1° CAPITOLO

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《Andiamo?》 《Si arrivo... solo un attimo》urlo dal bagno. Riccardo mi sta aspettando in salotto, e come sempre sono in ritardo. Non mi smentisco mai. 《Eccomi》 lo raggiungo prendendo il giubbotto di pelle. Mi raggiunge da dietro e mi abbraccia. Poso la testa sulla sua spalla e mi lascio coccolare un po'. 《 Facciamo tardi...》 Mi chiudo la porta alle spalle e salgo nella sua auto.   《 Va tutto bene?》 mi chiede appoggiando una mano sulla mia gamba. Lo guardo e mi tranquillizzo all'istante. Annuisco e punto il mio sguardo fuori dal finestrino ammirando Bologna e i suoi bellissimi colori in primavera. Riccardo parcheggia fuori l'ospedale e mi accompagna al primo piano per la riabilitazione settimanale.     《 Ci vediamo tra un'ora》 si avvicina e mi lascia un soffice bacio sulle labbra prima di allontanarsi. Resto lì ferma a guardarlo fino a quando non scompare oltre il corridoio. Mi siedo su una poltroncina fuori lo studio e attendo che il dott. Tommasi mi chiami. Prendo una rivista e comincio a sfogliarla leggendo qualche gossip. Non sono particolarmente interessata a quello che c'è scritto, ma lo faccio per far passare un po' il tempo. 《 Beatrice, vieni è il tuo turno》 il dott. Tommasi si affaccia alla porta del suo studio. Mi alzo e lo raggiungo all'interno. Il suo ufficio è un spazio ben arredato. Mi siedo sulla poltroncina azzurra davanti alla sua scrivania e lo osservo mentre controlla qualcosa al computer. 《 Allora come stai questa settimana?》
mi chiede rivolgendomi il suo sguardo. Il dott. Tommasi è un uomo sulla quarantina, alto capelli ben pettinati e occhi verdi come due smeraldi. 《 Allora?》 incalza. 《 Abbastanza bene...》 rispondo abbassando lo sguardo sulle mie mani intrecciate. 《 Hai fatto gli esercizi?》 Annuisco senza alzare lo sguardo. 《 Beatrice》 richiama la mia attenzione, ma io non rispondo. 《 Ho parlato con tuo padre》 inzia 《 è preoccupato per te》 mi spiega nel modo più dolce in assoluto. 《 Preoccupato per cosa?》 chiedo strafottente. 《 Mi ha spiegato dei tuoi incubi, del fatto che la notte non dormi perché c'è qualcosa che ti tormenta... non lasci più avvicinare nessuno se non il tuo ragazzo Riccardo; ti sei costruita un muro e non lasci entrare nessuno... insieme abbiamo pensato che forse ti farebbe bene parlare con una psicologa》 mi spiega. Mi alzo di scatto dalla sedia e la spingo lontano da me. 《 Una strizzacervelli eh?》 chiedo ironica 《 cosa volete saperne voi di me? Quando non sapete come risolvere una cosa o meglio una persona la spedite subito da quelli che pensano di aver capito come funziona il cervello umano... sa che le dico dott. Tommasi che avrei preferito morire in quell'incidente piuttosto, almeno vi avrei evitato una fatica in più.》 Raccolgo la borsa ed esco dallo studio. 《 Beatrice aspetta》 il dott. Tommasi mi chiama, ma non mi volto. Cerco di accellelare il passo, ma maledetta gamba che non me lo permette di fare. Scendo le scale ed esco dall'edificio. Ho la testa affollata di pensieri, non riesco a ragionare o a pensare lucidamente. Vorrei solo correre via da questo posto e andare il più lontano possibile. Cammino per le strade di Bologna senza avere una meta precisa. 《Ahia》 rallento il passo perché la gamba comincia a farmi male. Come sempre o come in tutti quei momenti in cui voglio scappare da qualcosa vado a trovare mia madre. Mi siedo sull'erba fresca e guardo la sua foto incisa nella lapide. I suoi occhi azzurri mi fissano ed è come se la sentissi accanto a me. Qualcosa di caldo e bagnato mi riga il viso: è una lacrima. Porto la mano al viso e la tolgo. Era da molto, forse troppo tempo che non piangevo. Mi rannicchio su me stessa e mi lascio andare a quel dolore che mi attanaglia il petto e mi distrugge la mente. Come potevo pensare di potercela fare come se nulla fosse? Perché mi ostinavo a far credere che tutto era tornato alla normalità? In fondo lo sapevo, anzi lo avevo sempre saputo... una parte di me era morta in quell'incidente.

