Capitolo 22 - Gelato a colazione

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Cameron's pov

È quasi tutta la notte che gironzolo nei bassifondi del castello, anche se è una cosa insolita per me, che piuttosto che camminare mi farei sparare. Ma ne avevo proprio bisogno.
Sto ancora pensando a Paris, al fatto che non so se rimarrà qui con noi o, se si stancasse, potrebbe decidere di uscire dall'inferno e andarsene in Paradiso.
Ne soffrirei enormemente la mancanza visto che mi sono affezionato a lei in poco tempo e più di quanto pensassi.
Mi viene in mente il suo viso terrorizzato prima che rischiasse di cadere nell'abisso.
Non ci ho pensato mezzo secondo; l'ho vista scivolare e mi sono slanciato in avanti, afferrando all'ultimo la sua mano fredda come il ghiaccio.
Sento ancora il suo corpo stretto contro il mio e i suoi capelli morbidi sul collo mentre mi stringe a sé. Voglio stringerla ancora tra le mie braccia, perché mi fa sentire me stesso come non mi capitava da tempo. Una volta ridevo molto, ero il cosiddetto buffone del gruppo, ma mi piaceva che gli altri ridessero con me. Ero felice della mia vita. E adesso per uno stupido errore sono confinato qui, e impersono il peccato che ho odiato più di tutti. L'ozio e la tristezza sono diventati i miei fedeli compagni, insieme alla pigrizia.
Camminando nel buio rischiarato solo da fiaccole poste sui muri mi ritrovo davanti alle scale che portano in sala da pranzo. Sento il mio stomaco borbottare e il frastuono si ripercuote nel silenzio.
Salgo le scale con calma e apro la porta che dà direttamente sulla sala, sotto al soffitto del secondo piano.
Vedo Paris che gironzola per la sala e non si è ancora accorta di me. È pensierosa e si vede dalla fronte corrugata. Chissà cosa le passa per la testa, mi piacerebbe tanto saperlo.
-Cosa fai?- Le chiedo a bassa voce per non spaventarla.
Sussulta e si gira verso di me con gli occhi spalancati. -Mi hai fatto prendere un colpo Cameron!- Borbotta e scuote la testa, i capelli che si spargono sulle spalle come le onde del mare.
Faccio un sorrisino e la guardo da sotto le ciglia. -Te ne vai in giro quatta quatta. Cosa nascondi?- In sua presenza ultimamente sorrido molto più spesso e questa sensazione mi scalda dentro.
Ride e poi mi risponde. -Stavo cercando da mangiare in verità, ma qui non c'è niente...
-Vieni con me. Ti porto alle cucine.- Le porgo la mano e lei, all'inizio titubante rimane un attimo a guardarla, poi la afferra e mi sorride.
-Mi è venuto in mente Fabio quando hai detto che cercavi da mangiare. Fortuna che mi ha mostrato dove sono le cucine o sarei morto di fame con tutto il gironzolare a orari notturni che faccio.
-Come mai te ne vai a zonzo per il castello di notte?- Mi guarda in attesa di una risposta mentre ci incamminiamo verso il retro della sala da pranzo, proprio dietro il trono di Lucifero.
Sul muro c'è la traccia di una porta, ben nascosta alla vista.
-Perché non riesco a dormire. Continuo costantemente a pensare. Penso a tutto e a niente. Se sentissi i ragionamenti che faccio probabilmente ti sembrerei un filosofo. Ma basta parlare di cervelli in moto. È venuta fame anche a me a furia di parlare di cibo. Andiamo a rimpinzarci lo stomaco con qualcosa di buono.-
La conduco verso il muro e con la mano libera batto le nocche in modo preciso, in modo che Arsen mi riconosca.
La porta si apre poco dopo e sgattaioliamo in cucina. Sento dei versi di stupore provenire da un punto accanto a me. Mi volto e Paris sembra estasiata da quello che vede. C'è un'isola con i fornelli accesi e dei tavoli di acciaio posizionati in giro.
Taglieri e coltelli ovunque. Questo posto è inquietante; se sbagli a mettere le mani da qualche parte è probabile che te le ritrovi mozzate. Magari mentre Arsen ti guarda ridendo.
Lupus in fabula... ci compare davanti lo chef, nella sua giacca a doppiopetto nera e la toque in testa.
-Il mio amico noiosetto si è portato un'amica!- Batte le mani e sgrana gli occhi, osservando Paris con attenzione. Alzo un sopracciglio ma non commento. Dopotutto è difficile ottenere l'attenzione di un sociopatico solo lamentandosi.
-Ehm... salve.- Dice timidamente Paris. La facevo un tipo molto più estroverso sinceramente, dopo tutto quello che ci ha mostrato.
-Non ti presenti nemmeno bambolina? Lascia perdere. Comincio io.- Fa il finto offeso e noto che Paris è piuttosto confusa così le stringo la mano con fare rassicurante.
-Io sono Arsen, il capo cuoco di questa brigata di sciagurati nullafacenti.- Accenna un gesto della mano facendoci vedere gli altri cuochi, che con espressioni concentrate lavorano senza fermarsi.
