CAPITOLO 3 - L'invasione di Angeles | Parte 4

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Minuti dopo ci fu una riunione d'emergenza nell'ufficio di Bartolomeo. Malvina arrivò in tutta fretta a causa dell'insistenza di suo fratello. Lì c'erano già lui e Justina.
-Questa è un'invasione! In meno di ventiquattro ore ci hanno invaso il territorio!- iniziò Bartolomeo. E fermò subito Malvina che stava per domandare qualche stupidaggine. -Ora domande stupide, no, stupidina. Non solo è arrivato Thiaguito improvvisamente, ma abbiamo dovuto assumere la cameriera che il tuo fidanzato ci ha portato, e ora, in più, lui si è offerto di dare lezioni ai ragazzi!

-Really?- domandò Malvina, emozionata al pensiero di avere Nicky vicino.

-Tu capisci che questo non può accadere?- la fulminò Bartolomeo.

-Non può, e non accadrà, mio signorrre. Voi occupatevi di Thiaguito; la stupidina, con tutto il rispetto, si occupa del suo fidanzato, ed io mi occccupo della cameriera rrrribelle.

E così uscirono ognuno a compiere la propria missione. Bartolomeo a comprare il biglietto con il quale pensava far andar via suo figlio. Malvina a cercare di dissuadere il suo fidanzato, anche se in realtà non sapeva né di cosa si trattava, né come affrontarlo. E Justina a mettere in strada l'insolente. Ma la governante ancora una volta affrontò il difficile compito di affrontare la giovane esplosiva. La trovò a vagare al piano superiore, con una piccola borsa a forma di scimmia verde.

-Che fai qui?- la rimproverò Justina.

-Sto cercando la camera di servizio, o dove dormirò io?- Justina sorrise dentro di sé, la povera disgraziata ignorava il fatto che non avrebbe trascorso nemmeno una misera notte lì. Ma approfittò l'occasione per portarla alla soffitta, la camera più lontana della casa, dove nessuno poteva ascoltare le sue urla, né il pianto che avrebbe provocato alla giovane.

-Seguimi!- le disse, con il busto eretto e le mani piegate sul petto, e si diresse verso la scala che conduce alla soffitta.
Appena entrò nella piccola camera di legno, Cielo sentì qualcosa che le strinse il petto. Pensò che era la polvere accumulata in quel posto che, senza dubbio, nessuno usava per niente, ma sapeva che c'era qualcosa di più. Non era solo l'oppressione, era piuttosto un'angoscia che voleva uscire a galla. Cielo osservò affascinata la parte posteriore di quel gran orologio che coronava la casa. Il suo meccanismo era di una strana bellezza, sembrava quello di un film antico.

Justina la fece passare, chiuse la porta, ed era pronta a maltrattarla in modo che la sporca finisse per supplicarla di lasciarla andare.

-E' evidente che non servi a niente. per fare un toast, per lavare una tazza, per aprire la porta...- E improvvisamente si fermò.
Fu così brusco il silenzio che Cielo si girò per vedere cosa le succedesse. Justina era pallida. Mentre lei aveva iniziato a parlare, Cielo aveva aperto la borsa a forma di scimmia e aveva iniziato a tirar fuori i suoi oggetti personali per posizionarli nella stanza. La prima cosa che aveva preso era una cornice con un'antica foto di lei, di quando aveva dieci anni, insieme ai suoi genitori. Portava sempre quella foto con sé, e mentre Justina le parlava, lei cercava il miglior posto per posizionare la cornice. Justina sentì che un brivido di morte le percorse la spina dorsale: senza dubbio, la bimba di quella foto era la disgraziata che dieci anni prima, lei e il suo signore avevano mandato a morire nel bosco.

-Chi è quella bambina?- domandò con un filo di voce.

-Questa? Sono io, con i miei genitori, quando avevo dieci anni.

Il signore Bartolomeo aveva ragione, la stessa Angeles Inchausti le aveva invaso la casa.

Quella settimana, il dottor Malatesta dovette visitare in varie occasioni la casa Inchausti. Gino Malatesta era uno psichiatra che una volta fece un passo falso, fu coinvolto in una ombrosa appropriazione indebita di un lavoro sociale, e il suo complice e il suo testimone fu Bartolomeo. Da allora, Malatesta è stato costretto a rispondere a tutti gli ordini illegali che gli diceva Barto. Periodicamente, la Fondazione doveva presentare certificati di salute e vaccinazioni di tutti i minori, Bartolomeo lo obbligava a firmarli, senza nemmeno esaminare i ragazzi. Non spendeva un centesimo per la salute degli orfani, per quello c'era Malatesta. Qualunque formalità burocratica la risolveva lo psichiatra estorto.

