Capitolo dodici

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Emily
"La lezione è finita, mi raccomando avete una settimana di tempo per presentare il lavoro. Ah e non voglio fare paragoni ma ho degli alunni molto più preparati di voi!". Ascolto l'ultima frase della prof di filosofia e mi alzo.

Adoro la sua simpatia e il non voler mai fare paragoni ma ogni volta è difficile concentrarmi sulle sue spiegazioni perché la sua faccia mi distrae, in fondo se la chiamiamo Smigol un motivo ci sarà.

Il suo volto è pieno di rughe, ha quattro capelli in testa, le sue mani sono sempre ferme all'altezza del petto e le sue dita storte si muovono ogni volta che parla.

Il suo labbro inferiore molto gonfio e gli occhi che fuoriescono dalle orbite completano il suo meraviglioso aspetto.

Ad ogni lezione io e i miei compagni aspettiamo che si pieghi e dica "il mio tesssoro" ma ogni volta restiamo delusi quando la lezione finisce senza che lei lo faccia.

Prendo le mie cose pronta ad uscire quando la voce roca e bassa di Smigol mi blocca.
"Signorina Clarke volevo congratularmi con lei per il suo ultimo lavoro". Osservo i suoi occhi che si spalancano ad ogni parola e cerco di concentrarmi su altro come la macchia di umidità vicino la lavagna.

"Umm grazie signora Smith".

"Non ringraziarmi. Volevo solo farti sapere che punto molto su di te. Non mi deluderai vero?". La sua voce diventa stridula, le narici del suo enorme naso si allargano e quei occhi malefici si spalancano all'inverosimile.

Ma come fa? É un mostro!

"Apprezzo la sua fiducia e non la deluderò". Lei annuisce e si avvicina con aria da cospiratrice.

"Lo spero. Non mi permetto mai di parlare male dei miei alunni ma Stuart, la ragazza della terza fila... Sai, quella con i capelli orribili di colore rosa-". Per fortuna che non parla male dei suoi alunni.

"È davvero scarsa. Ancora non ha capito la filosofia di Kant! Che ignorante! Ma non voglio parlare male di lei, è solo una costatazione". Ho già detto che amo il suo essere un controsenso?

"Va bene professoressa, non sarò come la Stuart non si preoccupi". Lei mi sorride, almeno ci prova visto che quel labbro inferiore è così ciccione che fa fatica a muoversi.

"Bene. Può andare". Il suo fresco alito di topo morto mi arriva in faccia e si insinua dentro le mie narici, vorrei correre in bagno a vomitare ma mi limito a un sorriso tirato.

Esco dalla classe con ancora l'espressione di quel mostro stampato in mente e trovo Sam appoggiato a un muro che mi sorride.

Mi fermo ad osservarlo e l'immagine di Smigol svanisce all'istante.

Gli occhi di Sam sono di una grandi e luccicano quando mi vedono.

Le sue labbra sono fine e rosse.

Le dita lunghe e sottili promettono tanta felicità ed io lo so bene... Benissimo!

Le sue gambe lunghe e muscolose iniziano ad avvicinarsi svegliandomi dal mio stato di trance.
"Allora, finita l'analisi?".

"Penso proprio di no".
Un sorrisetto malizioso si fa spazio sul mio volto e inizio a girargli intorno per poi fermarmi dietro di lui.

Sam resta immobile con il viso leggermente voltato verso di me per notare come sono intanta ad osservare la sua schiena muscolosa che ho graffiato quella notte e il suo posteriore stretto nei suoi jeans.

Appoggio il mio corpo alla sua schiena e faccio scivolare lentamente le mie mani sul suo stomaco.
"Ora ho finito l'analisi". Lo sento sospirare e voltarsi verso di me.

Gli ingredienti per uno sbaglio perfettoWhere stories live. Discover now