Cap. 37

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Era tutto scritto. Quel libro era esattamente ciò che stavano cercando.
Su quei fogli prima bianchi ora c'era scritta la sua storia: dall'inizio alla fine.
Le prime pagine erano dedicate proprio a lei, a questa viaggiatrice inconsapevole di ciò che l'aspettava, ma capace di grandi cose. Il suo arrivo, indelebile nella memoria di Roy, era perfettamente riportato nel volume magico, compresi dettagli piccoli e insignificanti che solo loro due avrebbero dovuto sapere, come ad esempio il loro ritrovo al castello di Aharon. Nel rileggere il testo Roy rivide davanti a sé gli occhi lucidi di quella ragazza dall'aspetto di una bambina innocente e la sua rabbia nel non essere riuscita a tenerla lontana da quel covo del male che era il suo mondo. Sin dal primo istante in cui i loro occhi si erano incontrati il ragazzo lupo sapeva che tra di loro ci fosse qualcosa di profondo, qualcosa che le parole non erano in grado di spiegare. Inizialmente si era convinto che quello che sentiva fosse in realtà solo rimorso per non aver salvato la viaggiatrice prima di lei, e che quindi stesse cercando di rifare le cose da capo, prendendosene cura e salvandola. Ma piano piano si era reso conto che Lara era totalmente diversa da Sara. E non solo dal punto di vista emotivo. Quando si trattava di lei avvertiva un legame fortissimo, quasi indissolubile. Qualcosa che andava ben oltre il semplice senso di protezione. Come se in qualche oscuro e contorto modo loro fossero destinati. Ma non poteva essere. Si era sempre rifiutato di credere in queste cose.

"Era arrivata in silenzio, senza preavviso.
Ma aveva creato un gran trambusto.
In pochissimo tempo tutti sapevano del suo arrivo: si vociferava, infatti, che non fosse una
normale viaggiatrice."
questa era la prefazione.

Come una bambina felice del nuovo regalo Clare sfogliò le pagine in fretta, lasciando scorgere solo qualche parola chiave nel corso della storia, giusto per capire quanto effettivamente fosse scritto. "confusione", "sogno", "aiutanti", "occhi azzurri", "ritorno al palazzo", "rose nere", "sopravvivenza". Piegò un attimo la testa di lato, tornando un po' indietro cercando ciò che aveva fatto in loro assenza. Lessero tutto, e per un attimo si chiesero se quello che stessero facendo fosse giusto: stavano deliberatamente spiando le sue emozioni, i suoi pensieri, tutti i lati più oscuri e interni della sua mente. Ma trovarla era troppo importante.

Così, usando questa scusa come scudo, si addentrarono nei più profondi meandri della psiche della loro amica.


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Non aveva motivo di rimanere. Il villaggio dei Vendicatori era meraviglioso, fantastico. Perfetto. Forse anche troppo. La verità era che si era intrufolata tra gente che non conosceva minimamente, affidando la sua più totale fiducia a qualcuno che in realtà non aveva mai proferito parola riguardo il perché si trovasse proprio lì ad aspettarla, il perché sapesse di lei e perché la stesse cercando. Non sapeva cosa volevano i Vendicatori, non sapeva cosa tutti i popoli si aspettassero da una ragazzina come lei. Ma lei sapeva cosa doveva fare. Aveva preso una decisione, una decisione che non avrebbe messo a rischio nessuno. Avrebbe scelto lei per il suo futuro.

Camminava tra la neve, avvolta in un pesante mantello scuro, lo stesso con il quale era venuta. Il cappuccio le copriva quasi interamente le ciocche ramate, che ogni tanto però si affacciavano, adagiandosi piano sul petto della ragazza. Con sé non aveva nient'altro che un coltello, ma le sembrava più che sufficiente. Una strana sensazione continuava a martellarle nel petto, una consapevolezza di cambiamento. Qualcosa in lei era cambiato, la debolezza e la paura avevano lasciato spazio a qualcosa di diverso, di più potente e maestoso. Aveva scoperto qualcosa su di sé che non pensava potesse sapere: lei aveva dei poteri. Ma la vera novità era un'altra. Sapeva controllarli. Durante la permanenza con i Vendicatori si sorprese di quante cose strane potesse fare, ad insaputa di tutti. Khali infatti sapeva solo della finestra. Ma da quella volta erano passati parecchi giorni e Lara aveva avuto tutto il tempo di affinare le sue caratteristiche, senza farsi scoprire. Così aveva iniziato a spostare qualche oggetto quà e là solo guardandolo, aveva acceso delle candele con un lieve movimento del polso e aveva previsto qualche avvenimento. Ora stava andando via, nel silenzio della notte, senza alcun rimorso. Khali nascondeva qualcosa, e lei non aveva più bisogno del suo aiuto.

"Grazie Khali. Grazie a te ho scoperto cosa posso fare" sussurrò piano lei all'improvviso, ghignando voltandosi di poco in direzione del villaggio che aveva però ormai lasciato alle sue spalle. Raddrizzò la schiena e continuò a camminare, stringendo i pugni, pronta a difendersi, negli occhi il gelo del paesaggio che la circondava.

Ora non aveva paura. Aveva una voglia matta di lottare.



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Era allo stremo delle forze, la fronte imperlata di sudore. Continuava a recitare una litania sottovoce in latino, cercando di visualizzare nella sua testa in maniera sempre più chiara quell'immagine che non riusciva bene a focalizzare, come se fosse un flash. Sapeva di essere vicina, ma non riusciva nel suo intento.

"Forza, Freya, dannazione. Non abbiamo tutto il giorno" tuonò Aharon, impaziente come non mai. La strega aprì gli occhi con rabbia, incenerendolo con lo sguardo. Aveva bisogno di concentrazione, silenzio e tempo. Soprattutto quello. Tecnicamente per lei doveva essere facile fare un incantesimo di localizzazione ma stavolta proprio non le riusciva. Era come se qualcosa stesse proteggendo la ragazza, qualche potere superiore al suo. Il che era molto difficile, considerato il suo rango. Non era certo una neo-strega, lei. Aveva poteri nettamente superiori ed era conosciuta da tutti, nell'altro mondo, come una delle più potenti. Ovviamente sapeva bene che molte streghe amavano nascondersi nell'ombra, agire all'improvviso, di nascosto, senza ricercare particolarmente la fama e l'attenzione altrui. Ma lei aveva poche amicizie, non si rendeva disponibile con molti. Aharon era un'eccezione. Non erano amici, ma solo conoscenti. In passato lui le aveva fatto un favore particolarmente importante per il quale lei ora, si sentiva in dovere di aiutarlo. Non sapeva con esattezza quale fosse la ragione di tutta quella frenesia. Sapeva che il giovane vampiro amava ottenere subito quello che più desiderava, ma avvertiva dell'altro. Non era solo impazienza la sua. Aveva timore di qualcosa. Ma cosa?
Richiuse gli occhi, tentando di ritrovare la concentrazione. Continuò a recitare la frase latina che avrebbe dovuto facilitare l'arrivo di visioni, che però continuavano ad essere bloccate da qualcosa di più grande, denso e potente. Inclinò la testa di lato e iniziò a muovere ritmicamente anche le mani, aiutandosi a scandire ogni parola anche con continui movimenti del capo. Le fiamme delle candele ormai si muovevano come impazzite, in modo assolutamente innaturale, finchè non si spensero del tutto. Un silenzio tombale calò nella sala, nessuno osava proferire parola. Poi lei sorrise.

"L'ho trovata."



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