CAPITOLO DODICI
LAYLAHEL
Seduta sul gradino del portico di casa Singer, Layla pensava a quella mattina e alla sera precedente.
Aveva conosciuto Jo ed Ellen, che avevano trascinato i Winchester a River Pass per l'attacco di Guerra. Se le era quasi immaginate più vecchie e quasi accartocciate, non sapeva come esprimerlo, ma le aveva trovate abbastanza simpatiche. Certo, l'avevano fissata confuse per buona parte del tempo che avevano passato lì, ma lei aveva cercato di scrollarsi dalle spalle la sensazione di inquietudine che aveva provato. Dopotutto, poteva anche capirle. Anche lei si sarebbe domandata chi cavolo fosse quella persona comparsa dal nulla e che aveva messo le tende a casa di Bobby.
Dean, invece, era stato quasi sollevato di quel cambiamento. La sera prima, dopo cena, mentre gli altri continuavano a studiare informazioni su strani meeting di Mietitori in Missouri, l'aveva portata fuori e si era seduto accanto a lei su quello stesso gradino su cui si trovava ora.
«Mi dispiace per come ti ho trattata,» le aveva detto, guardandola con la coda dell'occhio.
Lei aveva fatto spallucce e gli aveva sorriso. «Non ti preoccupare, sono stata io a sbagliare.» Poi aveva sospirato e sollevato lo sguardo verso il cielo. «A dire la verità sbaglio sempre, in continuazione, e con tutti.»
Dean aveva ridacchiato. «Mi stai dicendo che non sono speciale, quindi?» e lei aveva riso con lui.
Poi, quando il Cacciatore era rientrato, lei era rimasta seduta lì fuori, con la brezza fresca della sera che le soffiava sulla pelle, raffreddando il sudore provocato dalla calda giornata passata ad esercitarsi a sparare con una calibro .45. Era andata bene, aveva pensato. Diamine, più che bene! Se pensava a quella prima mattina in cui aveva fissato a disagio il cinghiale di cartone davanti a lei...
«Ehi,» era stato un sussurro e per poco Layla non aveva lasciato correre, dando la colpa al venticello che ancora non era cessato. Ma quando si era girata, Samuel Winchester si stava sedendo accanto a lei.
Gli aveva sorriso.
«Spero si sia scusato,» aveva riso e lei aveva annuito.
Erano rimasti seduti immobili fino a notte fonda, a guardare il cielo e le nuvole che passavano. Pian piano lei aveva ceduto alla stanchezza, aveva appoggiato la testa sulla sua spalla e lui l'aveva circondata con il braccio destro.
Anche in quel momento, con il sole quasi all'apice del suo percorso, Layla fissava il cielo. Presto o tardi Bobby l'avrebbe mandata a far sviluppare la foto di gruppo che avevano fatto qualche ora prima e in cui avevano trascinato anche lei e finalmente la sua giornata avrebbe davvero avuto inizio.
Anche se, per una volta, non aveva voglia di iniziare.
Avrebbe preferito rimanere seduta lì, con il sapore della polvere del cortile che sembrava mescolarsi alla sua saliva, con la maglietta che sembrava appiccicarsi alla pelle per via del sottile strato di sudore che la ricopriva da capo a piedi.
C'erano così tante cose che ancora voleva fare, in quel mondo, prima che Lucifero lo spazzasse via. Perché sapeva che non avrebbe trovato un modo per farla tornare. Non tanto perché non si fidava della parola che lui le aveva dato, quanto più perché loro Padre non glielo avrebbe permesso, non lo avrebbe permesso a nessuno dei due.
Forse - e le si apriva in due il cuore, a pensarlo - avrebbe dovuto aiutare i Winchester a rimandarlo indietro, a rimandarlo nella Gabbia, all'Inferno. Sapeva, in fondo, che quella era l'unica strada che le avrebbe permesso di sopravvivere. Ma non era sicura di farcela.
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Being human
FanfictionLayla è un angelo caduto, bandito dal Paradiso per il suo profondo affetto nei confronti del fratello Lucifero. O, almeno, questo è ciò che le viene fatto credere. Conscia dei mille buchi nei suoi ricordi, che fanno acqua da tutte le parti, dovr...