Piuttosto che amarmi odiamo...ti prego

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Ariana

Era immobile, i suoi occhi azzurri fissi nei miei.
Le braccia nascoste dietro la sua schiena e le mani che probabilmente stringevano con forza lo spessore curvo di quel grande bancone di marmo nero che occupava gran parte della cucina.
Il suo silenzio mi stava uccidendo.
Ero li davanti a lui.
Esposta in tutto quello che avevo sempre nascosto. In balia della rabbia, della paura, della senzazione di solitudine che mi opprimeva, con il viso solcato dalle lacrime e dal mascara colato con cui,asciugandomi, avevo macchiato il polsino della mia amata felpa grigia.
E lui si limitava al silenzio.
Chissà a cosa pensava, forse a me.
A quanto fossero vere le mie parole, a quanto tutto quello che avevo detto fosse fondato, a quanto in realtà anche a lui facevo il mio stesso effetto.
Avevo smesso di mangiare per accettarmi di più e invece ero finita ad odiarmi ancora, a pregare un Dio che non mi ha mai ascoltata e a cui ho smesso di credere tanto tempo fa.
Sono combattuta, non so se aspettare una sua risposta o fare ciò che mi riesce meglio. Scappare.
Ho la testa che mi esplode di pensieri. Di voci che erano state messe all'angolo da me medesima. Parole che mi avevano ferita e umiliata...
Avevo sbagliato tutto.
Ogni cosa era un errore. Avrei voluto avere la possibilità di tornare indietro. Di non espormi a questo ragazzo.
A non affezzionarmi. Si, perchè che lo volessi ammettere o meno Kyle ci era riuscito. Mi aveva scoperta. Mi aveva tolto lentamente quella maschera che da anni mi vestiva, quella maschera che lui era riuscito a distruggere nel momento in cui le sue dita avevano sfiorato quel maledetto pianoforte. Nel momento in cui quella melodia era risuonata tra quelle vecchie mura, nel momento in cui mi ero accorta che non potevo più passare un minuto senza quel ragazzo trai piedi...

<<Mi lasci parlare?>> chiede ironico,lanciandomi un sorriso di sfida, non capisco,ma resto in silenzio <<...scegli, brioches o pane tostato?>> lo guardo storto, non riesco a comprenderlo, ma lui attende una mia risposta <<Brioches...>> rispondo a caso. Non è un indovinello,ne una domanda. Che ha in mente quel ragazzo?
Lo vedo voltarsi e andare ad alzare un coperchio di ceramica dal bancone. Sotto rivela un piatto con tre brioches, mi avvicino, hanno un profumo di marmellata e zucchero, ho già la nausea. Ne prende una e prendendomi sotto braccio mi porta via dalla cucina. Saliamo le scale e ancora non ho idea delle sue intenzioni. Mi porta nella sua stanza e ci chiudiamo nel bagno.
<<Lo so, anche solo a vederla hai la nausea,ma prendine un piccolo pezzo e prova a mangiarlo, al massimo io sono qui okay?>> annuisco piano.
Ora ho capito.
Vuole provare a farmi tornare a mangiare.
Prendo un respiro, so già che cosa succederà. Lo so che vomiterò anche l'anima...Sono in piedi davanti a lui,il mio corpo è a pochi centimetri dal suo, quel bagno è stretto più del mio.
Strappo un pezzo di quella morbida brioches dalle sue mani, ho paura, tanta.

Un altro respiro...

Porto quel piccolo pezzo di pasta tra le labbra e piano comincio a masticare. Mi sento strana,come se fosse una novità. Lentamente torno a ricordare come si fa e in meno di un minuto ho divorato l'intera brioches. Kyle mi guarda sconvolto.
Mi porto una mano al petto,mi sento male, mi chino sul gabinetto bianco e comincio a vomitare. Sento i capelli sollevarsi e la sua mano calda accarezzarmi dolcemente la schiena.
Continuo a vomitare,mi sembra di non finire più.

Sono esausta, siedo ancora accanto al gabinetto. Mi vergogno, mi sento uno schifo. Ho toccato il fondo davanti a Kyle,ma lui sembra non accorgersene, mi da un bicchiere di vetro con dentro un liquido blu <<è colluttorio sciaquati la bocca >> ubbidisco.
Lentamente quell'aroma di menta mista ad un sapore amaro mi allieva la nausea. Mi sento sollevare e stringere tra le sue braccia. Mi porta fuori dal bagno e mi appoggia dolcemente sul letto. Sul suo letto. Apre la finestra e un aria fredda mi solletica il viso.
Sento le sue dita scorrere sulla mia guancia,nemmeno mi ero accorta che stavo piangendo. <<mi dispiace... tanto...>> le mie parole sono interrotte dai miei singhiozzi. Le sue labbra sfiorano la mia fronte e lo vedo sorridere <<ehi è tutto okay>>
Quante volte in tutte queste ore passate insieme quelle quattro semplici parole erano uscite da ognuno di noi?...forse troppe.
Una frase scontata.
Una frase che ti fa sentire al posto giusto.

Sono stanca e presto gli occhi mi si chiudono da soli portandomi tra le braccia di Morfeo.

Perfette imperfezioniWhere stories live. Discover now