Capitolo ventotto.

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Giorno 7

Quando stamattina ci siamo svegliati c'era un po' di imbarazzo nell'aria.
Dopo ieri sera non ci siamo più parlati o avvicinati.
Ma quella più a disagio sono sicuramente io, Luke è abituato a queste cose, mentre l'unica persona che mi abbia mai toccato in quel modo è Samuel.
Luke continua a sorridere soddisfatto, inizia a darmi veramente sui nervi.

"Levati quell'espressione da ebete dalla faccia."
Dico alzandomi dal letto.

"Non ci riesco, mi dispiace."
Ride abbassando la testa.

"Sei così irritante."

"Parli proprio tu?"
Dice diventando serio.
Gli lancio un' occhiataccia per poi chiudermi in bagno.
Mi guardo allo specchio per qualche istante, i capelli neri cadono mossi sulle spalle e gli occhi azzurri mi sembrano un po' stanchi. Mi lavo il viso con l'acqua fredda, pronta per affrontare un'altra giornata con quell'antipatico di Luke.

Quando esco dal bagno lo trovo seduto sul suo letto, i gomiti sono appoggiati sulle ginocchia che reggono la testa pesante. Il suo sguardo è triste e pensieroso.
Cammino nella sua direzione senza avvicinarmi troppo.

"Va tutto bene?"
Domando incerta.
Mi siedo sul mio letto senza guardarlo.
Passa qualche secondo e non ricevo risposta, fino a quando non sento la sua voce sussurrare.
"Perché?"

Corrugo la fronte per poi girarmi a guardarlo. Di cosa parla? È forse impazzito?
Vedendo che io non gli rispondo continua a parlare.

"Perché hai distrutto la mia chitarra?"
Si gira verso di me con aria afflitta.
Oh.
Questo mi rende molto confusa.
La sua domanda non ha senso.
Lui sa benissimo perché l'ho fatto.

"Luke avevo bisogno di vendicarmi, e non sapendo come, ho puntato la tua chitarra."
Rispondo sinceramente.

Luke ritorna a guardare davanti a sé, e con lo sguardo perso nel vuoto dice:
"Me l'aveva regalata mio padre prima di partire, avevo solo otto anni." Sorride.
Nel suo tono non c'è rabbia, me lo sta solo raccontando come per ricordarlo a sé stesso.

"Tuo padre è partito?"
Dico sperando di non toccare un brutto argomento.

"Sì, per fare il militare.
Ma non è mai tornato."
Non avevo idea che il padre di Luke e Stella fosse morto in guerra, e pensandoci ora mi sento tremendamente in colpa.

"Luke mi dispiace."
Sussurro.
In vita mia non mi ero mai scusata con nessuno.

"Anche a me."
Dice lui.

"Per cosa ti dispiace Luke?"
È una domanda stupida ma ho bisogno di sentirglielo dire.

"Di averti mentito."
Sussurra.
Non erano proprio queste le parole che mi aspettavo di sentire.

"Su cosa mi avresti mentito?"

Sospira pesantemente per poi girarsi completamente verso di me.

"Sarah sto per rivelarti una cosa molto importante, devi promettere che resterà tra noi."
Annuisco senza esserne convinta.

"Sarah io non ti ho mai spinta giù dalla canoa...Non avrei mai potuto farlo."

Cosa? Non è possibile.

"È stata Emily, ma io l'ho coperta."

Le mie labbra si schiudono e le sue parole si ripetono nella mia mente.

"Luke non è possibile."
"Me la sono presa con te per tutto questo tempo...e tu non mi hai fermata! Perché hai coperto Emily?"
Dico tutto velocemente mentre cerco di assimilare la notizia.

"Perché Emily mi è stata vicina in un momento difficile, tre anni fa. So che tutti la vedono in quel modo, ma non sanno la verità.
L'ho aiutata perché mi andava di farlo, e perché mi sentivo in debito con lei."

"Luke tu sei pazzo."
Sussurro.

"No Sarah, ho solo aiutato una persona."

"Ma nessuno ha visto che è stata lei?" Domando incuriosita.

"No, infatti mi chiedo la stessa cosa. Ma mi va bene essermi preso la colpa al posto suo."

"Luke mi dispiace."
"Per tutto. Per aver creduto che fossi un traditore, per essere stata arrabbiata con te e soprattutto per la tua chitarra..."
Luke mi guarda comprensivo.

"Mi perdoni?"
Non avrei mai pensato di dire una cosa del genere, specialmente non a Luke.
Annuisce piano per poi sorridere.

"Vieni qui."
Dice allargando le braccia.
Lo abbraccio forte sperando che tutto il male che gli ho fatto possa essere dimenticato.

Almost LoveWhere stories live. Discover now