6. Lucifero risorge

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CAPITOLO SEI

LUCIFERO RISORGE

Mancavano davvero una manciata di Sigilli allo scoppio dell'Apocalisse, Layla se lo sentiva fin nelle ossa. Era una sensazione oppri­mente, quasi come se una forza invisibile le stesse rendendo difficoltosa la respirazione.

Come se non bastasse, poi, Dean era sparito due giorni prima alla ricerca del fratello e, da allora, lei e Bobby non avevano più saputo nulla di nessuno dei due. Non che Layla si stesse preoccupando; immaginava che due uomini fatti e finiti come i fratelli Winchester fossero più che in grado di badare a se stessi, ma c'era una voce di sottofondo che le faceva temere il peggio. Dopotutto, la fine del mondo per come lo conosce­vano tutti stava per arrivare e la scomparsa di due Cacciatori famosi come i Winchester non era affatto un bel segno.

La notizia delle condizioni di Sam l'aveva turbata. Non si sarebbe mai immaginata che quel ragazzo potesse essere dro­gato di sangue demoniaco... Diamine, se avesse ancora avuto i suoi poteri l'avrebbe letteralmente visto subito! Anche quello non era un buon segno. Già il più giovane tra i due fratelli era destinato a spezzare l'ultimo Sigillo, ora che era anche drogato erano davvero tutti pronti a perdere la pelle. Non osava imma­ginare cosa sarebbe successo. Temeva anche che ci fosse qual­cosa di più profondo sotto la sua assuefazione a quella nuova specie di droga. Non riusciva a spiegarsi quella sensa­zione, quasi come una brutta previsione di ciò che sarebbe potuto accadere, ed era certa che non sarebbe stato qualcosa che il ragazzo avrebbe gradito. Era così coinvolto, così im­pantanato in quella dipendenza che ora stava rischiando di mandare all'aria tutto il mondo.

«Io esco,» annunciò all'improvviso, alzandosi dal letto e guardano Bobby. L'uomo aveva le mani nei capelli: stava cedendo an­che lui, alla fine.

«Non ti allontanare troppo,» sospirò lui in risposta, ap­poggiandosi meglio allo schienale della sedia.

«Tranquillo,» fu la risposta di lei, prima di prendere la giacca di John appesa alla testiera del suo letto. Se la infilò, chiuse la zip, prese il cellulare e uscì nell'aria fredda di quella mattina.

Rimase per qualche minuto in piedi sul portico, gli occhi chiusi e il naso all'insù, come a godersi la frescura che le piz­zicava la pelle del volto. Poi si sedette sul gradino in legno e appoggiò la schiena alla colonna che sorreggeva il tetto del portico.

Perfino da quella posizione riusciva a vedere, davanti a sé e leggermente alla sua destra, le montagne di auto ormai rese rottami e che una volta erano state simbolo di potenza e velo­cità. Sarebbe finito così anche quel mondo? Dopotutto, la spe­ranza non era mai molta, e soprattutto non lo era in quel mo­mento.

Avrebbe dovuto fare di più. Avrebbe dovuto esserne an­cora in grado. Non si era ancora affezionata a quel minuscolo pianeta, ma alcune persone che lo abitavano le stavano a cuore: il signor Schwimmer, John Winchester, anche se ormai era morto, e i suoi due figli, Bobby Singer, che aveva appena conosciuto e che si era già infilato sotto la sua pelle, aprendosi una strada fino ad accucciarsi nel suo cuore umano. Voleva an­cora un mondo di bene perfino a Riley, anche se ora era un demone, anche se forse lo era sempre stata. I suoi messaggi insistenti le facevano capire che là fuori c'era qualcu­no che teneva davvero a lei così tanto da preoccuparsi costantemente e, nonostante ciò, non riusciva a convincersi a scriverle qualcosa o a rispondere alle sue chiamate. Si diceva che aveva bisogno di pensare, ma - sotto sotto, nel profondo del suo cuore - sa­peva che la realtà era un'altra, sapeva che non aveva voglia di accettare ciò che era successo, di elaborarlo in un pensiero compiuto.

Scosse la testa e, appoggiatala alla colonna in legno dietro di lei, sollevò lo sguardo al cielo.

Non era completamente nuvoloso, non come lo era stato il giorno prima, quando c'era stata la continua minaccia di un acquazzone. Qua e là, all'orizzonte ma anche più vicino, si riusciva ad intravedere il cielo azzurro e il sole che, oltre quella spessa coltre di nuvole grigiastre, bruciava ancora im­perioso nell'universo. Una volta, quando era stata un angelo e ancora in compagnia di Lucifero, aveva fissato quella stella e, con suo fratello, si era chiesta se sarebbero mai stati presenti il giorno in cui finalmente si sarebbe spenta. Era una cosa che la incuriosiva, vedere quella piccola galassia rallentare fino a fermarsi e a diventare buia. Ora che era umana quell'eventualità futura la incuriosiva ancora di più, anche se sapeva fin troppo bene che se ne sarebbe andata miliardi di anni prima e avrebbe lasciato suo fratello da solo, sul bordo dell'oblio, ad osservare un ammasso di fuoco spegnersi lenta­mente.

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