Capitolo 3

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Il giorno dopo raccontai tutto a Paola e Michela. "Sei sicura?". Paola, come sempre, stentava a credere a notizie come queste. Annuii. "È tutto vero, ragazze. Credeteci". In classe, durante la lezione, Paola continuava a tormentarmi perché le raccontassi che cosa fosse successo all'appuntamento con Michael. La professoressa di inglese ci richiamò spesso per il chiacchiericcio che facevamo. Michela, invece, se la rideva sotto i baffi.

Alla fine delle lezioni, aspettammo i ragazzi al solito monumento di fronte alla scuola, divenuto ormai il nostro punto di ritrovo in attesa dell'autobus. All'arrivo di Davide, Mattia e Riccardo, accompagnati da Michael, il mio cuore ebbe un sussulto.

"Come mai qui?" gli chiesi, dopo averlo abbracciato. "Vi accompagno a casa. Cerco di abituarmi, visto che vi farò compagnia. Mia madre non può portarmi a scuola tutti i giorni, anche se sto per prendere la patente". Osservai Paola assai preoccupata. Michael ancora non sapeva di avere suo padre sotto al suo naso. E di certo non spettava a me dirglielo.

Avrebbe deciso Alessandro se dirglielo oppure no.

Certo, se si fossero visti, le cose non sarebbero risultate molto facili. Sperai con tutta me stessa che non ci fosse proprio Alessandro sull'autobus delle 13.30. Durante il pomeriggio, abbiamo passato tutto il tempo dedicandoci allo shopping . Michael, al contrario di quanto pensassi, è stato accettato bene dai ragazzi, che lo hanno accolto come se lo conoscessero da sempre. Paola e Michela non sono invece molto convinte della mia situazione.

Cosa provo per Alessandro non l'ho capito nemmeno io. Forse sono proprio innamorata. Come spiegare il cuore che mi batte all'impazzata solo a sentirlo nominare? E delle gambe che mi diventano gelatina? Con Michael non mi sono mai sentita così. Con lui è tutto così diverso.

Per un giorno, provai ad osservarci esternamente. Paola, nonché mia migliore amica, è l'altra metà del mio cuore. Michela, è una ragazza alta e mora e sempre bellissima. A volte mi chiedo come fa a stare con noi. Sembra così diversa esternamente, ma abbiamo le stesse idee ed un'amicizia indissolubile che ci lega. Se non fosse per lei, non avremmo mai conosciuto Riccardo e i suoi amici. Mattia e Davide.


Il tempo passava. Arrivò anche la fine dell'anno scolastico. Continuai ad uscire con Michael ogni tanto. Stavo bene in sua compagnia. Ma stavo sbagliando, perché gli stavo dando delle false speranze. Che gli piacessi era ormai palese. Ma stare con lui non mi lasciava il tempo di dare spazio ai sentimenti per Alessandro, che sentivo crescere. Ancora non credevo che fossero padre e figlio.

L'avvicinarsi dell'estate mi avrebbe permesso di avere ancora più tempo per riflettere sul da farsi. Per ritardare il più possibile il loro incontro. O, per lo meno, per renderlo il più neutrale possibile. Ormai era inevitabile. Ciò che più mi spaventava era la reazione che Michael avrebbe potuto avere nel sapere la verità. E le conseguenze sul nostro rapporto.

******

Settembre arrivò in un lampo. E, con lui, il primo giorno di scuola.

La fortuna volle che Michael ed i ragazzi iniziassero la scuola la settimana dopo. Al mio ritorno a casa, con il pomeriggio libero da impegni, decisi di chiamare Alessandro.

Durante l'estate ci scambiammo solo qualche messaggio per parlare del più e del meno. Ma ammetto che mi mancò. Misi da parte le cuffie con cui stavo ascoltando musica, visualizzai il suo contatto e premetti l'icona della cornetta.

Uno squillo.

Speravo che non fosse al lavoro.

Due squilli.

L'ansia continuava ad aumentare.

"Ehi, Marta! Che bello sentirti! Come stai?" mi chiese. "Tutto bene. Possiamo vederci? Dovrei parlarti". Decisi di andare subito al sodo, senza tergiversare ancora.

"OK. Ora sono a casa. Ce la fai a venire?" mi chiese. "Vedo che riesco a fare!" dissi chiudendo la telefonata. Riflettei per qualche secondo, concludendo che mi sarei fatta portare a Castelfranco da mia sorella, con la scusa di prendere un regalo per il compleanno di Davide.

