Prologo.

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Álvaro’s point of view.
Dopo aver saputo per telefono da uno sconosciuto che la mia ragazza aveva avuto un incidente stradale nella tangenziale di Torino, andai subito in panico.
Come prima cosa presi le chiavi della mia auto e mi precipitai all’ospedale dove mi avevano detto che l’avrebbero portata.
L’ansia si impossessò del mio corpo non appena entrai al Pronto Soccorso e chiesi di lei.
“L’hanno appena portata in sala operatoria..” mi rispose vaga l’infermiera a cui chiesi informazioni.
“Cosa le è successo?” chiesi ancora a quella stessa infermiera.
“Scusami, ho da fare..” mi rispose “Accomodati in sala d’aspetto, qualcuno ti darà informazioni prima possibile..” mi liquidò per poi andare in una stanza a curare altri pazienti.
Mi appoggiai alla guardiola delle infermiere e chiesi ad un altro infermiere cosa era successo ad Emily.
“Sappiamo solo che ha avuto un incidente stradale sulla tangenziale..” mi rispose.
“Insomma, qualcuno sa dirmi come sta la mia ragazza o no?” chiesi alzando il tono di voce.
“Guardi, faccio il possibile per farglielo sapere ma non le assicuro nulla.” rispose l’uomo davanti a me mettendomi una mano sulla spalla notando le lacrime della mia disperazione “Provo ad entrare in sala operatoria..” rispose ancora.
“Grazie..” risposi asciugandomi le lacrime e sedendomi in una delle sedie poco fuori la porta dai vetri opachi che davano sul corridoio delle sale operatorie.
L’infermiere entrò e ne uscì poco dopo togliendo la mascherina.
Mi alzai non appena lo vidi uscire e lui mi guardò con occhi che già parlavano.
“Non ce la farà, vero?” chiesi sconfitto, con le spalle al muro consapevole di poter ricevere la notizia più brutta della mia vita.
“La sua vita è in serio pericolo, ha avuto delle gravi lesioni al sistema nervoso centrale e i medici non sanno se ce la farà..” rispose l’infermiere mettendomi ancora una volta la mano sulla spalla quasi a volermi consolare ma non sapendo nemmeno lui come.
Sentii il mondo cadermi addosso e non seppi a cosa aggrapparmi.
Vidi l'avvicinarsi nella mia mente di una prospettiva di vita senza di lei ed era una cosa così insolita che mi sentii terribilmente atterrito dal disagio.
Avevo sognato dei figli con quella ragazza, stavamo insieme da due anni e tre mesi ormai e cominciava a farsi spazio nella mia testa la voglia di chiederle di sposarmi.
La mia vita senza di lei non poteva esistere, io sarei stato perso completamente in una sofferenza senza nome.
Dopo quasi due ore passate ad aspettare che un medico o un’inserviente o qualsiasi altra persona uscisse da quella sala, mi alzai spazientito tirando un pugno al muro.
Proprio in quell’istante, un medico non troppo giovane uscì dalla sala operatoria togliendo la mascherina e la cuffia sterile.
“Lei è parente alla signorina Emily?” chiese.
“Sono il fidanzato, mi dica..” risposi cercando di ricompormi il più possibile.
“L’operazione è riuscita e la ragazza è fuori pericolo..” disse e un sorriso nacque sul mio volto mentre il mio cuore ricominciava a battere quella vita che mi era stata quasi tolta dalla notizia della quasi morte della persona che amavo più al mondo “..ma, c’è una cosa..” continuò.
“Mi dica..” risposi.
“C’è un’alta probabilità che la ragazza non possa più vedere quando si sveglierà.” disse.
Di certo fu un sollievo rispetto alla prospettiva di vivere una vita completamente senza di lei, ma perdere la vista a quell'età era qualcosa da cui a volte non ti riprendevi proprio e, se lo facevi, ti ci volevano anni.
In quel momento stavo provando una sofferenza nel profondo dell'anima, Emily non si meritava tutto quello che stava passando e che avrebbe dovuto sopportare nei mesi immediatamente futuri.
Non avrebbe potuto sopportare una vita senza vedere più nulla, senza vedere il viso di suo figlio in futuro.
E io, io non avrei sopportato di vederla soffrire così tanto.
Mi sedetti di nuovo sulla sedia in attesa di vederla uscire sul letto ancora addormentata per via dell’anestesia.
Sarei rimasto accanto a lei in ogni minuto delle mie giornate, le avrei dedicato tutto me stesso per permetterle di stare bene e per rivedere il suo sorriso.
Non appena uscì dalla sala operatoria seguii le infermiere che spingevano il letto accompagnandola in camera.
Non appena la sistemarono, entrai in camera sedendomi sulla sedia a fianco a lei.
“Sono sempre con te, amore mio.” sussurrai anche se non poteva sentirmi.
Mi abbassai a darle un leggero bacio sulle labbra, umido delle mie lacrime.
Lei non si mosse e io mi limitai a tenerle la mano e a starle accanto come avrei fatto di lì in avanti.

Spazio autrice:
Eccomi qua, sono tornata!
Mi sono finalmente diplomata e ho ricominciato a scrivere storie.
Non vi assicuro che gli aggiornamenti potranno essere settimanali in quanto sono molto impegnata ma intanto ditemi che ne pensate di questa nuova storia.
Un bacio,
Emily.

You were my eyes when I couldn't see. Where stories live. Discover now