-Io sono Paris. Arsen è un diminutivo di arsenico?-
Arsen e io la fissiamo con rinnovato interesse. -Precisamente bambolina. Mi hanno affibbiato quel nome perché ho ucciso uno dei miei clienti che aveva osato criticare il mio modo di cucinare, usando l'arsenico.-
Paris sorride affascinata mentre si protende verso il cuoco. La cosa comincia a farsi preoccupante.
-E sai qual è stata la parte più entusiasmante?-
-Quale?-
Pende dalle sue labbra ed è abbastanza inquietante.
-Che non se ne è accorto nessuno per più di dieci anni. Poi beh... mi hanno ammazzato e sono finito qui. Ma Lucifero è stato così magnanimo da concedermi l'opportunità di cucinare ancora per lui. Stranamente non sento più la necessità di avvelenare nessuno, perché qui sono sempre tutti soddisfatti e ogni tanto vengono a farmi visite e richieste nuove per il menu.- Gli occhi di Arsen brillano come diamanti, ed è contento di stare qui all'Inferno.
-Se non altro stai facendo qualcosa che ti piace no?-
-Si, non mi posso lamentare.- Alza le spalle e se ne ritorna a sbraitare ordini alla sua brigata.
In un angolino della cucina vedo Zoe, seduta su un tavolo di metallo, con una faccia a dir poco spaventosa. Sembra che stia discutendo con uno dei cuochi, anche se non capisco di cosa. -Che succede?- Paris mi tira la mano, come se fosse una bambina piccola. Le sorrido e alzo le sopracciglia con fare divertito. -Non lo so... andiamo a scoprirlo!- Dico con voce falsamente circospetta, mettendo una mani davanti alla bocca. Neanche fossi il detective Conan... Non sono più me stesso, ed è tutto merito di Paris, che riesce a farmi dimenticare ogni dispiacere con un singolo sguardo.
Ci avviciniamo a Zoe, che infuriata, punta l'indice con fare minaccioso verso un cuoco che si fa piccolo piccolo dalla paura.
-Hai voluto scommettere con me? Adesso mi devi dare i soldi. O giuro su Lucifero stesso che ti apro una via direttamente per il mio girone privato! Adesso muoviti e portami qui i soldi.-
Dato che il cuoco non accenna a muoversi ma rimane fermo al suo posto tremando e balbettando frasi senza senso, Zoe alza la canottiera grigia fino alle costole, dove il lupo che ha tatuato sulle costole comincia lentamente a uscire. Il muso, le zampe anteriori, il busto e infine zampe posteriori e coda. -Sander ti farà compagnia, cosa ne dici?-
Il cuoco sussulta e in men che non si dica è sparito.
-Sander? Che nome strano.- Paris gli si avvicina lentamente e lo accarezza tra le orecchie. I suoi occhi, da grigi, hanno assunto il colore dell'argento fuso, sembrano vivi. Credo che abbia stabilito un legame con Sander, come è successo con Sirio, Viper e Seth.
-Oh! Ciao ragazzi. Non vi avevo sentiti arrivare.- Zoe si sistema la maglia e ci sorride, la scommessa di prima accantonata per un momento. Ora non sembra più terrificante e infuriata, ma solo spensierata.
Nel frattempo Sander annusa Paris, come in cerca di qualcosa. Lei lo coccola e lui si mette a pancia all'aria. Non ho mai visto Sander così pacifico e mansueto. -Ma sei un venduto!- Sbotta Zoe, accortasi di quello che sta succedendo. Muove le mani nella direzione del suo lupo, come se stesse gesticolando con una persona normale. -Forza, forza! Le coccole dopo! Devi seguire quel codardo e smidollato di Steve. Via via!-
Sander sbuffa dal naso e si alza velocemente, tirando un colpo di coda sulle gambe di Zoe, mentre Paris se la ride alla grande.
-Allora... che ci fate qua?-
-Mi sembra ovvio no? Per quale motivo uno dovrebbe venire in cucina?- Sbuffo.
Zoe mi rifila un'occhiataccia. -Non fare lo spiritoso Cameron. Non ti riesce.-
-Va beh. Ci ho provato. - Imbroncio le labbra e alzo le spalle.
Paris lascia la mia mano e si volta, saltellando verso i cuochi. La osservo mentre urla.
-Arsen!-
-Dimmi bambolina.-
-Hai del gelato?-
Zoe segue il mio sguardo e bisbiglia: -Il cuoco l'ha già presa in simpatia? E da quanto state insieme?-
Tossisco, perché mi è andata di traverso la saliva. -Non stiamo insieme. Cosa te lo fa pensare?-
Zoe mi tira una gomitata nelle costole e sorride maliziosa. -Anche un cieco lo vedrebbe. Sei tu che non te ne accorgi. È evidente che lei ti piace. Anche se non sembra avere tutte le rotelle al posto giusto, per intenderci. Nessuno saltellerebbe per una cucina del genere.- Ride quando la vede ritornare saltellando con delle vaschette in mano e sposta un coltello che punta dritto verso di lei.
-Ma che carina! Ci ha portato il gelato! Le voglio bene solo per questo.- Le fa l'occhiolino.
