Capitolo 2

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Era appena iniziata la giornataccia per Ventus, partendo dal fatto che non aveva messo nulla sotto i denti per colpa di Vanitas che gli aveva fregato i soldi del pranzo.
Fortunatamente quella giornata di scuola era terminata in fretta, dunque tutti quanti potevano avviarsi verso casa.
Ventus tenendo stretto a se il suo quadernino uscì dall'istituto vedendo ormai anche Sora che lo aveva praticamente abbandonato: Era insieme a Riku che si incammianvano felici a casa, doveva ammettere che a vederli insieme li reputava una bellissima coppia ma non si sarebbe mai azzardato a dire una cosa del genere, non voleva fraintendere qualcosa che forse non era neanche vera.
Camminando tranquillamente verso l'uscita si guardò intorno, vedendo gente che andava via a tutta furia lontata dalla scuola e poi c'era lui, Vanitas.
Il moro era poco lontano da dove si trovava il biondo.
Lo vide parlare amichevolmente con un suo compagno, magari della stessa classe, lui sul motorino nero e l'altro che in quel momento lo ascoltava accanto.
Cosa c'entrava questo? Perché Ven lo stava guardando così interessato?
Magari perché dopo tutto quel tempo che lo conosceva non lo aveva mai visto ridere sinceramente, oppure comportarsi in modo gentile nei propri confronti proprio come stava facendo verso l'altro suo compagno.
Poco importava, lui era la vittima e Vanitas il bullo, doveva accettare questa cosa prima o poi.
Si avviò verso casa, una volta giunto dentro gettò in lato del corridoio lo zaino e poco più avanti posare il suo quadernino su un tavolino.
Si diresse in cucina, stava morendo davvero di fame, non aveva messo nulla sotto i denti delle 8:00 del mattino, pensare che ora erano solo le 13:00.
Prese l'uniche cosa che gli piaceva dal frigo: il prosciutto, e invece dal forno spento del pane, tenuto lì per non far prendere la sua morbidezza.
Si dedicò una mezz'ora per mangiare, l'altra mezz'ora invece era esclusivamente per i propri compiti e quelli di Vanitas.
Doveva sbrigarsi, temeva che se avesse fatto tardi Vanitas l'avrebbe picchiato, pesante stavolta, contanto anche al fatto che la sera stessa doveva andare alla festa di Sora, non poteva perdere assolutamente tempo.
Terminò di fare la relazione sul foglio protocollo per Vanitas, dunque una volta finito mise il tutto in un piccolo zainetto e correre sul luogo dell'appuntamento.
Il luogo in questione era semplicemente il cortile della scuola, peccato che una volta arrivato, di Vanitas nessuna traccia. Ventus dunque pensò bene di attenderlo mentre si sarebbe accomodato su una panchina di legno lì vicino. Prese come intrattenimento il suo carissimo e inseparabile quadernino per leggere gli ultimi capitoli che aveva scritto.
Immerso nella lettura non si accorse del tempo che era passato e nemmeno dell'avvicinamento di qualcuno.
Vanitas a bordo del suo skateboard si fermò proprio vicino alle panchina. Rimase al quanto confuso quando notò che Ventus non si era accorto della sua presenza. Alzò lo Skate da terra, sedendosi al suo fianco ed avvicinare il proprio viso per vedere cosa stava facendo con quello sguardo così impegnando a scorrere le righe di quella carta.

-Ehi...!

Urlò nell'orecchio del biondo.
Ven sentendo quella voce sobbalzò della paura, chiudendo di scatto il quaderno e incrociare così gli occhi ambrati del moro.
Quando era arrivato...?

-V-Vanitas...

Il moro a quella faccia spaventata non si trattenne di una risata, prima di staccarsi e appoggiare le braccia dietro allo schienale di quella panchina, alzando gli occhi al cielo.

-Certo che sei veramente un secchione eh?

-Mi piace solo scrivere e leggere.. tutto qui...

-Si ma e stressante

-Mai quanto il football..

