The Hybrid - Pt. 2 -

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La donna dalla veste rossa, su cui sono ricamate magiche Rune antiche in oro, sta' in questo momento tagliandosi il palmo della mano, facendo sgocciolare in una ciotola il sangue. Un uomo, di cui vedo solo i lunghi capelli neri, le è difronte. Ella parla ma vedo solo le labbra muoversi, nessun suono mi giunge. Il contenuto della ciotola va' a fuoco, dopodiché con sguardo solenne lei parla ancora. Non odo, ma vedo lui che fa cenno di sì col capo, come se fosse soddisfatto. Un rituale magico è stato appena completato, ma cosa? Il quesito che, tuttavia, rode la mia testa come un tarlo è: Perché vedere il tatuaggio e la collana di Nick, mi hanno portata qui? Che legame c'è tra le due cose? 

Nessuno, ecco la risposta. Ho avuto altre visioni in contesti differenti che, nulla c'entravano con Nick. Decido di osservare meglio, lo sconosciuto. I vestiti sembrano quelli di uno stalliere o comunque un garzone, poveri e malridotti. I calzari sono logori e tenuti assieme da del filo, anche se sembrano sul punto di cedere da un momento ad un altro. La cintura in vita è sfilacciata e consunta, facendo da contrasto al bianco sporco della veste che indossa. Si copre, certamente per il freddo, con un pesante mantello marrone e con calma si rimette sulla strada per tornare, credo, alla sua dimora. Passa davanti ad una locanda e, sospirando, sbircia al suo interno. Le candele rischiarano a malapena l'ambiente, saturo di fumi e odori. I tavoli sparsi senza ordine sono gremiti di uomini e donne di piacere, che con movenze sinuose si garantiscono il pasto per domani. Solo un uomo, a differenza di altri, non è partecipe del giubilo e della goliardia della serata, mentre un menestrello gira tra i tavoli, suonando il suo mandolino. Sta' a testa e spalle chine, prono, sul tavolo sporco e scrostato come se avesse un grande peso sulle spalle. Una risata sgorga dall'uomo col mantello marrone, anche se non la posso sentire, riesco a percepire. Ride e un pensiero si affaccia nella sua mente:

"Molto presto amico mio, molto presto" dopodiché, si stringe nel mantello e sparisce nella ferinità della notte, dove neppure gli uccelli fanno rumore. 


<<Dannazione, aiutatemi, stendiamola qui>> sento la voce di Nick, che impartisce ordini a tutti. Sento anche il soffice divano su cui sono stata adagiata. 

<<Ma che cosa le è successo?>> la voce è di Freya, molto spaventata. La bambina piange e Hayley le prova a cantare la mia ninna nanna, col solo effetto di farla piangere ancora di più.

<<Nick, la bambina>> gli dico. Mi stringe una mano, forte.

<<Sta' bene, è con Hayley. È solo impaurita, sono entrato urlando e l'ho colta di sorpresa, come stai? Riesci ad aprire gli occhi?>> domanda solerte. Ci provo ad aprirli, senza riuscire. È come se mi ci avessero buttato sopra della pece. La piccola strilla più forte, sento che Freya ed Elijiah si avvicinano e cercano di calmarla. 

<<Portamela qui, per favore, non posso sentirla urlare>> credo mi abbia ascoltata perché qualche secondo dopo, sento l'odore e le manine soffici di Hope.

<<Va tutto bene, piccola. Sto' bene, non avere paura, papà si è solo spaventato, sono stata birbante e mi sono sentita male facendogli paura>> si calma pian piano, smettendo di piangere. Qualcosa di umido mi viene passato sugli occhi e a poco a poco riesco ad aprirli. C'è una strana patina rossa, però, che non mi permette di vedere bene. 

<<Hai perso sangue, da tutte le cavità, è per questo che non riuscivi ad aprire gli occhi. Freya è andata a prenderti l'occorrente per lavarti>> precisa Nick. Mi aiuta a sedere, raggiunto dalla sorella, che ha in mano una bacinella ed un asciugamano. 

<<Portatela via, non voglio che mi veda così>> sussurro, parlando di Hope. Stavolta è Elijah che ci pensa, scomparendo con la nipote. 

