chapter 3

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Ognuno di noi ha il suo luogo sicuro, che per noi resta sicuro anche se esposto al pericolo

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Ognuno di noi ha il suo luogo sicuro, che per noi resta sicuro anche se esposto al pericolo.
Un luogo sicuro é un posto dove ci si sente protetti, anche se non lo si è davvero, un posto dove tutto per noi comincia a prendere senso.
Il mio luogo sicuro continua a non calmbiare nonostante il passare del tempo, continua ad essere questa biblioteca piena di libri e polvere che nasconde i pensieri più profondi della nostra stessa esistenza.
Pensieri e parole di persone che hanno avuto il coraggio di dire la loro e in qualche modo hanno cambiato le vite altrui e su cui io rifletto ogni giorno, nella speranza di diventare migliore e riuscire a trasmettere qualcosa agli altri come fanno loro, i grandi autori contemporanei e non.

"Adoro questa biblioteca" confesso alla bibliotecaria che mi è appena passata davanti, facendole scappare un sorriso. Non so niente sulla sua vita o sulla sua famiglia, ma ho imparato a conoscere il suo modo di comportarsi e il suo atteggiamento nel tempo che ho passato qui.
È molto umile e disponibile, nonostante sembri severa.

Poso il libro che sto leggendo sul tavolo che ho davanti e mi fermo ad osservare il diario accanto a me.
Mi alzo per posare il libro sullo scaffale, mi è piaciuto abbastanza, ma per ora ho altro da leggere, quindi lo tornerò a prendere quando non avrò nient'altro.

Mi avvicino nel reparto adatto e lo lascio dove l'ho trovato. Osservo il mio orologio, credo sia ora di andare.
Ritorno al mio posto con lo sguardo sul pavimento, come sono solita fare quando penso.
Trovo il diario aperto sulla pagina della solitudine e noto che c'è una riposta sotto la mia frase.

"Su questo hai ragione, è un privilegio che pochi provano, ovvero quelli che combattono per vivere in un mondo senza solitudine.
E indovina? Alla fine ci riescono"

Sorrido istintivamente alla risposta, mi chiedo chi possa essere stato.
Mi guardo attorno, ma vedo solo gruppi di ragazzi che discutono, così chiudo il diario ed esco dall'edificio.

Non so ancora cosa fare con Cameron, o peggio ancora con Vanessa.
Cameron infondo non ha fatto nulla, ma Vanessa non posso perdonarla così su due piedi, insomma non siamo mai state amiche veramente.

Mi siedo sulla prima panchina che vedo e decido di rispondere a quella frase sul diario.

"È inutile combattere per qualcosa in cui non si crede.
E io non credo minimamente che un mondo così esisterà mai, certe persone saranno sempre sole, è destino"

Qualcosa mi dice che sto sbagliando, ma credo fermamente in ciò che ho scritto, il contrario della solitudine è soltanto un'altra inutile astrazione con un nome indefinito, un'altra illusione che noi cerchiamo perennemente.
La solitudine ha il predominio sull'illusione.

Quando sto per chiudere il libro un titolo in grassetto mi colpisce.
"Simili"

03/12/1965
Dave è tornato a chiedermi scusa, non capisce che ormai mi ha persa, non mi fiderò più di lui, o di nessun altro. Probabilmente ora si sentirà come mi sono sentita io.
-Avery

Credo che far sentire male Cam e Vanessa sarebbe davvero troppo, quindi non ci penso troppo e guardo alla pagina accanto, dove ci sono varie scritte e il solito post-it.

"Turns out that no one can replace me
I'm permanent, you can't erase me...
I'll leave you with the memory
And the aftertaste"

La scrittura è la stessa dell'altro foglio.
"Ciò che è fatto è fatto. Credo che non sia difficile dimenticare qualcuno. Ti feriscono e spariscono, il giro è questo"

Poso la penna e continuo a camminare verso casa, questa situazione sta diventando alquanto strana.

Words ➳ Shawn MendesDonde viven las historias. Descúbrelo ahora