In realtà, Malatesta era uno psichiatra con scrupoli, che si pentiva di quell'errore e desiderava poter cancellare e iniziare di nuovo. Ma gli errori del passato si pagano nel presente. Quando ricevette la chiamata di Bartolomeo richiedendo la sua presenza immediata, Malatesta suppose, per la sua voce strozzata, che era un po' sotto pressione. Ma arrivando alla casa, scoprì che il motivo era un altro, uno molto peculiare.

-C'è un modo per scoprire se uno finge di essere amnesico?- sbottò Bartolomeo. Si vedeva che era disperato.

-Dipende... in genere
- rispose Malatesta, stranito.

Allora Bartolomeo gli disse gli avvenimenti recenti, e non ebbe bisogno di fermarsi su alcuni dettagli del passato, Malatesta era già al corrente di tutto, o quasi tutto, visto che aveva dovuto firmare i certificati di morte di Amalia Inchausti e quelli di Alba. Entrambi entrarono in panico, e la prima ipotesi che pensarono dell'irruzione di Cielo era stata che fosse l'inizio di una vendetta per aver voluto liberarsi di lei già da piccola. Il panico non era dovuto solo dalla possibilità di perdere l'eredità nelle mani della legittima erede, ma anche dal perdere la libertà per i crimini commessi.

Tuttavia, Cielo non manifestò niente di tutto questo. Al contrario, quando Bartolomeo andò da lei, disposto a togliersi il problema da dosso con le sue proprie mani, Cielo riferì i fatti con totale normalità.
-Quando avevo dieci anni i miei genitori mi trovarono nel bosco. Io non ricordavo niente, e mai più ho ricordato. Non ricordo nemmeno come mi chiamo. Loro mi hanno chiamata Cielo, e mi hanno dato il loro cognome, Magico. Soffro di amnesia- disse la giovane con naturalezza.

A Bartolomeo la storia dell'amnesia gli suonò falsa, e così citò Malatesta. Temeva che fosse tutta una vendetta elaborata e contorta contro di lui da parte della falsa cameriera, Angeles Inchausti, alias Cielo Magico. Con la scusa di farle un esame, la portarono alla scrivania dove l'aspettava Malatesta. Lei pensava che lui le avrebbe fatto delle analisi e alcune domande sul suo stato di salute, ma invece il dottore la incitò solamente a parlare.
-Mi ha detto Bartolomeo che soffri di amnesia, questo gli hai detto, vero?

-Non mi ricordo!- scherzò Cielo. Non viveva la sua amnesia come qualcosa di doloroso, ma poi dopo diventò più seria e parlò della situazione. -Qualcosa mi è successo, sicuramente, quando ero piccola, e apparvi in un bosco, senza ricordarmi di niente. Ogni tanto faccio dei sogni, ma appena mi sveglio, di conseguenza dimentico ciò che ho sognato. Non so se prima avevo una famiglia o no, ma i genitori che mi hanno cresciuta hanno cercato, messo dei cartelli, avvisi. Nessuno è apparso. Non so se ho un papà o una mamma, o fratelli- In quel momento si udì uno schianto, come un colpo dato con un oggetto metallico contro un altro. Cielo si fermò, quel suono le provocò una strana sensazione. I suoni si ripeterono quattro o cinque volte e poi finirono.
Dietro la porta, Justina, Malvina e Bartolomeo cercavano di ascoltare le risposte di Cielo. Bartolomeo, abituato a quei rumori, non li apprezzava.
-Fa controllare quei tubi per una buona volta!- ordinò a Justina.

-Subito!- disse lei e approfittò dell'occasione per andarsene. Sapeva perfettamente cos'erano quei rumori.

Bartolomeo continuò a cercare di ascoltare Cielo, quando improvvisamente Malvina fece una rivelazione.
-Muoio! Che orrore!- si disse.

-Che orrore, che cosa, stupidina?- domandò Bartolomeo.

-Se Cielo in realtà è Angeles, la figlia di Carlos Maria, questo vuol dire che... è tipo nostra cugina?

-Qualcosa del genere- disse Bartolomeo.

-Che orrore!- ripeté Malvina -Abbiamo una cugina cameriera!

Casi Angeles - La Isla de Eudamon [ITALIANO]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora