3° - "Stammi alla larga!"

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Il giorno dopo, riuscii a svegliarmi alle sette.
Non ci fu l'insopportabile voce di mia madre a sostituire la sveglia, e ne fui più che contenta.
Scesi di casa puntuale, diretta a scuola.
Davanti l'entrata, ci furono Anna e tutti gli altri miei amici del gruppo: Jacopo, Megan, Thomas, Lisa, Jessica e Matt.

Ci salutammo.
"Jacopo, come mai questa decisione della festa?" gli domandai
"I miei non ci sono e ho pensato di approfittarne. Vanno a trovare i miei nonni nel week-end. Ho chiesto il permesso e mi hanno detto che avrei potuto farla, a condizione che non avrei rotto niente" rispose
"Sappiamo tutti che andrà a pezzi l'intera casa" affermò Jessica, ed aveva ragione
"Quante ragazze hai invitato?" domandò Thomas. Era sempre stato uno dei suoi grandi pensieri, rimorchiare le ragazze.
Dopo aver conversato sulla festa, entrammo ognuno nelle proprie aule.
Io e Anna entrammo e prendemmo posto, e prima che la professoressa entrò non potemmo che parlare di nuovo su ciò che accadde il giorno prima.
"Possiamo evitare di riprendere la conversazione?" le domandai
"Ma perché? Dai, neanche lo conosci!" disse lei. Era fissata.
"Ho saputo un sacco di cose sul suo conto. So che si diverte a fare lo stronzo con le altre, e sono
sicura che sia il classico ragazzo che si diverte a giocare con tutte. Me lo ha detto anche Lisa" risposi
"Lauren..." fece la mia amica "La gente parla un sacco, senza neanche che conosca bene la persona. Dice un sacco di cose sul conto degli altri. Per favore, sono solo etichette. Non lasciarti ingannare da queste cose" mi disse.
Ci pensai un po' su, quel discorso non fece una piega
"Se dovesse capitare di rivedervi, e lui dovesse cercare di scambiare una parola con te, non scansarlo subito" mi disse.
Ci avrei pensato, nulla di certo.
Durante l'ultima ora, io ed Anna passammo dei buoni minuti fuori, dato che quel professore era del tutto incapace di gestire l'aula, e quindi ognuno faceva quel che gli pareva. Era il professore di arte. Se c'erano volontari, interrogava. Spiegava per pochi minuti ed anche male.
Decisamente il professore peggiore della scuola.

Arrivammo nell'atrio della scuola, spaziosissimo. Fummo accanto i distributori.
A destra e sinistra dell'atrio c'erano i corridoi con le varie aule.
I distributori erano accanto la porta d'ingresso.
Mentre stavamo chiacchierando, vedemmo un gruppo di persone che passavano di lì, e poi si fermarono.
"Lauren..." disse la mia amica Anna, a bassa voce, come per non farsi sentire da nessuno. Gli feci segno di parlare

"C'è lui..." mi rispose.
Come se mi importasse qualcosa.
Per curiosità, voltai il viso.
Vidi Dylan che parlava con i suoi amici, e prese a ridere.
Aveva un sorriso bello, non potevo negarlo.
"Non mi interessa" le risposi
"Secondo me sei stata ingiusta nei suoi confronti..." mi disse, facendomi venire anche qualche senso di colpa
"E cosa dovrei fare? Andare a scusarmi?" domandai sarcastica. Ma, a guardare il suo sguardo, sembrava quasi che avesse presa la domanda seriamente.
"No, no! Assolutamente no!" dissi nervosa, a bassa voce per non farmi sentire.
Ero in una posizione quasi frontale, potevo vederlo abbastanza bene. E così, notai come si girò dalla nostra parte, e mi guardò.
I suoi occhi furono fissi su di me per un po', mentre anche io lo guardavo. Poi fece un gesto con le sopracciglia che mi urtò parecchio: le alzò e le riabbassò velocemente, con un sorrisetto piccolo, ma malizioso.
Distorsi lo sguardo, già innervosita dopo tre secondi da quando lo vidi.
Dopo poco, lo riposai su di lui, e notai come ancora mi guardava, ma questa volta mi fece un occhiolino.

"Che sta facendo?" domandò Anna
"Nulla" le risposi, con le braccia conserte, mentre presi ad andare via.
I passi di Anna si fecero sempre più vicini verso me.
Alla fine di quell'altra ora, salutai tutti e andai via subito, per evitare di incontrare di nuovo quel rompipalle.
Tuttavia, non funzionò affatto.
Lo vidi appoggiato davanti l'entrata del cancello scolastico.
Roteai gli occhi al cielo e, facendomi coraggio, mi avviai per quella direzione.
Mi seguiva con lo sguardo, finché poi lo oltrepassai.
Che sollievo.
Ma fu proprio quando tutto sembrava finito, che sentii una voce forte, che sembrava volesse attirare la mia attenzione: "Ehi!" fece questa.
'Ti prego, fa che non sia lui...' pensai, fermandomi sul posto.
Mi volta, e vidi lo sguardo del ragazzo fisso su me. Tornai in dietro, per vedere cosa accidente volesse: "Che vuoi?" domandai, infastidita
"Credo che tu debba dare delle scuse a qualcuno" mi disse. Io feci assolutamente finta di nulla, nonostante capii a cosa si fosse riferito
"Ieri non sei stata tanto carina" disse lui, con fare totalmente provocatorio
"Mi sei saltato addosso" ribattei io
"Che cosa? Sei impazzita?! Non l'ho fatto apposta! Anche se, non mi dispiacerebbe saltarti addosso per davvero" aggiunse poi, squadrandomi da testa a piedi e rimettendo in volto quel dannato sorrisetto che mi stava sulle palle.
"Ridillo un'altra volta e giuro che ti prendo a calci nelle palle" e a quell'affermazione iniziò a ridere, come se si divertisse nel vedermi nervosa. E per un momento sembrò davvero essere così
"Senti, non ho tempo da perdere, cosa vuoi da me?" gli domandai, oramai esausta dal suo comportamento
"Da te? Qualcosina la vorrei..." disse poi, continuando a fissarmi con il solito sorrisetto malizioso e mordendosi il labbro inferiore. Istintivamente, gli mollai uno schiaffo sulla guancia, stanca dei suoi atteggiamenti.
Di tutta risposta, lui si mise a ridere, toccandosi il punto in cui lo avevo colpito: "Brutto stronzo, smettila di prenderti questa confidenza con me" gli risposi, arrabbiata.
"Certo che non ti fai scrupoli" disse lui
"No, non con le persone che mi stanno sul cazzo"
"Ma se neanche mi conosci!"
"Oh, ed è meglio così" gli risposi, strafottente
"Beh, ti farò cambiare idea sul mio conto" disse. Successivamente prese ad avvicinarsi, trovandosi faccia a faccia con me. Sentii il cuore accelerare ed una sensazione strana dentro: "A domani, piccola mia" disse poi, guardandomi l'ultima volta dal basso verso l'alto e mordendosi il labbro inferiore, andando, successivamente, via
"Stammi alla larga!" esclamai, quando lui fu già abbastanza lontano.
Pensai a ciò che avrebbe potuto aspettarmi il giorno dopo.

Nè amici, nè fidanzati. Semplicemente innamoratiWhere stories live. Discover now