28° CAPITOLO

712 52 29
                                    

CHRISTIAN'S POV


Sono ritornato in questa umida cella che per mia sfortuna condivido con un altro tizio che ha  tutta l'aria di uno che non si lava da molto, o forse troppo tempo. Cerco di girargli alla larga e di non infastidirlo il più possibile; sembra un personaggio un po' suscettibile e non voglio essere una suo vittima. Mi siedo su quello che ha l'aspetto di un letto, ma che letto in fondo non è... è una brandina dura come il cemento e cigolante. Penso a quegli occhi bellissimi che ho cercato di imprimere nella mia mente il più possibile, prima quando lei era qui da me. Ho visto quanto soffriva e quanto cercava di non farmi vedere che stava male, ma ormai ho imparato a leggere i suoi occhi e so quando qualcosa la turba. Da quando sono qui, ovvero tre giorni, questa è stata l'unica nota positiva, rivedere Beatrice. Ci eravamo appena ritrovati e ora siamo di nuovo lontani, ho paura che mi sciovoli di nuovo via  dalle mani e se ne vada ancora una volta; non voglio questo perché la amo così tanto, ma so che questa volta non sarà così. Beatrice mi ha dimostrato quanto è disposta a fare per me, a quanto è disposta a rischiare per farmi uscire di qui e ammetto che per questo sì ho molta paura... paura che possa accaderle qualcosa di brutto, paura che si possa mettere in pericolo. Ma è testarda e quando si mette in testa una cosa deve per forza essere così. Essendo a uno dei piani superiori dalla piccola finestra posso guardare oltre le mura di questa struttura, e vedo questo sole grande e rosso che tinteggia di diversi colori l'estate, e in fondo... in fondo il mare con i gabbiani che schiamazzano ricordandomi com'è la libertà e come vorrei ammirare tutto questo vicino a lei. Qualcosa di umido e bagnato scorre lungo le mie guancie e mi accorgo che sto piangendo; sto piangendo come un ragazzino, come non ho mai fatto prima, è come se mi stessi liberando di tutte le emozioni che sto trattenendo da troppo tempo e vedere Beatrice scomparire oltre quell'inferiata mi ha provocato un vuoto enorme. La mia piccola. Guardo sempre fuori da questa finestra e intravedo un coppia: una ragazza ed un ragazzo per mano che passeggiano per le strade vicino al carcere, sembrano felici e guardano, sorridendo qualcosa avanti a loro, poi un piccoletto si avvicina a loro prendendoli per mano e tirandoli con forza. I due scoppiano a ridere, il papà prende il bambino caricandoselo sulle spalle e si allontanano scomparendo dalla mia vista. Spero che un giorno anche Beatrice ed io saremo così, felici e spensierati con una famiglia tutta nostra, magari lontano da qui.

<< Ehi tu... la mangi quella roba? Sennò la mangio io...>> sento una vociona irrompere nel mio sonno; mi giro e vedo il tizio con cui condivido la cella dritto ai piedi del mio letto che mi chiama scuotendomi con le sue manacce unte. << Fa pure...>> rispondo controllando appena quello che c'è sul tavolino. Devo essermi addormentato con i miei pensieri ieri sera e non mi sono accorto nemmeno dell'ora di cena. Mi stiracchio le osse e mi tiro su a sedere, volgo lo sguardo all'uomo e lo vedo mentre addenta una coscia di pollo trangugiando del ceffè. Mi viene quasi il voltastomaco, ma cerco di trattenermi e vado verso verso il lavandino vicino al suo letto per rinfrescarmi un po' la faccia: non vedo l'ora di fare una bella doccia e levarmi via questo odore. Prendo la mia tazza di caffè e siedo su una sedia guardando il soffitto per non incrociare lo sguardo del tipo seduto di fronte a me. << Avanti tutti fuoriiii>> grida un agente battendo col manganello sulle porte d'acciaio, così insieme al mio compagno ci alziamo in piedi e aspettiamo che la porta della nostra cella si apra. Una fila interminabile di carcerati che sfila lungo il corridoio, frementi per la loro ora di libertà. Siccome non voglio socializzare con nessuno, prendo un libro e mi apparto in un angolo del giardino; ' Le avventure di Tom Sawyer' speriamo almeno sia interessante. E così inizio a leggere distogliendo lo sguardo ogni tanto per vedere cosa succede in giro, ma nulla che mi interessi veramente. Pensavo che anche Francesco e Alan fossero rinchiusi in questo carcere, ma da quello che sono riuscito ad estrapolare a qualche detenuto, sono stati trasferiti al Regina Coeli qualche mese fa, e per fortuna perché sennò avrei potuto ammazzarli e allora sì che dovevo rimanere qui sul serio. Alcuni si mettono a giocare a calcio, mentre altri fumano la loro sigaretta parlando in gruppetti ed escogitando qualche modo per scappere da questo postaccio. Spero che la giustizia riconosca il suo errore e mi liberi al più presto, voglio tornare a casa da Beatrice e andarmene per sempre insieme a lei. A mezzoggiorno veniamo fatti rientrare per pranzare, ovviamento in quelle quattro mura che sono le nostre celle. Oggi la casa offre minestra di non so cosa e non voglio nemmeno saperlo, purè che sembra di qualche settimana fa tant'è che rischio che la forchetta ci rimanga incastrata dentro e carne dura come la suola di una scarpa. Bella merda! Mangio quel poco che mi consenta di non svenire e mi butto nella mia brandina prendendo il mio blocknotes; l'unica cosa che mi hanno concesso di avere. Decido di imprimere in questa carta spessa e impolverata il tramonto che ho visto ieri sera, il tramonto che piace alla mia Beatrice.