<<Cosa è successo Medy, diccelo>> mormora Kol. Mentre mi detergo la faccia, racconto per filo e per segno tutto quello che ho visto e provato. Nessuno ha niente da dire, ma Kol spezza lo stesso il silenzio.

<<Cosa pensi che voglia dire questa visione?>> domanda, senza però avere molta speranza. 

<<Ho capito una cosa. All'inizio credevo che tutto fosse collegato a Nick, ma adesso so' che così non è. Credo che tutto sia legato alla profezia, una maledizione lanciata sulla vostra famiglia, per quello che i vostri parenti hanno fatto nel passato. Sono portata a credere che possa trattarsi di vostra madre Esther. Era una portentosa strega no? Avrà pestato i piedi a qualcuno e, questo qualcuno, a parer mio si è vendicato maledicendovi. Oppure a Mikael, visto il suo carattere e la reazione avuta alla vostra trasformazione. Insomma, di cose aberranti i vostri genitori ne hanno commesse, con tutto il rispetto.>> spiego. Nick trattiene a stento un sorriso, alla mia ultima affermazione. Gli altri meditano sulle mie parole, lanciandosi di tanto in tanto sguardi eloquenti. 

<<Bene adesso è meglio se ti riporto a casa>> Nick si alza, ma Kol gli mette una mano sulla spalla.

<<Posso parlarti?>> chiede, senza guardarmi. Si spostano fuori dalla portata dei miei occhi ed orecchie, sento un rumore di roba che va in pezzi e vedo tornare Kol, indietro, arrabbiato e ferito. 

<<Kol>> lo chiamo, quando è a metà della rampa. 

<<Lo so', capisco che non è colpa tua. Gli eventi, il Fato, ci hanno usati come pedine. Stai attenta, molto attenta, tu non lo conosci e non sai di che cosa sia capace. Distrugge tutto ciò che tocca.>> Si volta e scompare per poi, poco dopo, tornare con un borsone in mano. 

<<Me ne vado, devo trovare la mia strada e la pace. Se avrete bisogno, contattatemi. Ti auguro il meglio Medy>> mi tocca una spalla e se ne va, lasciandomi sola a fare i conti con il senso di colpa.

<<Ti porto a casa>> mi prende in braccio e agilmente, velocemente, torniamo a casa mia. Il salotto è ridotto male, il sangue è sparso dappertutto: sul divano, sul tappeto e sulla poltrona dove era seduto. Ho lasciato anche una piccola scia sul parquet lucido. Non appena poso i piedi per terra, vado a prendere una bacinella e dell'acqua calda, uno strofinaccio, iniziando a pulire energicamente per togliere ogni traccia. Le lacrime scendono copiose, con la certezza di averlo ferito e costretto ad andare via, lontano dalla sua famiglia. 

<<Non è colpa tua, non lo hai costretto ad andare. Voleva, aspettava questo da tempo, anche se non riesce ad ammetterlo con se stesso. Non torturarti con colpe che non spetta a te portare, mia cara Medy>> mi consola ed io lo abbraccio, stretto. Confortata dal suo calore, dal suo profumo, mentre mi accarezza i capelli.

<<Ne sei certo? Non mi piace sapere di avere ferito una persona>> faccio presente, spiegando l'origine del mio malessere.

<<Sì ne sono certo, conosco mio fratello da mille anni ormai, capisco quando fa qualcosa perché la vuole fare o perché costretto. Stai tranquilla, non devi avere queste brutte sensazioni, non su Kol. Adesso è tardi, vai a dormire è stata una lunga serata e devi riposare. Domattina penserai a mettere in ordine >> toglie le cose dalle mie mani e mi sospinge verso la camera. 

<<'Notte Nick, ci vediamo domani>> saluto. 

<<Non appena avrai chiuso il negozio andremo a prendere Rebekah>> mi mette a parte del programma. Poi si avvicina alla porta e, fissandomi, facendo una carezza dice:

<<Dormi bene, piccola Medy>> un attimo dopo è scomparso. Infilo sotto le coperte e, per una volta, mi addormento, dormendo un sonno senza sogni.

Continua...

SIAE One Originals Love Volume 1 SU AMAZONDove le storie prendono vita. Scoprilo ora