Capitolo 30

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Lascio che posi le sue labbra sulle mie. In questo momento non riesco a controllare il mio corpo.  Mi afferra per il colletto della camicetta e mi spinge contro l'albero alle mie spalle. Mi bacia avidamente, mentre cerca di spogliarmi.

Le sue mani corrono lungo la mia schiena, poi mi toccano ovunque. "Ti voglio, Marta" sussurra, sbottonandomi la camicetta. Sono terrorizzata. Le mie lacrime non lo fermano. Non posso ribellarmi, perché con una mano tiene immobilizzati i miei polsi. Qualsiasi sforzo faccia, risulta vano.

La sua forza è troppo grande e io sono debole. In questo momento, mi odio. Come posso non essere in grado di difendermi? Mi stringe a sé, strusciando il suo corpo sul mio. Vorrei gridare, ma dalla mia bocca non esce alcun suono.

Finalmente, dopo un tempo che mi sembra infinito, riesco a gridare.

"Ehi, che succede?". Qualcuno accorre, attirato dalle mie grida. "Ma che fai?" grida Paola, strappandomi dalla presa di Michael. Abbasso lo sguardo.

Michael si allontana lasciandomi lì, scossa. Scappo via piangendo. "Marta! Dove vai?" gridano Michela e Paola. Non mi volto. Corro lungo il parco, cercando di uscirne. Sono grata alle mie amiche, che sono arrivate giusto in tempo.Ma non ce la faccio a rimanere lì.

Paola si affretta a raggiungermi, mentre Michela fissa Michael, rimasto immobile. Le lacrime appannano i miei occhi e non riesco a vedere dove sto andando. Urto una persona. "Scusi" dico, senza alzare lo sguardo.

Una mano mi afferra il braccio. "Che succede?". Riconosco immediatamente la voce. "Alessandro?". Alzo lo sguardo e lui è lì, di fronte a me. "Che succede, Marta?" mi chiede, lasciandomi il braccio.

Non rispondo e scoppio a piangere tra le sue braccia che, immediatamente si cingono attorno a me, facendomi sentire sicura e protetta. "Calma. È tutto finito. Ci sono io qui con te". Paola ci raggiunge. "Mi dispiace, Marta!" dice, scoppiando in lacrime. "È tutta colpa mia! Non dovevo lasciarti sola con lui!".

"Non dire stupidaggini, Paola" le rispondo, asciugandomi le lacrime e liberandomi dall'abbraccio di Alessandro. "Sì, invece! Non dovevo! E dovevo capire che non aveva buone intenzioni" dice, tra un singhiozzo e l'altro. "Vieni qui". La stringo forte a me. "Che è successo, ragazze?" interviene Alessandro.

 "Michael!" esclamo all'improvviso.

Alessandro reagisce.

"Cosa ha fatto?" mi chiede, vedendomi con la camicetta parzialmente sbottonata. Stringe i pugni e una vena sul suo collo si gonfia. "Pensa di cavarsela così?".

Detto questo mi allontana e corre verso il posto in cui mi trovavo fino a qualche istante prima. Ci precipitiamo anche io e Paola, per assicurarci che non faccia una delle sue cavolate. "Allora? Che le hai fatto?". Michael  alza la testa.

"Niente" esclama a voce alta.  "Se non le hai fatto niente, perché è scappata via piangendo?" gli chiede, indicandomi con lo sguardo. I miei occhi incrociano i suoi e, imbarazzata, abbasso lo sguardo.

Provo troppa vergogna per non essere riuscita ad impedire che accadesse tutto questo.

"Io non volevo. Ma, in fondo, non dovrebbe importartene. Non più. O mi sbaglio?". Sul suo viso compare un sorriso quasi malvagio.

Ora  mi fa paura.come può essersi trasformato in una bestia? dov'è quel ragazzo mezzo tedesco dolce e carino che ho conosciuto?

