Capitolo 27 - Pazzia

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Un piccolo avvertimento per voi. Questo capitolo magari potrebbe essere un po' forte... buona lettura!

Lucifero's pov

Sono ancora nell'arena a sfogare la mia rabbia. Ogni sfera di fuoco che ho lanciato fino ad adesso non ha cambiato la situazione però, sono ancora incazzato come una iena perche Paris mi ha impedito di sfogarmi come si deve.
Sento l'ira crescere. Come ha potuto sfidarmi così? Piccola impertinente. Ho una voglia matta di bruciare anche lei adesso. La frase che mi ha detto mi gira ancora per la testa, come un insetto fastidioso. "Ho visto la tua anima, Lucifero, ed è mia."
Urlo così forte che le pareti dell'arena tremano. So anche di avere paura e non mi piace per niente. Paris riesce a sfidarmi in modi che non credevo possibili e non voglio finire per innamorarmi di lei.
Serena mi aveva detto la stessa cosa in uno dei nostri primi incontri e ne ero rimasto stregato. L'avevo amata con tutto me stesso ma alla fine lei era morta per colpa mia. Il mio amore non era servito a proteggerla. Ma chi volevo prendere in giro? L'amore di un demone è qualcosa di avvelenato.
Lo stesso episodio della sua morte mi tormenta spesso, ma mai così forte da quando è arrivata Paris. Sono riuscito persino a far bruciare la mia stanza.
Scrollo le spalle e stringo i pugni, quando il mio sguardo si posa sull'uscita che hanno preso Cameron e Paris. Sono rimasto fermo per qualche istante a guardarli mentre lei si avvinghiava a lui e l'unica cosa che volevo in quel momento era essere al posto di Cameron. Chissà cosa staranno facendo adesso.
Perché mi faccio domande di cui non voglio sapere la risposta?
-Quanto sono idiota!- Sbotto incollerito verso me stesso.
Sono Lucifero. E ottengo ciò che voglio, sempre e comunque.
E Paris diventerà mia. In un modo o nell'altro. Esco a grandi passi dall'arena, anche se la mia rabbia non si è minimamente affievolita.

Paris's pov

Mi sveglio con la nuca ancora dolorante nel buio, rischiarato solo da un fievole sprazzo di luce, che non capisco da dove arriva.
Faccio per muovermi ma mi accorgo di essere legata ad una sedia di legno. I polsi legati tra di loro dietro la schiena e un pezzo enorme di nastro isolante sulla bocca. Sono stati furbi, ma non mi hanno legato le gambe. Il fatto è che non posso andare da nessuna parte in ogni caso.
Faccio scorrere lo sguardo su ciò che mi circonda, cercando di capire dove mi trovo fintanto che sono da sola. L'unico rumore è quello del mio respiro tremolante e sento dei gufi bubolare.
Mi sembra di essere in uno di quei fienili americani, ma non capisco dove si possa trovare.
Ci sono delle balle di fieno sulla parete sinistra, distinguibili dalla forma rotonda.
Striscio i piedi sul pavimento e sento grattare, deve esserci solo cemento.
Un rumore improvviso mi fa sobbalzare e vengono accese delle luci. Chiudo gli occhi, che sono diventati sensibili e sento delle voci avvicinarsi e un rumore di tacchi.
Non so cosa aspettarmi, ma Megan strizzata in un abitino verde con un ghigno malefico stampato in faccia è preoccupante. È dimagrita molto, le ossa sporgono dalla pelle pallida e sembra ancora uno zombie, ma lo sguardo vitreo che aveva a cena non c'è più, rimpiazzato solo da cattiveria e malignità.
-Bene bene. Guardate un po' chi si è svegliata. La nostra cortigiana preferita.- La sua voce è roca, come se avesse fumato interi pacchetti di sigarette. Mi indica e fa un cenno a tre ragazzi, prima nascosti dietro di lei, che avanzano nella luce. Sono bellissimi, questo è innegabile. Quello più a sinistra ha i capelli lunghi e castani e lo sguardo da duro, azzurro e cristallino. Il ragazzo in mezzo, anche lui con i capelli lunghi, è biondo e gli occhi sono di un caldo color terra, mentre quello appiccicato a Megan, solo ora noto che le ha messo un braccio intorno alle spalle, ha i capelli lunghi e neri, molto ricci. Sembrano una rock-band degli anni ottanta e mi verrebbe da ridere se non fossi in una situazione del genere.
Dentro di me scatta la consapevolezza che mi trovo davanti a tre angeli. Sento la loro presenza sia in modo fisico che mentale. Sbircio le loro anime e trovo qualcosa che non mi aspettavo. Tre anime dal colore perlaceo ma non lucente, opaco. Sono sporchi, macchiati dalla colpa e da un desiderio oscuro.Alzo un sopracciglio e li fisso sarcastica. Col cavolo che dovrebbero stare in Paradiso questi qua.
-Non farai più tanto la smorfiosetta quando avremo finito con te.- Ringhia Megan tirandomi un cazzotto in faccia. Vedo tutto a puntini e sento male, ma non così tanto come mi aspettavo. La vedo che si tiene la mano e la scuote, con le lacrime agli occhi. -Sei gracile gattina mia, non dovresti sforzarti.- Sussurra con voce suadente il ragazzo accanto a lei. Megan si lascia stringere in un abbraccio da quella specie di armadio per poi ficcarsi la lingua in bocca a vicenda, mentre gli altri due sghignazzano. Che schifo, potrei vomitare. La domanda che mi sorge spontanea è: ma non aveva puntato le sue brame su Lucifero?
Distolgo lo sguardo con fare disgustato. -Ma guarda un po' che puritana che abbiamo qui.- Sibila il tizio dagli occhi cristallini. Lo guardo con rabbia e cerco di liberarmi, ma invano. Se solo potessi, lo picchierei.
-UHH, che paura!- Si porta le mani al viso e finge un'espressione terrorizzata. Sbuffo dal naso e sento la pelle scaldarsi, segno che la parte demoniaca comincia ad apparire anche esternamente.
Dopo che Megan e l'armadio hanno finito i loro comodi la ragazza, con un sorriso inquietante in faccia dice: -Possiamo cominciare. Lucifero non se ne accorgerà per un po'. Il suo piccolo e prezioso corvo sta per imparare cosa vuol dire soffrire veramente. E quando si accorgerà che sei sparita sarà troppo tardi, perché tu sarai morta.-
Rabbrividisco e spalanco gli occhi. So solo una cosa. Non voglio morire. Sono terrorizzata da quello che mi succederà da adesso in poi.