In fondo, sarebbe stata soltanto una mezza bugia. Dovevo veramente prendere un regalo per Davide. Poi però sarei passata da Alessandro. Mi feci lasciare nei pressi di una pizzeria che ormai conoscevo benissimo. Lì vicino c'è un bellissimo negozio in cui avrei sicuramente trovato il regalo perfetto. Senza dimenticare le parole di Alessandro. Stando a quello che mi disse qualche mese prima, la sua casa dovrebbe trovarsi da quelle parti.

Camminai lentamente, sperando di aver preso la strada giusta e seguendo un po' il mio istinto. Ebbi la conferma di aver imboccato la strada giusta quando vidi la sua figura da lontano. Cercai di mantenere un passo regolare, come cercai di mantenere regolare il battito del mio cuore. Invano. Martellava incessantemente.

Alessandro mi accolse con un abbraccio e mi fece accomodare in casa. Chiuse la porta alle sue spalle, finendo involontariamente troppo vicino a me. Mi voltai istintivamente. Eravamo vicini. Troppo vicini.

I nostri corpi si sfiorarono un'altra volta, reclamando più contatto.

Durò un attimo. Mi spinse verso la porta appena chiusa. Entrambi non stavamo capendo nulla di quello che ci stava succedendo. I nostri sguardi si cercarono, fino a trovarsi ed ad incatenarsi, senza via di scampo. "C-che fai?" riuscii a malapena a pronunciare, deglutendo a fatica.

Non ricevetti alcuna risposta verbale. Solo l'avvicinamento delle sue labbra alle mie. Le socchiusi leggermente, lasciando libero accesso alla sua lingua che reclamava la mia.

Non capivo.

Continuavo a rimanere come sospesa tra la realtà ed un mondo fantastico in cui esistevamo solo noi. Le nostre labbra congiunte ed i nostri corpi che si sfioravano desiderosi di esplorarsi, mentre le nostre mani si intrecciarono senza volerlo.

Il contatto tra le nostre labbra cessò, catapultandoci entrambi, di colpo, alla realtà.

Ci guardammo, incapaci di dire qualsiasi cosa. "Che fai?" gli dissi, dopo averlo allontanato spingendolo leggermente. "Scusa". Riuscì a dire abbassando lo sguardo. "Non so che mi è preso..." .

Lasciai perdere quello che era appena successo e mi concentrai sul motivo per cui mi trovavo lì. Gli spiegai con calma la situazione, invitandolo a prestare attenzione a non parlare più del dovuto. Se doveva venire a sapere che era suo padre, almeno non doveva accadere in quei momenti.


Verso sera, dopo aver ricevuto una telefonata di lavoro, mi riportò a casa.

Tornai nella mia stanza tra mille pensieri. Mi addormentai, pensando alla festa del mio compleanno che si sarebbe tenuta a breve.

I

l sabato prima del mio compleanno, ci recammo tutti a Jesolo per vedere il posto dove si sarebbe tenuta la festa. Io, Paola e Michela, con Riccardo, Davide e Michael. Mattia non poté venire. Fu proprio grazie a Davide che ho trovammo la casa. Ci divertimmo tutto il giorno e concludemmo l'accordo per la festa. Mancava veramente poco al mio diciottesimo compleanno.

Quella settimana volò via e, finalmente, arrivò il giorno tanto atteso. Al mattino, a scuola, quasi mi commossi quando vidi uno striscione sventolare dalla finestra dell'aula. E poi per il regalo di Paola. Anche al suo collo pendeva la stessa collanina, con l'altra metà di un cuore d'argento.

Il pomeriggio, subito dopo pranzo, mi preparai mentre gli altri raggiunsero direttamente la casa al mare. Quando arrivai, l'aria salata del mare mi riempì le narici, mentre un raggio di sole fece brillare gli strass del vestito.

Venni accolta da tutti i miei amici vestiti eleganti. Proprio come ho sempre desiderato. Cenammo con pizza e tramezzini, che avevano preparato i ragazzi. Poi iniziamo la vera festa. Musica ad alto volume e alcolici di ogni tipo.

Ballai a lungo, quindi decisi di andare fuori a riposare, sedendomi sulla spiaggia a guardare il mare.

ASPETTAMIWhere stories live. Discover now