Cap. 28

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Il mattino dopo il risveglio non fu tanto piacevole. Passó la notte male, ad ogni minimo movimento causato dal vento sussultava e il poco sonno che riuscí a trovare fu tormentato dagli incubi. La roccia fredda e umida che le era servita da letto la rese indolenzita. Lentamente, si stiracchió. Il cagnolino era accanto a lei, si sveglió anche lui. Doveva trovare il modo di tornare da Luca... ma come? Aveva corso molto, di notte, tra gli alberi di una foresta sempre uguale. In piú l'abitazione del ragazzo era vicina al palazzo di Aharon. Avrebbe tranquillamente potuto sbagliare strada e ritrovarsi prigioniera. Ma intanto, doveva fare qualcosa.
Il mantello era ancora umido, ma di certo non zuppo come la notte scorsa. Lo mise, prese l'arco e la faretra posizionandole sulle spalle e si avvicinó all'ingresso. Tra la vegetazione vedeva ancora la neve, nessun segno dell'accampamento o dei suoi inseguitori. Tutto sembrava stranamente tranquillo. Il che non andava bene. Si assicuró di avere in tasca gli stessi oggetti trovati la sera prima, poi si voltó verso il cucciolo, che la seguí amabilmente. Se fosse stata da sola sarebbe stato più facile. Ma lei fondamentalmebte odiava le cose facili, in piú la dolcezza di quel cucciolo era qualcosa di unico, non poteva abbandonarlo ai pericoli di quel luogo - che neanche lei conosceva bene.
La bestiola seguiva i suoi passi, cosí inizió a camminare lungo lo stretto passaggio, sperando di non scivolare. Arrivata al muro di pietra si fermó. Ricordava perfettamente la scalata, una delle poche della sua vita, non troppo complicata. Il problema ora era ridiscendere. Deglutí, preparandosi psicologicamente ad una memorabile e pericolosa caduta. Si sedette giusto sul bordo tastandone la superficie. Cercó un appiglio, posizionó i piedi. Doveva semplicemente scendere. Un passo dopo l'altro. Uno, due, tre. Contó lentamente. Quattro, cinque, sei.
Era sul punto di compiere il settimo passo quando la roccia sulla quale stava poggiando tutto il suo peso si ruppe. Non riuscì ad appigliarsi, dunque rassegnata chiuse gli occhi aspettando il tonfo doloroso con il terreno. Passarono i secondi e non accadeva nulla. Incredula aprí prima un occhio e poi un altro. Ció che stava facendo la destabilizzó. Si chiese addirittura se se lo stesse immaginando. Solo in un secondo momento riuscì a capacitarsene.
Stava fluttuando.
Dopo una manciata di secondi si spostó leggermente poggiando i piedi a terra, illesa. Era sconvolta. Era praticamente impossibile ció che aveva appena fatto. Guardó in alto verso la sommitá di quel muro, dove aveva lasciato il cagnolino. Ma al suo posto...

"Non posso crederci" sussurró allora.

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Luca si sveglió rilassato. Aveva davvero dormito bene, non gli capitava piú tanto spesso. Si diresse in cucina, preparandosi un caffé. 'Lara? Starà ancora dormendo..' pensó, sorridendo leggermente all'immagine di lei che riposava ancora tranquillamente nel suo letto.
Bevve il suo caffè con calma, gustando il dolce sapore di quella mattinata.
Poi, decise di svegliarla. Percorse il corridoio fino ad arrivare alla camera. La porta era socchiusa, la stanza in penombra.
Entró aprendo direttamente le imposte per far entrare i primi raggi di sole.
"Buongiorno princi..." le parole gli morirono in bocca. Il letto sfatto era vuoto. Neanche l'ombra di Lara.
'Come è possibile? In cucina non c'era neanche...' provó in bagno, nel salotto. Niente. Tornando in cucina, cercó un qualsiasi biglietto, finchè l'attenzione non gli cadde su un piccolissimo particolare. L'appendiabiti era vuoto. Sapeva perfettamente di aver lasciato un mantello lí. E ora sapeva con certezza che Lara non era in casa.

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"Come sarebbe a dire che non siete riusciti a trovarla?!" L'urlo implacabile tuonó forte in tutta la sala, accresciuto dall'eco.

"E-ecco... beh... noi l'avevamo intrappolata, solo che.."

"É stata piú veloce di noi, Signore." Aggiunse un altro.

"Come sarebbe a dire, razza di incapaci??? Si suppone voi siate dei vampiri! E vi fate sorpassare da una mortale?" Ora l'ira era incontenibile, e il terrore si insinuava tra le anime dei giovani vampiri ancora alle prime armi.

"È s-stato uno sbaglio, non capiterá piú."

"Sará meglio per voi! Incapaci... " prese una piccola pausa per ritrovare un briciolo di calma "E poi come avete fatto a perderla di vista?!"

"Si è arrampicata in fretta... noi l'abbiamo seguita, ma non c'erano impronte sulla neve, era come se non la calpestasse! Questo ci ha confuso..."

"Ma avete un olfatto piú sviluppato!"

"C'erano troppi odori, non riuscivamo a concentrarci sul suo."

"Volete davvero farmi urlare??" Disse, facendo vibrare con prepotenza ancora una volta le corde vocali.

"È quello che sta già facendo, Signore." Sussurró uno dei tre, sperando non lo sentisse.

"Cosa hai osato dire!?!"

"E-ehm... i-io niente."

"Bugiardo! Ora vi daró un assaggio di cosa voglia dire usare i propri sensi sviluppati." Con un cenno, delle guardie si avvicinarono con passo minaccioso al malcapitato.

"Guardie, portatelo alle segrete."

"Noooo! Noo vi prego, non lo faccia." Supplicó invano, mentre veniva trascinato via.

Un silenzio di tomba caló nella sala.

"Avete capito a cosa andate incontro se non mi portate quella sciocca ragazzina???" Disse poi alzando notevolmente il tono della voce verso la fine della frase.
I due annuirono.

"Non vi ho sentito rispondere!"

"S-si." Dissero quasi in coro.

"Andate. Razza di buoni a nulla." Detto questo si dileguarono, volendo scappare al più presto dal loro temibile sovrano.
Si massaggió le tempie con entrambe le mani, cercando di alleviare il nervosismo, quando il grande portone si socchiuse cigolando.

"Axyus, si puó sapere cosa c'è ora?" Chiese infastidito alla sua guardia.

"Signore, c'è una donna per lei."

"Non ci sono per nessuno."

Una figura femminile scostó la guardia, facendo irruzione nella Sala del Trono.

"Farai un'eccezione. Dobbiamo parlare, Aharon."





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