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Quando mi sveglio so dove sono. Mi sento vagamente intontita per il colpo alla testa, pulsa. Sotto la mia guancia c'è il petto nudo di Slade. Non apro gli occhi. E' sveglio, sa che sono sveglia. Restiamo in silenzio. Mi è mancato così tanto. Mi è mancato sentirmi così. Dovrei essere confusa, ferita, furiosa. Dovrei andarmene sbattendo la porta, sentirmi in imbarazzo. Non lo so, non ci parliamo da tempo. Lui mi ha lasciato nel modo peggiore. Eppure non faccio niente di tutto questo, nè mi sento in questo modo. Mi sento protetta. Al sicuro. A mio agio. E' come se fossi tornata intera, come se avessi raggiunto la pace mentale che cerco da tutta la vita. 

E' in questo momento che lo capisco davvero, per la prima volta. Io lo amo. 

Lo amo in un modo malato, in un modo in cui non si dovrebbe amare un altra persona. Lo amo così intensamente, così disperatamente che lo odio da morire. Lo amo e lo odio come ognuno ama e odia sè stesso. Quello che provo per Slade è un sentimento così dilaniante e contraddittorio che mi fa desiderare non provarlo, ma allo stesso tempo averlo accanto è come essere a casa.

-Non è giusto- sussurro.

Silenzio. -Mi manchi-.

Silenzio. Chiudo gli occhi. -Mi manchi anche tu. Perchè non possiamo stare insieme come delle persone normali?-.

-Perchè insieme non siamo niente di normale. Non ci facciamo bene-.

La sua voce è morta quanto la mia. 

-Allora perchè stiamo così male separati? Perchè io sto male. Mi ha quasi ucciso questo mese-. Lo confesso a bassa voce.

Silenzio. Lungo.

Slade sospira, è un suono di resa. -Vale lo stesso per me- morora.

Si muove, mi fa girare su un fianco. Adesso siamo faccia a faccia, ci guardiamo negli occhi. I suoi sono così blu che sembrano irreali, con delle striature giallo chiarissimo vicino alla pupilla e il contorno una sottile striscia scura. Non l'ho mai visto così stanco da quando lo conosco.

-Tu sei un casino. Non so cosa tu abbia passato di preciso, ma so che ti ha reso la persona che sei adesso. E sei forte, ma sei anche fragile. C'è qualcosa di sbagliato in te, che ti rende bellissima- mi fissa nelle pupille come se parlasse direttamente alla mia anima. Non ho mai sentito una connessione così profonda con un altra persona in tutta la mia vita. In questo momento non esistono confini tra me e lui.

-Anche tu sei tutto questo, Slade. Sei sbagliato- replico. -Ma quando siamo insieme diventiamo qualcosa di giusto, te ne accorgi?-.

Lui fa il suo sorrisetto storto. -Cosa facciamo allora?-.

Sospiro. -E' la domanda più gettonata quando si tratta di noi due-.

Si avvicina, mi bacia sulle labbra, poi si sposta e mi guarda la guancia con la botta, arrabbiato.

-Dovrei tornare indietro e pestarlo un altra volta-. Mi accarezza il livido, pianissimo. 

-Slade?-

-Mmh?-

-Dovremmo lasciarci una volta per tutte. Darci un taglio-.

Mi guarda. Sembra impietosito. -Credi davvero di riuscirci? Perchè io sono certo che non ce la farò. Mi rendi debole, Vickie-.

Mi mordo le labbra. -Stiamo firmando la nostra condanna. Finiremo male, insieme-.

Mi bacia, stavolta sul serio. Le nostre lingue si intrecciano. Si stacca un attimo, ho il fiato corto e sono già pronta a saltargli addosso. -Hai ragione. Ma almeno finiremo male insieme-.

Non serve altro. Gli affondo le mani tra i capelli, lo stringo tra le mie gambe come una morsa. E quando affonda dentro di me, non stiamo scopando. Stiamo facendo l'amore. Anche se nessuno dei due ammetterebbe mai che è così. 

Prima di venire, Slade mi guarda, il viso teso. -Sei mia-.

Per la prima volta dopo mesi e mesi, mi scende una lacrima. Mi sento implodere. -Sei mio-.

Dopo ore, forse giorni, forse mesi, ci mettiamo seduti sul letto, appagati e divisi tra la felicità e un umore tetro. Slade accende uno spinello, ce lo passiamo chiacchierando di tutto e niente. 

-Slade? Taglia i ponti con Oleg, ti prego-.

Lui sospira, ma resta in silenzo. Mi avvicino, gli prendo il viso tra le mani, -Per favore- lo supplico.

Fa un cenno rigido con la testa. Per ora mi basta. So che non è facile quello che gli sto chiedendo. Ci vorrà del tempo per sistemare le cose.

-Sai, ho vinto il concorso. Ho aiutato Shay a pagare la somma, adesso ne è fuori. In caso non lo sapessi-.

Lui mi guarda ammirato. -Non lo sapevo. Non sono stato molto presente per Shay, ultimamente. Anzi, non lo sono stato per nessuno-. Un lampo di colpa gli accende gli occhi.

-Adesso è tutto a posto-.

Mi guarda. Vorrei dirgli che lo amo, vorrei dirgli che lo aspetto da tutta la vita, che non sono sicura di niente quando siamo insieme, che ci distruggeremo a vicenda. Ma che sarò con lui fino alla fine. Vorrei aprire la bocca e dirglielo, ma non ce la faccio. Qualcosa mi blocca. Mi spaventa dirlo, renderebbe tutto ancora più imminente. Sospetto che dirglielo sarebbe come rendere concreta la falce che ci penzola sul collo, ed è inquietante. Lascio che siano i miei occhi a parlare, la comunicazione non verbale sembra funzionare meglio delle parole, tra noi.

Credo che anche lui mi ami. Non può che essere così, lo conosco troppo bene. La mia non è presunzione, non c'è niente di bello o gratificante nel sapere che noi due ci amiamo.  E' inevitabile e basta, ma in un modo negativo. Come due particelle chimiche che quando si incontrano possono amalgamarsi e poi annullarsi a vicenda. Noi siamo così. Abbiamo i minuti contati. 

Awake.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora