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ROSE

Sono tra le sue braccia.

Il tempo sembra congelato.

E per la prima volta, sento qualcosa.

Tengo il viso appoggiato al suo petto, e con le mani gli cingo la schiena.

Perché lui mi sembra così diverso?

Il modo in cui mi parla.

Il modo in cui mi sfiora.

Il modo in cui mi sorride.

Cerco di convincermi che per me lui è solo un estraneo che mi ha quasi salvata dall'annegare.

Uno sconosciuto che mi sta facendo sentire bene come non sono mai stata... e, no.

Come faccio?

Non riesco a mentire a me stessa.

Devo cercare di mantenere le distanze.

Io non posso permettermi di affezionarmi a lui.

Mi stacco bruscamente dal suo abbraccio, e lui sembra confuso.

"Perdonami. Non posso permettermelo."

«Torno a casa » dico, attenta a non guardarlo.

Mi avvio verso la riva, mentre mi sento sempre più angosciata.

«Ho fatto qualcosa di sbagliato?»

La sua voce mi colpisce nel profondo, e sento che sto percorrendo un sentiero pericoloso.

«No, Sam. Il problema sono io...»

Che scusa del cazzo.

Farebbe bene a mandarmi al diavolo.

Prendo il vestito e me lo infilo, rapidamente.

Trovo il coraggio per voltarmi, e i suoi occhi mi inchiodano sul posto.

« Non vuoi tornare più...» dice, e scorgo il dolore nei suoi occhi.

« Tornerò » mormoro « perché mi devi dire tante cose ».

Cerco di sorridere, ma lui rimane serio.

«Ma non aspettarmi tutte le sere. Non posso permettermelo, Sam. Io... » non finisco la frase.

«Non puoi permetterti cosa?» chiede.

Scuoto la testa, e faccio qualche passo indietro.

«Ciao, Sam».

Mi volto, e inizio a camminare verso casa mia.

Ogni mia terminazione nervosa mi spinge a
tornare da lui.

Ad ogni passo, inizio ad avvertire la sua mancanza.

La sua assenza sembra pesarmi, ed è assurdo.

Lo conosco solo da tre giorni.

"E se non fosse così?"

Lui è morto.

Io sono semi-morta.

Se dovessi risvegliarmi, cosa ne sarebbe di me?

Non posso permettermi di affezionarmi a un ... fantasma.

Dio, è assurdo!

Suona così ridicolo.

Mi porto le mani al viso, e mi fermo in mezzo alla strada.

Una macchina mi attraversa.

Ed io non sento niente.

Scuoto la testa.

Sento di star impazzendo.

Vorrei tornare al pronto soccorso, ma la vista di me stesa in quel lettino non farebbe altro che rendere questa situazione ancora più surreale.

Mi siedo su una panchina, una panchina su un ponticello.

Il fiume scorre sotto di me.

L'aria è silenziosa, e riesco ad udire il rumore dell'acqua che scorre.

Mi guardo attorno.

Non voglio ammetterlo, ma sto sperando che Sam mi raggiunga da un momento all'altro.

Siamo così prevedibili quando ci manca una persona.

Così vulnerabili.

E' strano, ma con lui sento di potermi mostrare vulnerabile.

E ferma lì, aspetto l'alba.

* * * 

Save me, or let me goWhere stories live. Discover now