Paris chiude gli occhi e annuisce con solennità. Poi li riapre e ci sorride. -Allora, abbiamo gelato al cocco, al caramello e all'ananas per Zoe; per Cameron invece abbiamo vaniglia e fragola mentre per me liquirizia e menta! Buona colazione ragazzi.-
-È già ora di colazione?- Chiedo stupito.
-Evidentemente si. Arsen mi ha detto che stavano preparando la colazione.- Conferma Paris.
-Pazienza. Che gelato a colazione sia!- Esordisce Zoe avventandosi sul cibo.
Paris rigira il cucchiaino nella sua vaschetta. -Che aspetti a mangiarlo?-
-Ehm... lo lascio sciogliere, perché il gelato freddo non mi piace.- Abbassa lo sguardo, togliendo gli occhi dai miei. Sembra imbarazzata e non capisco perché.
-Ognuno ha i propri vizi, giusto?- Cerco di comprenderla e di non farla sentire a disagio, anche se non è facile. Però appena alza lo sguardo mi regala un magnifico sorriso. Lo prenderò come un grazie.
-È ufficiale ragazza, tu non hai tutte le rotelle a posto, ma qui è meglio così, o finisci per impazzire. Ci piaci lo stesso, tranquilla.- La rassicura Zoe dopo aver visto il sorriso di Paris cominciare a spegnersi.
Finiamo di mangiare il gelato e ci alziamo tutti e tre insieme.
-Forza, andiamo a fare una delle mie attività preferite.-
Zoe mi guarda con scherno, mentre Paris sembra incuriosita.
-Se vuoi oziare per me va bene.-
-Adesso mi leggi anche nel pensiero?- Faccio finta di essere spaventato da lei e sgrano gli occhi in modo imbarazzante.
Lei ride e mi tira uno spintone. Sembra esile, ma è forte la ragazza!
Zoe borbotta accanto a noi. -Cercatevi una camera, piccioncini! Mi state dando sui nervi.-
Io e Paris ci fissiamo e con muta intesa ci buttiamo su di lei, soffocandola in un abbraccio.
-Ti vogliamo bene anche noi, Zoe!- Le scompiglio i capelli, che è una delle cose che odia di più e scappo via veloce, portandomi dietro Paris.
-Questa me la paghi Cameron!- Sento le sue urla perfino da dietro il muro della cucina e sorrido soddisfatto.
-Vieni, ti mostro il mio regno.- La precedo su per la scalinata e giro a destra, dove ci sono i nostri alloggi. Quello di Paris è opposto al nostro, ed è l'unico che c'è su quel piano. Faccio strada e arrivo in fondo, poi giro nel corridoio semi nascosto dal buio che si trova sulla sinistra e l'ultima porta centrale al corridoio è la mia. La apro con calma ed entro, facendo un cenno di benvenuto a Paris, la prima ragazza che entra nella mia stanza. Sono un po' agitato perché non so cosa pensa di quello che vede. Si guarda intorno con curiosità, senza lasciarsi sfuggire niente. Cerco di vedere la mia stanza attraverso i suoi occhi, con il letto posizionato proprio davanti alla porta, le lenzuola con sopra i pesciolini e i cuscini imbottiti. La porta del bagno a sinistra del letto e a destra l'armadio. È abbastanza semplice e spartana, ma a me piace.
Mi siedo sul letto, aspettando qualche commento.
Si avvicina e chiede:- Posso?-
Indica il letto e le faccio un cenno d'assenso, così si siede accanto a me.
Sposta lo sguardo sulla parete della porta dalla quale siamo entrati e i suoi occhi si illuminano. Sono appesi tutti i disegni che mi piace collezionare. Tutti rigorosamente ad acquerello, alcuni sono senza senso, altri sono animali, altri ancora paesaggi. Mi rilassa guardarli quando sono particolarmente accidioso.
Paris sembra incantata, si alza e va ad osservarli meglio. Passa la mano sopra un acquerello dello Stregatto che sembra piacerle particolarmente. È tutto grigio e azzurro, su uno sfondo nero e il sorriso dello Stregatto è tutto fuorché amichevole ma se le piace...
-Puoi prenderlo se vuoi.-
-Davvero?- È felice per un pezzo di carta disegnato. Chissà che valore deve avere per lei, o a che ricordo è legata.
-Davvero.-
Annuisco e le sorrido. Sorrido molto spesso ultimamente.
Paris si avvicina e mi stritola in un abbraccio.
E io non capisco più niente.
Il suo profumo inebriante mi circonda, la sua pelle fresca a contatto con la mia e la sua gioia si imprimono dentro di me. Mi riporta indietro nel tempo di parecchio, quando la gioia e la pace erano le mie uniche ragioni di vita.
La stacco leggermente da me, in modo che il suo viso sia vicino al mio e premo le mie labbra sulle sue.

E poi mi accorgo, alle 4.18 del mattino, che mi sono dimenticata di salutare voi piccoli bambolotti e le bamboline!!
Cosa ne pensate di Cameron?
Che personaggio...
Buon sabato a tutti gente!

Lucifero - l'altra metà del maleWhere stories live. Discover now