《 Sapevo che ti avrei trovata qui》 dice una voce alle mie spalle. Mi asciugo le lacrime e mi giro per vedere di chi si tratta. 《 Riccardo》 sussurro appena. Si siede al mio fianco e mi stringe in un abbraccio. Appoggio la testa sul suo petto e mi lascio andare a singhiozzi rumorosi. 《 Bea ora ci sono io... insime ce la faremo vedrai》 mi sussurra accarezzandomi i capelli. Ci lasciamo cullare da un vento leggero e restiamo lì per un tempo infinito senza dire nulla. Poi Riccardo decide che è giunto il momento di tornare a casa e mi accompagna alla sua macchina. 《 Grazie per tutto quello che fai per me》 mi avvicino e gli schiocco un dolce bacio sulla guancia. Si volta verso di me e mi guarda intensamente. 《 Cosa c'è?》 gli chiedo. 《Ci tengo davvero tanto a te Beatrice e voglio che tu stia bene》 dice spostandomi una ciocca ribelle dietro l'orecchio. Lo abbraccio di slancio e lo sento sorridere contro la mia pelle. Mi stacco controvoglia, lo bacio e scendo avviandomi verso casa. Apro la porta, appoggio il giubbotto sul divano. So che mio padre è in casa e so che è arrivato il momento di parlare. Mi dirigo alla cucina e lo trovo seduto al tavolo mentre fissa la tovaglia. Mi si spezza il cuore a vederlo in quello stato e so che è tutta colpa mia.
 《 Papà》lo chiamo. Alza lo sguardo su di me e non lo riconosco. Sembra invecchiato e stanco, profonde occhiaie gli contornano gli occhi azzurri. Mi avvicino, sposto la sedia accanto a lui e mi siedo. 《 Tesoro》 chiama. Ci guardiamo per un istante e quell'istante mi basta per capire che devo fare qualcosa, che devo cambiare questa situazione, perché non sto facendo del male solo a me stessa, ma anche a tutte le persone che mi stanno vicine. Lo abbraccio e lo stringo forte.     《 Papà scusa》 comincio con la voce tremante 《 scusa per tutto il male che ti sto causando... sono stata egoista perché ho pensato solo a me stessa senza rendermi conto che stavo facendo del male anche alle persone che mi stanno più a cuore.》 Si stacca dal mio abbraccio e mi guarda dritto negli occhi 《 piccola mia... odio vederti così, mi ammazza vederti in questo stato... mi sono scervellato più e più volte per capire cosa potevo fare...》 spiega. Quelle parole fanno male perché mi fanno capire quanto lui stia soffrendo. 《 Beatrice ho parlato con il dott. Tommasi per farmi consigliare come agire... devi essere forte e affrontare quello che è successo, solo così potrai andare avanti... non sei sola hai me e Riccardo》 dice stringendomi le mani. 《 Hai ragione... ma ho paura perché non so se sono pronta》 la mia voce è poco più che un sussurro.     《 Devi farlo Beatrice... ti prego》 risulta come una supplica. Ha ragione devo farlo, devo affrontare quel terribile passo se voglio andare avanti.

L'AMORE CAMBIA CHI SIAMO 2 COMPLETAWhere stories live. Discover now