Ocho.

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Álvaro's point of view.
Quando quella mattina la svegliai, lei subito mi abbracciò con un sorriso sulle labbra da far invidia a chiunque.
Lei non poté vedere il mio che era ancora più grande, dovuto all'amore che mi dimostrava, era il sorriso più vero che avevo mai indossato in vita mia.
"Andiamo al mare oggi..." le dissi sempre con una certa insicurezza nella voce ma la vidi sorridere ancora e avvicinarsi alle mie labbra facendole combaciare con le sue.
"Grazie..." disse poco dopo essersi staccata da me e essersi appoggiata al mio petto.
"Perchè mi ringrazi?" chiesi.
"Perchè ti prendi così tanto cura di me..." rispose "Non lo ha mai fatto nessuno..." concluse poi.
"Sei la mia ragazza e la mia vita intera, farti felice è l'unica cosa che voglio."
Non le diedi il tempo di rispondere baciandola ancora una volta mentre le sue dita toccavano appena le mie spalle salendo lungo il collo.
Quando arrivò alle guance la sentii irrigidirsi un po' e staccarsi da me.
"Perchè hai fatto la barba?" chiese facendo la finta arrabbiata.
Scoppiai a ridere non appena sentii quelle parole e lei mise un finto labbrino.
"Ma dai..." dissi in riferimento a quel faccino dolce che aveva "...è inutile che fai quella faccia, ormai non posso riattaccarla." continuai.
"Sei cattivo." disse mettendo il broncio e girandosi dandomi la spalle.
Sorrisi e scossi la testa mentre mi ristendevo a fianco a lei appoggiando il viso alla sua spalla.
"Amore..." la chiamai dolcemente.
"Quando ti sarà riscresciuta la barba potremo parlare." rispose lei.
Scoppiai ancora a ridere e rigirai il suo corpo verso il mio.
Inizia a farle il solletico sui fianchi dove sapevo che lo soffriva particolarmente poi le dissi: "Se non mi dai un bacio mi raso anche i capelli a zero."
Lei si bloccò e poi si avvicinò a darmi un bacio sulle labbra.
"Non ci provare o ti lascio." disse ancora ridendo per poi alzarsi dal letto ed andare fino in bagno con il bastone e Paco che la seguiva passo passo.

"Álvaro!" mi sentii chiamare dal bagno dove la mia ragazza si stava lavando e mettendo il costume prima di andare al mare.
Mi alzai velocemente dal letto e andai fuori dalla porta chiedendole se avesse bisogno di aiuto per qualcosa, da quando aveva avuto l'incidente si vergognava anche di me.
Non si cambiava quasi mai in mia presenza, avevo capito che fosse una sua insicurezza il far vedere il suo corpo quando lei stessa non poteva vederlo.
"Entra, è aperto..." disse flebilmente.
"Sei sicura?" chiesi prima avere il suo consenso e abbassare la maniglia della porta.
Quella che mi si trovò davanti fu la mia ragazza già in costume ma con il pezzo sopra slacciato e le sue mani che lo tenevano appoggiato al seno.
"N-non riesco ad allacciarlo..." disse a voce bassa e quasi impercettibile.
"Ti aiuto io..." risposi con un sorriso che lei non poteva vedere.
Presi tra le dita i lacci del costume e feci un nodo sulla sua schiena.
"Va bene così?" chiesi poi.
Lei annuì per poi girarsi verso di me con il viso completamente rosso e abbassare lo sguardo.
"G-grazie..." rispose.
Io la strinsi forte a me e la abbracciai baciandole la fronte dolcemente.
"Se hai bisogno di qualsiasi cosa, io sono qui..." dissi "Non ti ostinare a voler fare tutto da sola e subito...lasciati aiutare da me..." continuai ancora.
La vidi sorridere e poi annuire mentre si avvicinava per abbracciarmi nuovamente.