-Già...

Concluse il moro, chiudendo appena gli occhi amareggiati ancora per la sconfitta subita poco prima di arrivare da lui. Era una nota dolente purtroppo ma Ventus che ne poteva sapere.
Lo guardò a sua volta ancora confuso, forse qualcosa l'aveva intuito, Vanitas magari non aveva neanche voglia di venire qui.

-Se sei stanco... perché non sei andato a casa? Ti avrei portato i compiti li...
Affermò sicuro di sé il biondino.

-Mi stai per caso cacciando?

Indugiò il moro, volgendo nuovamente lo sguardo sul biondino.
Ventus abbassò subito lo sgaurdo a quel rimprovero, se si preoccupava per lui non era di certo una cosa cattiva o purtroppo quel gesto premuroso non l'aveva per nulla capito.
Vanitas sospirò appena, allungando una mano verso di lui

-I compiti?

-Oh... Si, si certo..

Estrasse i compiti dallo zainetto, cedendoli al moro.
Alla vista dei fogli Van sorrise, controllando che siano stati fatti tutti, era veramente bravo Ventus in quella materia, quasi gli stava simpatico.

-Ottimo lavoro. Ah, senti, stasera hai da fare? Mi servirebbe compagnia per portare il mio motorino a farlo verniciare di nuovo.

-Ehm... stasera non posso... devo andare ad una festa...

Il moro lo guardò con fare confuso ma allo stesso tempo interessato per la famosa rivelazione

-che festa...?

Il biondo esitò per qualche attimo alla domanda ma poi rispose.

-Una festa organizzata a casa di Sora...

-Mh.. capisco...

-O-Ora devo andare.

Fece per alzarsi subito. Ventus evidentemente si sentiva adisagio stare in sua compagnia, prese subito il suo quadernino, così veloce che quasi cnon si accorse che dei fogli si staccarono da lì e caddero a terra

-Ehi! Fermo...

Alzò la voce Vanitas. In qualche modo non voleva che se ne andasse, che strano però...
Non si era mai comportato così, in genere era stato menefreghista su tutto e su tutti. Ventus si voltò quasi curioso e quel richiamo, riuscendo ad incrociare i suoi occhi. Un momento in cui i due sguardi si stavano incrociando, entrambi attratti dal loro colore opposto quasi in modo reciproco che ad ogni battito di ciglia era capace di togliete il fiato e la vita ma entrambi erano ignari di questo, sopratutto Vanitas.
Lui non seppe che dire ma notò subito dopo dei fogli e terra, che fortuna, pensò, evidentemente appartenevano a quel suo quaderno, come giusto chiunque avrebbe supposto. Si calò per prenderli, dando un occhiata veloce dalla noia.

-《Anche quando non ci sei io mi giro a cercarti》 disse il ragazzo, pensando a quella stupida attrazione che c'era tra di loro".

Lesse ad alta voce quelle parole e poco dopo ridere di gusto. Buffo vero?
Ventus arrossì brutalmente in viso, riprendendosi il figlio delle sue mani, strappandoglielo quasi come se fosse un felino.

-Davvero ti scrivi queste cose?

Ripropose di nuovo ancora divertito Vanitas a ciò che aveva letto.
Ventus corrugò la fronte, stringendo il foglio e il quaderno a se innervosito, correndo subito via, lasciando il moro in solitudine.
Era rimasto così da solo, dunque alzò nuovamente lo sguardo verso l'alto, guardando per pochi minuti il cielo privo di nuvole e poco dopo chiudere lentamente le palpebre.

-"Quella stupida attrazione che c'è tra di loro"

Si ripeté a mente e dirlo stranamente con tono pacato come se fosse una frase riflessiva, uscita dalla mente e detta con il cuore ma che forse, neanche lui ci aveva fatto tanto caso.

VanVen: Quella Stupida Attrazione Che C'è Tra Di Noi||Yaoi||Donde viven las historias. Descúbrelo ahora