Comincio a dimenarmi, ma i ragazzi si avventano su di me, cercando di tenermi le gambe ferme, mentre il compagno di Megan sparisce per una attimo, ritornando con una struttura di metallo, che piazza proprio davanti a me. Sono terrorizzata, ma non posso fare a meno di continuare a scalciare per togliermi di dosso il biondo, che è rimasto in silenzio fino ad adesso, e lo stronzo dagli occhi di cristallo. Non so come ma riesco a tirare un calcio in faccia, ben piazzato tra l'altro, a mr. Cristallo. Lo sento gemere di dolore per poi alzarsi e scoccarmi un'occhiata velenosa, prima di tirarmi i capelli talmente forte da farmi scorrere sul viso parecchie lacrime. -Adesso piangi eh? Dovevi pensarci prima di tirarmi un calcio, stronzetta.-
Non posso fare altro che chiudere gli occhi, evitando il suo sguardo e aspettando qualcosa. La paura è una cosa soverchiante e non so cosa fare. Tenere testa a Lucifero non è così difficile, perché un po' è prevedibile. Ma loro sono tutta un'altra storia.
Non succede niente per qualche secondo, poi mi vengono applicate ai polsi e alle caviglie delle catene pesanti. Apro gli occhi e vedo il biondo farsi avanti con un coltello. Sgrano gli occhi e mi immobilizzo. Altro che essere impaurita. Sento il terrore avvolgermi come le spire di un serpente.
Si avvicina ancora e taglia le corde che mi legano i polsi per poi farmi alzare. -Spero che ti goda il soggiorno, piccolo abominio.- Ha una voce calda ma tagliente.
Abominio?
Cerco ancora di muovermi, ma con una carrucola mi issano al centro della struttura di metallo. Ho le braccia tirate in alto e so che in questa posizione, se ci rimango troppo tempo, posso morire soffocata.
Comincio a piangere dalla disperazione finché Megan arriva davanti a me mi toglie il nastro isolante che mi copre la bocca, con uno strappo che squarcia il silenzio. -Voglio sentirti urlare. Mi darà un'immensa gioia vederti soffrire.-
Le occhiaie nere sotto i suoi occhi la rendono spettrale, insieme alla faccia scavata e lo sguardo folle; sembra pazza.
-Anghelus! È tutta tua.- Si allontana Megan ancheggiando, per poi sedersi sulla sedia dove ero seduta fino a poco fa. Si rigira i capelli tra le dita, guardandomi con un mezzo sorriso.
Sento una scudisciata sulla schiena, direttamente sulla pelle, visto che la canottiera me la lascia scoperta. Brucia come il fuoco! È uguale ad avere qualcuno che ti mette un accendino attaccato alla pelle.
Megan ridacchia, applaudendo come se fosse una bambina a cui hanno appena detto che Natale è arrivato in anticipo.
-Ancora, ancora!-
Anghelus riprende il suo "gioco" e le frustate diventano sempre più dolorose, finché non sento colare sulla schiena il sangue. Le lacrime scorrono copiose sulle mie guance e il mio respiro si spezza. Sto singhiozzando da un po' ormai, ma non ho intenzione di urlare.
L'unica cosa che non ho fatto è stata dare la soddisfazione a Megan di sentirmi gridare e implorare.
Lei si alza dalla sedia e si ferma a un palmo dal naso da me. Vedo la rabbia scaturire da ogni suo poro. Ciò che è rimasto della sua anima sobbolle in modo putrido.
Mi posa una mano sulla faccia e mi schiaffeggia leggermente. -Perché non urli? DEVI URLARE!-
È completamente fuori di testa.
Nonostante tutto il dolore che sento non posso fare a meno di pensare che l'unica che urla come una pazza, qui, è lei.
Mi gira intorno come un gatto col topo e mi spinge le dita nella schiena, accentuando il dolore e facendomi tremare. Probabilmente ho la schiena ridotta a un ammasso sanguinolento, ma sento Megan ritrarsi urlando.
-Ma che cazzo è? Hansel, vieni qui.-
Dei passi si avvicinano e sento la mano di Hansel scorrere sulla schiena, le dita fredde come il ghiaccio. -Sembra qualcosa di appuntito.-
-Si, quello lo avevo notato.-
Un rumore metallico permea l'aria e rabbrividisco. Credo sia un coltello e ne ho la conferma quando lo sento entrare lentamente nella schiena, la punta che mi sfregia la carne. Quando il coltello si ferma sento distintamente che sotto le scapole qualcosa si muove. Hansel gratta con la lama e a quel punto un grido animalesco e penetrante esce dalle mie labbra. Il dolore è immenso e non riesco più a contenerlo. Il coltello esce dalla mia schiena con celerità, ma il dolore non diminuisce, sembra farsi più forte, invece. Urlo ancora e ancora quando sento la mia schiena muoversi di sua volontà, straziandomi le carni.
