Seis.

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Álvaro's point of view.
Quella mattina, quando mi svegliai rivolsi subito lo sguardo a lei che mi era rimasta addosso per tutta la notte.
Stringeva il mio braccio e la mia mano come se non avesse mai stretto nulla, il suo viso appoggiato al mio cuscino e il suo respiro a sfiorarmi la pelle erano ciò che di più bello potessi desiderare come risveglio.
Mi girai piano su un fianco a guardarla dormire, immaginando i suoi occhi aperti e vivi come una volta; mi mancavano da morire.
Le accarezzai la guancia e le spostai leggermente i capelli prima di lasciarle un bacio sul naso.
Lei si mosse e mugolò qualcosa di incomprensibile mentre le sue dita stringevano ancora di più la mia mano.
"Tranquilla amore, non ti lascio...non lo farò mai." sussurrai ancora accarezzandole il volto per poi stringerla di più.
"Vado solo a preparare la colazione, poi torno..."
Le lasciai la mano lentamente per non svegliarla e poi mi alzai.
In cucina preparai ogni cosa possibile che potesse piacerle, dai biscotti alla torta fatta il giorno prima.
Le presi il latte, il succo di frutta e i cereali e misi tutto in un vassoio per poi tornare in camera.
Quando entrai la vidi nella stessa identica posizione di qualche minuto prima.
Appoggiai il tutto sul comodino poi mi ristesi a fianco a lei.
"Amore..." la chiamai "Sveglia..." dissi ancora.
Lei si mosse piano piano e si strofinò gli occhi nella speranza, come ogni mattina, di vedere qualcosa e non il buio.
Le presi subito la mano.
"Sono qui..." dissi per poi portarmela alle labbra e lasciarci un bacio.
"Ehi..." sussurrò lei "Buongiorno..." disse ancora mezza addormentata.
Mi abbassai di nuovo su di lei e la baciai ancora mentre le nostre lingue si intrecciavano e i nostri corpi si univano sempre di più.
La sentivo completamente mia in quel momento, come non l'avevo mai sentita.
Quando ci staccamo le guardai il viso e le accarezzai molto delicatamente la guancia.
"Ehi bellissima..." risi "Ti ho preparato la colazione..." la vidi sorridere ancora e mi diede un altro bacio.
La aiutai a mettersi seduta con la schiena appoggiata alla spalliera imbottita del letto e poi presi il vassoio.
Lo appoggiai alle mie gambe e le passai un tovagliolo.
"Allora..." iniziai "Cereali, torta o biscotti?" chiesi poi.
"Cereali..." disse lei con il viso sorridente "Il latte l'hai preso?" domandò poi.
"Certo amore..." risposi.
Misi una manciata di cereali dentro la tazza con il latte e poi gliela porsi facendo attenzione a non sporcare il letto.
"Vuoi una mano?" chiesi poi.
Lei scosse la testa e mi prese dalla mano il cucchiaino per iniziare a mangiare.
La guardavo attentamente così da poterla aiutare in ogni momento in cui poteva averne bisogno.
"Mi è venuta un'idea per oggi..." dissi quasi con paura di un rifiuto.
"Di che tipo?" chiese lei tranquilla.
"Pensavo di portarti in piscina, così passiamo una giornata diversa invece che stare sempre in casa..." risposi.
Lei si bloccò e la sentii irrigidirsi.
"Qualcosa non va...?" chiesi ancora pauroso.
"È che..." tentennò.
"Non aver paura di dirmelo..." sussurrai accarezzandole il dorso della mano.
"...non so, ho paura..." tremò la sua voce.
"Paura di cosa...?" chiesi io non capendo assolutamente ciò che volesse dire.
"Paura di...non riuscire..." iniziò "Di bloccarmi e di non riuscire ad entrare in acqua o di cadere, di perdermi tra la gente e non trovarti più..."
Nella sua voce potei sentire tutta la paura più profonda che quel periodo le stava causando e non potei non appoggiare la colazione al comodino e sporgermi ad abbracciarla più stretta.
Doveva capire che in qualsiasi situazione, io sarei stato con lei, nel bene e nel male.
"Amore mio..." dissi per richiamare la sua attenzione "Per qualsiasi cosa, io non ti lascio."
Lei sorrise poi le nostre dita si stringerono ancora di più.
"La tua mano, non la lascerò mai nemmeno nella più brutta e difficile delle situazioni. Ho promesso di starti accanto per sempre e lo farò, non ti lascio."
Lei sorrise e appoggiò piano la testa alla mia spalla.
Le accarezzai la guancia e la baciai la fronte per poi terminare di fare colazione cercando di farla rimanere il più tranquilla possibile.
Non appena finimmo di mangiare, lei si alzò dal letto e se ne andò in bagno a lavarsi e a mettersi il costume, si vergognava di farsi aiutare da me.
Quando tornò in camera mi chiese solamente di guardare se il costume era sistemato bene.
"Vado a prendere gli asciugamani..." disse dopo essersi preparata anche i vestiti.
La presi per mano e la accompagnai a prendere le scatole dove tenevamo tutte le cose per la piscina iniziando a preparare gli zaini con calma.

[...]

