Discorsi importanti

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Si mettono a tavola davanti ad un buon piatto di spaghetti alla carbonara, nessuno dei due parla, troppo dolore era passato nella mente di Tony e Gibbs lo rispetta, d'altronde è l'unico che sa che è vivo e non vuole impensierirlo più di quanto non sia già.

Non si guardano, Tony in particolare non vuole guardarlo, teme che dai suoi occhi possa leggere il suo tormento.
Ogni tanto Gibbs alza gli occhi su di lui per capire cosa pensi, inutilmente, anche se sa bene quanto difficile possa essere.
Finiscono di mangiare e, mentre si avviano in salotto, il cellulare di Tony inizia a squillare, così va a rispondere: è Ziva.
"Ciao, dimmi..."
"Ciao... volevo sapere come stavi... se vuoi possiamo incontrarci per fare due chiacchiere, se ti va..."
"No, Ziva... è tutto a posto, ci vediamo domani, ok? Ehi... non ti preoccupare, ok? Sto bene. Davvero."
"Ok, a domani... ma se hai bisogno sono qui per te..."
"Va bene. A domani."
Chiude la chiamata e rimane fermo col cellulare in mano, assorto nei suoi pensieri. Gibbs lo osserva preoccupato all'entrata del salotto, vede il suo smarrimento e sa che non capirà mai realmente fino in fondo quanto dolore possa aver provato e questo lo sconvolge, di solito sta sempre ciò che gli passa per la testa e sa prevedere le sue mosse, sa perfettamente come agire e reagire in situazioni particolari ed ha sempre avuto il controllo di tutto, ora si sente quasi impotente di fronte all'angoscia che ha spezzato cuore e anima di Tony, non può controllarlo.

Vedendolo ancora così pensieroso decide di avvicinarsi per capirne il motivo, lo sguardo perso fisso sul cellulare che tiene ancora tra le mani lo turba non poco, prende il cellulare dalle sue mani per rimetterlo dov'era, gli tiene le mani per dargli forza, per poter cominciare quella conversazione che Tony non vorrebbe ascoltare, quella conversazione che darà inizio ad una disastrosa tortura che sembra non finire mai. "Tony..."
Alza lo sguardo su Gibbs e lo accompagna in salotto, sul divano.

Continua a tenere lo sguardo basso mentre decide di farla finita, cominciando per primo questo doloroso discorso.
"... cosa devo fare..."
Gibbs lo guarda stupito da quelle parole e dal tono arrendevole con cui le ha pronunciate
"Devi seguire il caso senza pensare al mio coinvolgimento, devi essere te stesso, quello di sempre... ne hai bisogno tu come ne avranno bisogno gli altri per poter andare avanti... io ti aiuterò come posso da qui, sarò sempre a tua disposizione per qualunque cosa... però devi promettere che non dirai loro che sono qui, ne va della vostra vita, ok? "
Tony alza lo sguardo e annuisce, Gibbs rimane sconvolto nel vedere quegli occhi così spenti e privi di luce e speranza.
Decide così di rivelargli tutto ciò che sa e ciò che è realmente successo a casa sua.

"Quando sono tornato a casa ho notato un congegno strano attorno al muro accanto alla porta. Credo fosse un timer o qualcosa di simile... l'ho staccato buttandolo in giardino e sono entrato. Sentivo dei rumori provenire dal salotto e avvicinandomi ho visto un uomo piazzare sotto il tavolino davanti al divano un ordigno... l'ho sorpreso di spalle e gli ho spezzato il collo. Quando ho letto il conto alla rovescia sono sceso nel seminterrato. Sono rimasto nascosto laggiù tutto il giorno, poi sono risalito e la mia casa non c'era più. Saltata in aria completamente. Così ho finto la mia morte rimanendo nascosto fino a quando sei uscito, così mi sono nascosto qui... nessuno deve sapere o scoppieremo tutti in aria..."
Tony rimette insieme pian piano tutte le informazioni che Gibbs gli ha fornito e decide di mettere in atto un piano per salvare tutti, decide di tenere per se questa nuova idea per non impensierire Gibbs, appoggia una mano sulla sua spalla e sorride "Sono con te, Capo..."
Gibbs, alquanto sorpreso, capisce che gli sta nascondendo qualcosa, così decide di non fare domande, dopotutto è lui che deve salvarlo, perciò seguirà il suo istinto. Entrambi stanchi vanno a dormire, Tony sul divano e Gibbs nel suo letto.

Se Si Potesse Non MorireWhere stories live. Discover now