Save me..

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E' finita.

Le lacrime mi salgono cocenti agli occhi, ho la gola in fiamme, riarsa, le labbra che mi tremano. Le gambe se ne stanno lì, e non vogliono saperne di muoversi.

Sono di fronte casa, e rimango ferma sul tappeto che dice "Oh. Not you again." Ho sempre adorato quel tappeto.

Apro violentemente la porta di casa mia, e finalmente urlo. Urlo così forte che quasi mi lacero le corde vocali.

Salgo in fretta le scale, incespicando nei gradini e vado in camera da letto. Un senso di disgusto mi pervade. Respiro.

Strappo quelle dannate lettere d'amore, quelle stronzate a cui avevo creduto per troppo tempo.

Non si perdona.

Non è più tempo di perdonare.

Scaravento sul pavimento le foto che ci incorniciano, graffiando quel sorriso da sfinge che si era da sempre dipinto sul viso. Era quello che mi aveva fregata.

Frantumo il vetro in mille piccoli pezzettini, che si infrangono sul pavimento e mi accorgo che rispecchia perfettamente lo stato in cui si trova il mio cuore in questo momento.

Lo sento battere impazzito, mentre faccio a pezzi tutto quello che mi ricorda lui.

La bestia.

L'infame.

Il traditore.

Passo in fretta davanti a uno specchio di casa mia, e l'immagine che c'è riflessa all'interno quasi mi spaventa.

I miei capelli legati, hanno ciocche sparse sul viso, qualcuna mi è rimasta attaccata alla fronte a causa del sudore.

La bocca screpolata è quasi rotta a sangue, per i morsi a cui l'ho sottoposta per tutto il giorno, le guance in fiamme per la rabbia e gli occhi..

Oh, Dio. I miei occhi.

Sono lo specchio del mio cuore.

Arrossati. Stanchi. Sofferenti.

Con le dita, accarezzo dolcemente la mia figura smunta, con i polpastrelli che sfiorano quella guancia fatta di cristallo.

Un gesto che lui non faceva più.

Le sue mani, le usa solo per ...

Basta.

Quella ragazza nello specchio mi guarda con condiscendenza, quasi avesse pietà di me.

Alzo la maglietta, e tocco delicatamente quel livido violaceo sotto al seno. Fa male. Stringo i denti, e il dolore si fa pressante.

Va avanti da troppo. Ed io sono stanca.

Guardo la schiena, arrossata e piena di ecchimosi.

"È stato uno sbaglio." Diceva "Io ti amo."

Ed io gli credevo.

Poi tornava a casa, dopo essersi scopato l'ennesima ragazza in quel lurido bar, e ubriaco, iniziava a chiamarmi con le parole più schifose che gli passavano per la mente. Diceva di amarmi, e invece mi disprezzava.

Dopo avermi urlato contro, sbatteva la porta e ...

Chiudi gli occhi.

Respira.

Non è più qui. Non sei più sua.

Mi spoglio, e lascio i vestiti sparsi sul pavimento.

Mi riempio la vasca e mi immergo. Le braccia mi fanno male.

Save me, or let me goDove le storie prendono vita. Scoprilo ora