Capitolo 35

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Pov Alessandra

Avevo perso il conto dei giorni che avevo trascorso a rimuginare ed a rivivere quegli attimi.

Non sono innamorato di te.

Chiusi gli occhi ed inspirai profondamente l'aria. Mi sentivo soffocare ogni volta che risentivo il suo sguardo rammaricato sulla pelle e le sue parole trafiggermi l'anima.

Non era stato masochismo il mio; avevo avvertito il bisogno di constatare con chiarezza quello che la mia mente già sapeva, ma che il mio cuore, più orgoglioso e caparbio, si rifiutava di accettare.

E mi ero armata di qualunque paracadute necessario per attutire la caduta, ma quel volo verso il fondo era stato troppo veloce e ripido per poter prevenire la distruttività dell'impatto con il suolo.

Perché nessuno era davvero mai pronto dinanzi al dolore.

Potevi prepararti, potevi illuderti di esserti rassegnata all'inevitabile, ma la verità era che il tuo amor proprio cercava sempre di mitigare la crudezza della realtà e con buona fede ti ingannava, insinuandoti la convinzione di essere pronto a fronteggiare una verità che mai avresti voluto accettare.

E per quanto tu potessi prospettarti il peggiore dei mali, esso si sostanziava in una burrasca senza eguali ed incurante della paura nei tuoi occhi e senza lasciarti scampo, ti travolgeva con tutta la sua potenza, spazzando via non solo quel briciolo di speranza di poter sopravvivere, ma sbaragliando anche la presunzione della tua mente che, spavalda, pensava di affrontare un nemico che ¬¬¬¬¬¬¬¬¬non conosceva e che aveva finito per sottovalutare.

E finivi non solo per sbattere contro questa realtà, ma finivi pure col sedere per terra, la gola soffocata dalla polvere sollevata dall'impatto e con le ceneri di quel disgraziato del tuo cuore tra le dita.

Eppure, nonostante la risalita fosse un'impresa ardua, quello scontro frontale era un passaggio necessario per tornare a respirare aria di rinascita, perché solo in questo modo poteva avere luogo l'accettazione.

- Ale...-

La mano calda di Giorgia si posò delicata sul mio braccio e mi scosse lievemente, mentre ella mi guardava con perplessità.

Sobbalzai sul posto e mi ridestai da quello stato di trance in cui ero caduta a causa delle macchinazioni frenetiche della mia mente che sfornava pensieri a ripetizione.

- Mh? - mugugnai io spaesata.

- Bentornata tra noi! Tra dieci minuti arriva il taxi. - disse, sorridendo stranita.

Sospirai stanca ed annuii con il capo, mentre cercavo di allontanare da me l'ombra di Ferraro ed il suo pensiero fisso.

Quella sera io e Giorgia avevamo deciso di uscire e di andarci a divertire in un locale situato nel centro storico, agghindandoci di tutto punto. In realtà, più che io, era stata lei ad insistere, dato che erano giorni che denunciava la mia poca vitalità ed il mio rifiuto verso la mondanità.

E di fronte ad una tale insistenza e decisione, non potei che arrendermi alle ludiche intenzioni della mia compagna di università, la quale, in quel momento, era appollaiata sul divano della mia dimora, accanto a me e Flaminia.

- Si può sapere chi ti ha ridotto così? - sbottò lei esasperata, alzando gli occhi al cielo - Non capisco tutto questo mistero dietro a quest'uomo! - esclamò lei con disappunto.

Flaminia s'irrigidì di colpo e mi guardò allarmata, mentre io sbuffavo scocciata per l'ennesima accusa carica di polemica della mia amica, la quale, negli ultimi mesi, non aveva fatto altro che recriminarmi il mio eccesso di riservatezza.

Deontologicamente scorretto [#Wattys 2017]Where stories live. Discover now