Epilogo

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Quando tornò Michael, io e Luke eravamo ancora avvinghiati. Io avevo quasi gli occhi lucidi, mentre il biondo difronte aveva un piccolo sorrisetto stampato in viso, anche se si riusciva a capire che era dispiaciuto. Rimanemmo ancora per un po' in quella posizione, fin quando mio fratello non tossicchiò.

«Johanna...» cominciò il suo discorso, costringendomi a guardarlo negli occhi.

«Quel tono... no...» cominciai a ridacchiare innervosita.

«No, no... NO!» urlai, capendo subito dove volesse andare a parare.

Non potevo davvero credere che fosse finito tutto, non così... almeno. Andai svelta accanto a Michael, gli presi la mano e gliela strinsi, questa volta però piangendo. Luke era dietro di me, immobile dov'era prima, dov'eravamo noi prima. Non osava muoversi o parlare, se mi fossi girata avrei potuto notare ancora il suo sguardo inchiodato a terra o forse sui suoi anfibi. Guardai, dunque, negli occhi di Michael e, d'istinto, lo abbracciai.

«Ti giuro che ho fatto davvero il possibile...» continuò «dice che gli manchi molto e... non vuole lasciarti qui, da sola.»

Lasciarmi da sola? Questo era davvero il colmo. Dopo che mi aveva portata qui dentro, infischiandosene e dandogliela vinta a quella donna, lui aveva il coraggio di dire che gli ero mancata? Avevo solo una grande rabbia nei suoi confronti. Non potevo davvero pensare che un uomo come mio padre potesse farmi una cosa del genere. Per lui ero sempre stata la sua piccola principessa, quella bambina a cui dava sempre tutto con un sorriso in viso, quella bambina, e ora ragazza, a cui non aveva fatto mancare nulla quando morì una delle persone a lei più care. Tirai su le lacrime e strinsi ancor di più Michael che, vedendomi così giù, cominciò ad accarezzarmi i capelli.

«Mi dispiace...» aggiunse, «per entrambi, intendo. Cioé, ora che sapete cosa provate siete costretti a...-»

Ma Luke lo interruppe «non continuare, Mike. E'... è già difficile così.»

Mio fratello annuì, «vado a preparare le valigie, vi... vi lascio soli.»

Luke's pov

Appena Michael uscì, il silenzio calò in stanza. Nessuno dei due era propenso ad aprire un'argomento o addirittura, quell'argomento. Eravamo fermi a fissarci, con gli sguardi persi negli occhi dell'altro. Ognuno, credo, pensava a ciò che sarebbe successo dopo, quando ci saremmo allontanati per sempre. Johanna sarebbe partita per l'Italia, forse lì avrebbe trovato il suo ragazzo ideale, un lavoro e, chissà, anche una famiglia. Perchè lei se lo meritava... era una ragazza apposto, una ragazza che sapeva come comportarsi in ogni situazione e diamine quanto mi sarebbe piaciuto confessarle prima ciò che provavo... forse avremmo avuto qualche attimo in più. Sospirai e decisi di abbracciarla, volevo sentire il suo corpo a contatto con il mio un'ultima volta prima di lasciarla partire e non rivederla per un lungo tempo. Appena avvolsi le mie braccia attorno al suo bacino, Johanna sussultò, rimanendo immobile.
Era ancora scossa, era chiaro.

«Potremo comunque rimanere amici...» cercai di sdrammatizzare, ma mi accigliò.

«Amici, Luke? Sul serio?» rise nervosa, con il trucco colato e le lacrime che continuavano a scenderle lente «mi hai detto che mi ami... io... ricambio e che fai ora? Vuoi... essere mio amico?» continuò ancora, «e poi quando ci sentiremo o vedremo via Skype di cosa mi parlerai? Della ragazza che hai conosciuto in mensa di cui ti sei innamorato perdutamente?»

«Credi che sia facile per me, Jo? Volevo cercare di non farti pesare la situazione ma, porca puttana, è difficile! Avrei voluto che tutto questo fosse accaduto prima, così almeno avremmo potuto goderci quei pochi momenti di coppia.» sospirai, baciandole il capo dolcemente.

Room 158 || Luke Hemmings Donde viven las historias. Descúbrelo ahora