Alessandro resta immobile, anche se sento che vorrebbe fare qualcosa. Sa che la violenza porta solo altra violenza. Credo che due pugni nella stessa serata gli siano bastati. "Hai ragione. Non dovrebbe. Ma io tengo ancora a lei". Si volta verso di me, cercando il mio sguardo. Poi guarda nuovamente Michael.

"Ma io la amo. E non posso permettere che le succeda questo".

Abbassa lo sguardo.

"Scusa, che hai detto? Non sono sicuro di aver capito bene!". Michael si avvicina ad Alessandro. Sono pericolosamente vicini.

Si fissano per pochi, interminabili, secondi.

"Io la amo" ripete Alessandro, scandendo bene le tre parole. Michael scoppia a ridere. "Ti sei innamorato come un dodicenne! Ma che bravo!".

Mi assale un incontrollabile desiderio di dargli due ceffoni. Paola e Michela mi trattengono, dicendomi che se la devono vedere loro due. Alessandro mi guarda "Sì, Marta. Io ti amo".

     *****

Alessandro ci ospita a casa sua.

Voglio solo dimenticare tutto ciò che è appena successo.

Resto in silenzio per gran parte del tempo. "Noi andiamo, Marta". Michela si alza dal divano insieme a Paola. "Aspettate! Vi accompagno io" esclamo. "No, Marta. Credo che voi due abbiate un bel po' di cose da dirvi".

"Prendete la mia macchina, allora". Lancio le chiavi a Paola.

Appena rimasti soli, cala il silenzio. Rimaniamo seduti in cucina, uno di fronte all'altro, stringendo tra le mani una tazza di caffè. "Grazie per stasera" riesco a dire, quasi senza rendermene conto. "Prego" si limita a rispondere.

Cala di nuovo il silenzio.

Appoggio la tazza, ormai vuota, sul tavolo.

Mi guarda indifferente e si siede sul divano.

Sospiro. Guardo l'orologio. È già mezzanotte. Lo raggiungo e mi chino per potergli parlare guardandolo in faccia. "Come stai?" gli chiedo.

"Bene.La testa non mi fa più male, ma non posso tornare a lavorare prima di due settimane" risponde, fissando un punto indefinito sul muro alle mie spalle.

Quasi non lo riconosco.

"Non dovresti frequentare i parchi a quest'ora" esclama. "Ma sentilo! Adesso ti preoccupi per me? Ti ricordo che se lui ha agito così, è per colpa tua!" ribatto, alzando il tono di voce. "Di sicuro non ho mai costretto nessuno" risponde, mentre mi guarda.

"Il fatto che hai ceduto al suo volere..." vedo i suoi occhi farsi lucidi.

"che cosa stai facendo Marta? ti ha appena salvato la vita"chiedo a me stessa.

"Al diavolo" Mi avvicino e prendo la sua mano. Intreccio le sue dita con le mie.

Mi siedo sulle sue ginocchia e avvicino il mio viso al suo.

Prende il mio viso tra le mani e mi bacia. Le nostre lingue ballano una strana danza. Non so perché le lacrime iniziano a rigarmi il viso.

"Perché piangi?" mi chiede, fermandosi per un attimo. "Non lo so" rispondo, asciugandomi gli occhi con le mani. "Forse perché ti desidero troppo". Riprende a baciarmi.

Ora si trova sopra di me.

Si ferma ancora per un momento "Marta..." dice ansimando "io ti amo. Ho provato a stare senza di te, ma non ci riesco". "È tutto OK" dico, sfiorando le sue labbra.

Mi accarezza dolcemente il corpo, mentre le sue labbra mi solleticano il collo. Mi sbottona la camicetta, sfilandola velocemente, mentre io faccio altrettanto con la sua. Lo prendo per la cravatta attirandolo ancora di più su di me, fino a sentire il battito del suo cuore sul mio.

Fuori scoppia un temporale.

Nulla, in confronto a quello che sta succedendo dentro casa.

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