Non appena parcheggiai l'auto lungo la strada che portava alla spiaggia, Paco iniziò ad abbaiare forsennatamente scatenando le mie risate.
Aiutai Emily a scendere dall'auto dopo il viaggio di più di un'ora.
Le diedi il bastone ma lei non sembrò così contenta.
"Qualcosa non va?" chiesi accarezzandole la guancia.
"Puoi aiutarmi tu oggi? N-non voglio che la gente mi guardi con occhi diversi..." sussurrò appena.
"Amore ma...nessuno ti guarderà con occhi diversi, tu non sei diversa dagli altri..." risposi baciandole la fronte.
"Mmh..." mugolò lei.
Le baciai il naso e le porsi poi di nuovo il bastone.
Lei lo prese e accennò un sorriso ma prese anche il guinzaglio di Paco per farsi portare anche da lui.
Mentre camminavamo vedevo il cagnolino voglioso di correre verso la sabbia ma costretto a trattenersi per non far cadere Emily.
Sorrisi a questa vista e non appena arrivammo nel tratto di spiaggia libera feci sedere Emily su un asciugamano steso a terra e poi piantai l'ombrellone e poi mi sedetti a fianco a lei.
Si appoggiò alla mia spalla e io la abbracciai.
"Tutto bene?" chiesi.
"Sì, tranquillo..." sussurrò prima di darmi un bacio sulla guancia.
Io sorrisi di quel gesto e quasi arrossii.
"Andiamo a fare il bagno?" chiese poi timidamente.
"Certo!" dissi felice che me lo avesse chiesto lei.
Mi alzai e lo porsi la mano per aiutarla ad alzarsi.
Poco dopo entrammo in acqua mentre lei teneva Paco per il guinzaglio.
Non appena entrò prese il mio braccio stringendolo forte.
"Stai tranquilla, va tutto bene..." sussurrai baciandole dolcemente le labbra e continuando a camminare.
Paco si tuffò di gusto in acqua schizzandoci entrambi e lei rise di gusto.
Quando l'acqua ci arrivò alla pancia e Paco ci nuotava attorno, la presi per mano e ci bagnammo fino al collo.
Lei si avvicinò ancora di più a me e mi abbracciò appoggiando il viso alla mia spalla.
Sentii le sue mani accarezzarmi la schiena e le spalle mentre ogni tanto sospirava.
I suoi capelli bagnati le ricadevano sulla schiena e io continuavo ad accarezzarla.
Si muoveva delicatamente tra le mie braccia e anche Paco sembrava essersi tranquillizzato, nuotava attorno a noi ma senza schizzare e senza fare troppa confusione.
Girò il volto e mi diede un bacio sulla spalla.
Dalle sue labbra partì una scia di brividi che mi scosse tutto il corpo.
Strinsi di più l'abbraccio e lei era come se si fosse tranquillizzata, come se si fosse tolta un peso.
Rimanemmo ancora un po' a rinfrescarci e poi uscimmo andandoci a stendere di nuovo sull'asciugamano.
Rimanemmo il più vicini possibile con il suo corpo quasi interamente sul mio e i nostri respiri si unirono mentre fecero lo stesso anche le nostre labbra fino a quando un abbaio arrivò alle nostre orecchie facendoci ridere entrambi.
Il cucciolo non riuscì a calmarsi e infatti iniziò a rincorrersi la coda e poi a scavare sulla sabbia come se volesse trovare chissà quale tesoro.
Quando smise di scavare e si stese stanco, si girò a guardarci e il suo naso pieno di sabbia mi fece scoppiare a ridere.
"Che succede?" chiese Emily.
"Paco è stupido..." continuai a ridere.
"Non offenderlo, poverino..." disse lei con un accenno di risata.
"Ha scavato come un forsennato fino ad ora ed è pieno di sabbia sul naso e non fa altro che starnutire." risi ancora raccontandole ciò stava succedendo.
Rise anche lei e si allungò verso il cucciolo ormai addormentato per accarezzarlo.

A tardo pomeriggio tornammo verso la macchina e aiutai la mia ragazza a salire e a mettersi la cintura, prima di mettere Paco nel trasportino e ripartire verso Torino.
Non appena presi l'autostrada, Emily si addormentò e ogni tanto mentre guidavo, mi giravo a guardarla e sorridevo al pensiero di quanto era bella, di quanto le nostre vite erano cambiate ma anche migliorate; quell'incidente ci aveva uniti di più.
Quando arrivammo a casa non la svegliai, la presi in braccio e la portai direttamente nel letto, aveva bisogno di riposare ancora un po' mentre preparavo la cena e, contemporaneamente, continuavo le mie ricerche per trovarle una cura.
L'avrei fatta guarire, l'avrei fatta tornare a vedere me e tutto il resto.
Avrei esaudito il suo più grande desiderio.

You were my eyes when I couldn't see. Where stories live. Discover now