa scombussolandomi e facendomi quasi perdere l'equilibrio. Apro gli occhi scandalizzata e vedo che qualcuno ha appena sparato alla persona che io avevo deciso di graziare.
Mi scosto verso un lato e guardo il soldato vicino all'ultima vittima.
In mio nome, la morte, chiudi gli occhi e spara. Rivendica l'onore del tuo compagno.

Vorrei dire che sono contro ogni tipo di violenza, intolleranza, razzismo e discriminazione. Il mio racconto, dunque, non vuole promuovere nessuna di queste. La violenza (qualsiasi tipo di violenza) non è mai la soluzione di un problema e/o di un diverbio, ma pare che non tutti condividano questo pensiero. Ecco a cosa mi sono ispirata.

RiflessiWhere stories live. Discover now