"Vuoi andare subito a fare il bagno?" le chiesi dolcemente mentre lei mi passava i suoi vestiti per appenderli all'ombrellone.
"N-no..." sussurrò lei abbassando il viso e portandosi le ginocchia al petto dopo essersi messa seduta comoda sulla sdraia.
Mi sedetti a fianco a lei e la abbracciai stretta.
"Amore mio, ci sono io con te...okay?" chiesi.
Lei annuì e poi appoggiò il viso alla mia spalla nuda.
La vidi sorridere forse per il contatto con la mia pelle o forse perché la mia mano attorno alla sua spalla aveva iniziato ad accarezzarla.
"Mi dai un bacio?" mi chiese quasi supplicante.
Io sorrisi e le presi il viso tra le mani.
"Amore mio...certo." le risposi per poi appoggiare le mie labbra sulle sue in un bacio bellissimo e così dolce da farci sciogliere entrambi.
La sentii sciogliersi completamente, come se tutto ciò che la preoccupava fosse svanito.
Le sue mani toccarono le mie spalle durante il bacio e sentii un profondo brivido lungo tutto il mio corpo mentre la abbracciavo ancora.
"Meglio?" chiesi quando ci fummo staccati.
Lei annuì dolcemente e la vidi arrossire.
"A-andiamo?" chiese poi sorprendendomi.
Io le strinsi la mano e le diedi un altro bacio sulla fronte per poi alzarmi e prenderla per mano.
Lei mi seguì e insieme andammo verso la piscina mentre le indicavo ogni ostacolo su cui poteva inciampare.
Non appena sentì l'acqua bagnarle i piedi rabbrividì per la temperatura alquanto fredda ma poi si fece coraggio e proseguì insieme a me a piccoli passi.
La sentii stringermi di più il braccio che le dava l'appoggio e in quel momento sentii di nuovo in lei quel sentimento di paura che aveva avuto fino a prima.
"Attenta che ora c'è un gradino e l'acqua diventa più alta..." le dissi.
Proprio mentre tentò di scendere il gradino, il piede le scivolò.
La sorressi con tutta la forza possibile e lei si aggrappò a me per qualche secondo per poi staccarsi di colpo.
La vidi iniziare a respirare affannosamente mentre io mi avvicinavo lentamente.
"Ehi, stai tranquilla..." le sussurrai prendendole la mano.
La abbraccia forte e la strinsi il più possibile a me mentre i nostri corpi si univano sempre di più.
Presi le sue mani e le portai attorno al mio collo fino a farle toccare i capelli che sapevo le piacevano da morire, le era sempre piaciuto toccarmi i capelli.
Mentre in me, la sensazione che provavo in ogni abbraccio di volerla proteggere da tutto e accompagnarla in qualsiasi cosa era presente anche questa volta, ma c'era anche la consapevolezza del fatto che lei fosse talmente forte da reggere anche la mia vita oltre alla sua.
"Senti?" le dissi "Io sono qui...ho promesso di non lasciare mai la tua mano e non lo farò." dissi ancora prima di baciarle la fronte e lasciarla tranquillizzare.
Continuammo ad andare avanti di qualche passo fino a quando l'acqua non ci arrivo quasi alle spalle.
Sentivo le sue mani attorno al mio collo stringersi ogni secondo di più.
Le baciai la fronte ancora più dolcemente fino a quando i suoi muscoli tesi non si rilassarono definitivamente.
La vidi attapparsi il naso con le dita e immergersi per bagnarsi i capelli ricci che le ricadevano sulle spalle.
Non appena riemerse si aggrappò di nuovo a me appoggiando la testa sulla mia spalla.
"Grazie Álvaro..." sussurrò poi lasciandomi un leggerissimo e quasi impercettibile bacio sul collo.
"No, io ti amo." sussurrai di nuovo baciandole le labbra.
Bagnai anche io la testa immergendomi ma continuando sempre a tenere le nostre mani unite così da non farla sentire persa e sola.
Rimanemmo qualche minuto ancora a rinfrescarci in acqua, a coccolarci e a ridere ogni tanto immaginando insieme Paco a casa che girava spaesato e solo.
"Sicuramente starà facendo la lotta con i cuscini del divano..." disse lei immaginandoselo proprio davanti agli occhi.
"Andiamo a mangiare qualcosa?" chiese ancora appoggiando la testa al mio petto.
Annuii e iniziammo a camminare verso le scalette della piscina.
Quando ci sedemmo sulle sdraie presi il portafoglio e camminai fino al bar per prendere qualcosa da mangiare per entrambi mentre la guardavo rimanere stesa sulla sua sdraia senza fare una mossa, in attesa del mio ritorno.
Quando le portai la piadina e il bicchiere di aranciata che aveva chiesto mi sorrise subito iniziando a mangiare mentre io la osservavo in ogni suo movimento, mi piaceva guardarla, lo avevo sempre fatto da quando stavamo insieme e lei ogni volta arrossiva comprendosi il viso con le mani.
La amavo da morire e continuavo ad essere convinto che lei sarebbe tornata a vedermi, che avremmo potuto vivere la nostra vita come avevamo sempre sognato.

You were my eyes when I couldn't see. Where stories live. Discover now