Gravidanza

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Ho sempre voluto essere madre, sin da tempi che nemmeno riesco a ricordare. Sembrava che tutta la mia infanzia e la mia adolescenza fossero state spese a bramare un figlio tutto mio. Quando avevo 9 anni, avevo già deciso il nome e i colori da dare alla camera del bambino. Ciò di cui avevo bisogno era qualcuno con cui farlo. Ma il college fu deludente. Frequentai diversi ragazzi, tutti squallidi, che quindi avevano uno scadente materiale genetico. La mia carriera che progrediva, poi, non sembrava essere d'aiuto. Realizzai, quando ero intorno ai 27 anni, che, tecnicamente, non avevo per forza bisogno di un uomo per fare un figlio. Mi serviva solo un particolare prodotto dell'uomo. Trovai una banca del seme, scelsi il miglior donatore che avevano, presi la pipetta e, beh, sperai per il meglio. Ero pazza di gioia quando vidi che il primo test di gravidanza era positivo! Il mio dottore fu sorpreso di vedermi andare da lui prima di quanto si aspettasse. Prima delle quattro settimane, avevo già pitturato la nursery e montato tutti i mobili. Giocattoli, pannolini, libri, biberon, bavaglini e tutine. C'era tutto ciò che poteva servire ad una madre. Non riuscivo a spiegarmi tutto il peso che stavo perdendo. Stavo diventando sempre più magra, tranne che sull'addome. I miei amici, scherzando, mi dicevano che come minimo erano due gemelli, oppure il bambino più grosso del mondo! Arrivata al terzo trimestre, mi ero stancata dei continui calci che mi dava ovunque e del graffiare.

Adesso manca solo una settimana al parto.

Spero soltanto che smetta di rosicchiare.

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