<< Sei bravo però>> commenta il tipo accostandosi a me e guardando il disegno

Oops! This image does not follow our content guidelines. To continue publishing, please remove it or upload a different image.

<< Sei bravo però>> commenta il tipo accostandosi a me e guardando il disegno. Mi alzo appena con la testa e vedo per la prima volta comparire un sorriso sulla sua espressione. << Grazie>> farfuglio grattandomi la nuca e sento come se gli dovessi una spiegazione. << Sai, sono stato rinchiuso in orfanotrofio quando ero piccolo...mia madre mi ha abbandonato lì e non si è più fatta viva... ero un bambino molto vivace, ma esprimevo molto poco i miei sentimenti, l'unico che me lo permetteva era il disegno. Tramite quello riuscivo ad esprimero quando ero arrabbiato o quando ero felice, era la mia valvola di sfogo ecco>> spiego tutto d'un fiato. Alzo lo sguardo su di lui e lo vedo con la faccia corrucciata... merda forse ho esagerato! << Scusa non volevo essere troppo...>> ma mi interrompo subito quando lo vedo prendersi una sedia e sedersi davanti a me. << Anch'io ho avuto un'infanzia difficile... mio padre era un uomo violento e picchiava tutte le sera prima mia madre e poi me e mio fratello... aveva tanta rabbia repressa e la sfogava su di noi... riduceva mia madre uno schifo>> inizò a raccontare e si vedeva dalla sua espressione quanto fosse difficile per lui parlarne << una sera è tornato a casa ubriaco marcio, ha impugnalato la pistola e ha ucciso mia madre davanti ai nostri occhi... voleva ammazzare anche me e mio fratello, ma mio fratello si è buttato su di lui cercando di togliergli la pistola e mi ha dato la possibilità di scappare... così sono scappato correndo senza mai voltarmi indietro... e non ho più fatto ritorno in quella casa>> termina passandosi una mano sulla testa quasi calva. Il cuore mi si scioglie un po' dopo quello che ho appena sentito, in fondo anche lui è stato vittima di un passato ingiusto, vittima delle circostanze e ora lo vedo sotto un'altra luce, tutta lo fortezza che si è costruito attorno è solo per difendersi dagli altri. << E posso chiederti come mai sei finito dentro?>> azzardo poi. << Mia moglie mi ha accusato di stalking e rapina... ma purtroppo quella che ha rubato tutto è stata lei, mi ha preso ogni cosa facendo ricadere la colpa su di me...>> spiega strigendo un pugno, perchè a quanto pare quella cosa gli fa ancora molta rabbia. << La solita giustizia di merda>> commento abbozzando un sorriso. << Io sono Manfred>> dice poi porgendomi la mano, << piacere Manfred, io sono Christian>> dico stringendola.

L'AMORE CAMBIA CHI SIAMO 2 COMPLETAWhere stories live. Discover now