-Cosa potrebbe essere?- Chiede Megan, dopo che mi sono calmata, con curiosità.
La voce di Anghelus, fredda e calcolatrice risponde: -Non lo so gattina. Ne ho viste tante, ma suppongo che siano delle ali, anche se sono fuori da ogni schema.-
-Ali?- Domandano in coro gli altri due angeli, come se fossero sorpresi.
Soffro ancora terribilmente, ma non sono caduta nell'oblio. -Nessun ibrido ha mai avuto le ali. Sono sempre stati degli esseri immondi, a metà tra due razze. Non meritano di vivere, men che meno lei.-
Gli occhi sono annebbiati dalle lacrime, ma riesco a vederli quando mi si parano tutti e quattro davanti.
Cerco di respirare dal naso, ma mi risulta difficile, così cerco di calmarmi per riuscire a compiere dei brevi e spezzati respiri dalla bocca.
-Sei un abominio. Come puoi avere tu delle ali? Mi viene ribrezzo solo a guardarti!- Sbotta mr. Cristallo.
-Ma certo! Come ho fatto a non accorgermene prima? Lucifero ne aveva già parlato! È già stata male.- Afferma Megan con voce sibilante. Come fa a saperlo se non era nemmeno nella mia stanza quando è successo?
-È mezza angelo e mezza demone.-
-Non dovresti esistere! Non sei una rarità. Sei un abominio.- Sibila sprezzante il biondo con in mano il coltello insanguinato. Continuano a ripetere che sono un abominio, ma loro non sono da meno.
Con voce strozzata replico: -Parlate voi che siete angeli e state torturando una persona.-
-Ti ripeto che non sei una persona per noi. Sei un abominio. Solo Dio può avere il compito di scegliere quali anime sono destinate all'Inferno o al Paradiso. Non tu!- Si infervora mentre parla. Sembra veramente convinto di quello che dice; chissà chi gli ha fatto il lavaggio del cervello.
-E io ti ripeto che siete angeli.- Dovreste essere amorevoli e pacifici con chiunque.- Ribadisco.
-Ma guarda un po' se devo sentirmi dare delle lezioni su cosa devo fare o chi devo essere! Da te poi! L'unico a cui obbedisco è Dio.- Hansel cerca di scaraventarsi su di me, ma viene fermato da Anghelus, che lo trattiene per le braccia.
-E sicuramente Dio approva una cosa del genere.- Borbotto schifata.
-Ora basta! Tienilo fermo Dominic. La ragazza ha sofferto abbastanza per adesso. Lasciamola riposare e riprendere. Ci divertiremo questa sera.- Anghelus mi lancia uno sguardo beffardo da sotto le ciglia, che sovrastano gli occhi dorati e accattivanti.
Dominic, ovvero mr. Cristallo, si allontana tenendo un braccio sulle spalle di Hansel.
Prima di avviarsi, Megan si fa prestare un pugnale da Anghelus e me lo pianta dritto sulla gola. Il ragazzo mi rimette il nastro isolante sulla bocca e poi si sposta, guardando Megan con occhi scintillanti, come se approvasse la sua pazzia.
-Questo è per avermi svuotata, per avermi tolto l'amore che Lucifero nutriva per me.- Non mi sfugge l'espressione infastidita di Anghelus, al solo nominare Lucifero.
Con la punta del coltello mi recide le corde vocali, in modo che io non possa più parlare. Il sangue cola ovunque, imbrattandomi i vestiti e il corpo. Il dolore ormai è quasi diventato come un rumore di sottofondo e sento che sto scivolando finalmente verso il buio. -Ma ti ringrazio. Per non esserti nutrita completamente della mia anima. Sei tu che mi hai reso ciò che sono ora, quindi è solo colpa tua se stai soffrendo. Perché quello che è rimasto di me è la parte più bruta, sadica e folle di me stessa, e la adoro! Mi hai liberato da tutto ciò che non mi serviva!-
Megan soffia un bacio con la mano nella mia direzione, prima di sparire canticchiando dalla mia visuale. -Ci vediamo questa sera, sfigata!-
Non ce la faccio più. Sento il mio corpo cominciare a guarire, ma ho bisogno di un'enorme quantità di energia, così alla fine scivolo piano e inesorabilmente verso la coltre del buio, sperando che il dolore sparisca come un mero ricordo.

Ma buonasera miei piccoli donuts!
Allora, cosa succederà secondo voi nel prossimo capitolo?
Aspetto con ansia le vostre impressioni!
Salutii
Beffi

Lucifero - l'altra metà del maleWhere stories live. Discover now