Capitolo 23

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Jorge passava notti intere a fissare il soffitto. Notti insonni, che sembravano eterne. Notti passate a fissare Martina incosciente, a sfiorarla smuovendo di tanto in tanto i suoi capelli respirandone il profumo. Notti che sembravano non finire mai nelle quali si ritrovava a fissare l'ora sul display del suo iPhone, accorgendosi con un sospiro del poco tempo trascorso. Notti passate con troppi pensieri che gli affollano la mente, rendendo il sonno solo l'ultimo di una lunga serie. Notti passata a stringere la fredda mano di Martina. Giorni interi passati all'interno delle mura di quella camera. Giorni interi a fissarla pensando a quanto siano belli i suoi occhi ormai chiusi da troppo tempo.
<<piccola non sai che cosa mi ha appena detto Ruggero>> le sussurrò sorridendo.
<<Candelaria, la tua rossa preferita si è appena fidanzata con quel coglione di Ruggero>> disse sarcastico accarezzandole la coscia. Adorava Ruggero soprattutto quando si arrabbiava perché lo chiamava con strani nomignoli. <<non ce la faccio più piccola>> rise nervosamente. Erano ormai troppi giorni che Martina era in quel letto di ospedale priva di sensi. Si, stava migliorando poco per volta ma ormai erano passati 3 mesi da quel 14 Marzo. Aveva perso il giorno del suo diciannovesimo compleanno, il giorno in cui la sua migliore amica si era fidanzata. Troppo, si era persa fin troppo.

<<salve signor Blanco>> il dottor Harrison entrò nella camera con un espressione alquanto preoccupata.
<<mi chiami Jorge la prego, comunque salve dottore>> accennò un sorriso.
<<com'è andata questa notte Jorge?>> gli chiese il dottore sottolineando il suo nome
<<bene, credo. Non ha avuto nessun arresto cardiaco>> rispose sfoggiando un sorriso a trentadue denti.
Ormai era circa un mese che Jorge passava intere giornate in ospedale e aveva quasi costretto i medici a farlo restare anche quando l'orario delle visite era terminato. Aveva pregato prima l'infermiera, poi una giovane dottoressa -che aveva facilmente convinto grazie al suo fascino- ed infine il dottor Harrison davanti al quale era scoppiato in lacrime raccontando di come martina avesse perso prima i nonni, il fratello, poi la madre e per finire il padre. Aveva spigato quanto loro due fossero legati, di come riuscivano a far star bene l'altro e di quanto si amassero. Gli aveva spiegato come la sua vita dipendesse da quella di Martina e di quanto stesse male.
Si era aperto con il dottor Harrison raccontandogli cose che aveva solo confidato a Martina, l'unica persona di cui si fidava veramente.
<<e tu? Tu come stai?>>
<<per quanto possa essere difficile vedere Martina così credo di stare abbastanza bene>> forzò un sorriso.

<<Jorge che ti prende?>> la voce di Facundo echeggiò nella stanza in cui poco prima Jorge era corso chiudendosi all'interno.
<<niente, devo prendermi una pausa>> mentì, aveva appena visto la mano di Martina muoversi, non appena l'aveva notato sgranò gli occhi. Rimase a fissarla per altri venticinque minuti ma non si mosse più. Dopodiché si schiaffeggiò leggermente ripetendosi di essere diventato pazzo. <<Jorge ti conosco da una vita, dimmi che cosa ti è preso>> lo incitò. <<ho visto la sua cazzo di mano muoversi, credevo si stesse per svegliare, allora sono rimasto a fissarla ma niente, Facundo sto diventando matto, non ce la faccio più >> ammise tirandosi le punte dei capelli.
<<Jorge forse ti sei immaginato tutto. Forse la tua mente ti sta facendo vedere ciò che tu vuoi vedere o semplicemente Martina si è mossa>>
<<probabilmente mi sono immaginato tutto>> rifletté per poi lasciarsi scivolare a terra mantenendo le spalle al muro.

La mano di Jorge si posa sulla maniglia di quella porta per l'ennesima volta, la abbassa lentamente e facendo meno rumore possibile, la richiude.
Fissando il pavimento si avvicinò  a Martina, le afferrò la mano a la osservò. Rimase così per ore, ammirando ogni suo più piccolo dettaglio e ogni suo movimento: l'abbassarsi e l'alzarsi del petto e i capelli mossi dai loro respiri. Le sue mani cominciarono a creare cerchi immaginari sulla pelle di Martina tenendo il ritmo con la melodia che stava intonando.
<<Aunque me lastimes
En mis sueños vives
Las estrellas brillan
Cuando me sonríes
Aún te amo a ti
Siempre será así
Estamos enredados
eternamente atados
Como enfrentar el mundo separados
Te amo a ti
Solo a ti
Oh, te amo a ti
Solo a ti>>
Lo scoccare delle mani di qualcuno fece interrompere Jorge facendolo voltare verso la porta.
<<è nuova?>> la voce di Lodovica echeggiò nella stanza. Jorge annuì deglutendo pesantemente. Non sa ne come né perché ma le parole di quella canzone gli erano venute in mente dal nulla, spontanee come i sorrisi che rivolge a Martina o i baci che le lascia sul collo la mattina appena sveglia. Spontanee come il suo amore per lei. Spontanee come tutte quelle piccole cose che fa per lei, come il suo amore per lei, come la sua 'dipendenza' dal profumo di lei, dalla sua pelle morbida, dai suoi gesti. O semplicemente spontanee come i sorrisi che si scambiavano i due prima dell'incidente.

Ormai è notte inoltrata, le 3:25 per l'esattezza, o almeno quella è l'ora che segna l'iPhone che Jorge si rigira tra la mano destra. Posa lentamente la testa sulle loro mani intrecciate quasi a non volerla svegliare, anche se in fin dei conti, era proprio quello che voleva. Voleva che i loro occhi iniziassero di nuovo a specchiarsi li uni negli altri e che i loro sorrisi tornassero a riempire i momenti monotoni delle loro giornate. Si lasciò cullare dal suono dei loro respiri che si intrecciavano e dal battito del cuore di Martina cadendo in un leggero sonno.

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Mi scuso se ci sono eventuali errori ma non ho avuto il tempo per ricontrollare, appena posso li correggo.
Spero vi sia piaciuto

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