I can't pretend

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Le urla stonate degli abitanti riempivano le orecchie del castano. Bambini, donne, alcuni uomini e anziani.
Tutti spaventati a morte dai giganti che nuovamente avevano oltrepassato le mura.
-Sono tanti- il biondo strinse i denti mentre le sue mani tremavano ansiose, aveva paura anche lui. Paura, come tutti.
Eren poggiò la propria mano sulla sua spalla -va tutto bene... Ce la caveremo Armin- provò a sorridergli nel modo più sincero che riusciva a fare, provando a trasmettergli del coraggio, il minimo che poteva fare.
Armin provò, scettico, a ricambiare quel suo sorriso -d'accordo- sussurrò esitante.
-Dobbiamo andare...- mormorò a denti stretti Mikasa, stringendo con forza le spade alle sue mani. Eren si allontanò da Armin, guardando ciò che stava di fronte a loro.
Altre urla, strazianti. Ognuna più dell'altra.

Quanti giganti bisogna ammazzare per sentirsi meglio? Per far si che il peso dei ricordi si alleggerisca almeno un po'.
Uno, due, tre... Sette... Nove...
Lentamente i giganti morti aumentavano. Lentamente, come i giganti, anche gli umani morti aumentavano.

Un altro gigante morto.
Lo guardo del castano si fermò. Mikasa, Armin, Jean... Nessuno. Non riusciva a vedere nessuno. Nessuno che conoscesse... Nessuno che potesse dargli forza con uno sguardo. Dove...? Dove sono tutti?
I suoi occhi si riempirono di lacrime che non osavano scendere e bagnargli le guance.
Era immobile su uno dei tetti, non riusciva a muovere neanche un muscolo. Non riusciva a distogliere lo sguardo mentre le urla dei suoi compagni si univano a quelle degli abitanti intrappolati.
Cosa mi sta succedendo? Perché...? Non sentiva l'aria e con espressione assente tremava di fronte a quella scena.
-Eren...- una voce fredda, gelida come la brezza che colpì le spalle del castano, pronunciò il suo nome.
Il ragazzo si voltò lentamente mentre una sottile scia di sangue gli attraversò il viso.

I suoi capelli corvini venivano spettinati appena dal vento, mentre lentamente, pian piano, si avvicinava al castano.
-Cosa ci fai fermo lì?- le sue labbra si strinsero in una linea dura, con un passo svelto si avvicinava a lui.
Gli strattonò un braccio stritolandolo e provando a svegliarlo e portarlo via dal suo mondo. -Svegliati moccioso- mormorò rabbioso.
-I-Io...- non sapeva perché, ma le parole erano solo un sottile sussurro. -Cosa ti prende?- strinse i denti irritato mostrando uno sguardo furibondo.
-Loro... Loro non...- balbettava non sapendo più cosa fare. Non sapendo cosa dire.
Sentiva ancora le urla, come se stesse rivivendo quel giorno. Come se stesse rivedendo il viso sofferente di sua madre, mentre pronunciava un silenzioso addio.

Gli occhi verdi vennero portati alla realtà da quei grigi. Che per una volta, non erano rigidi o freddi. Per una volta, sembravano caldi, stanchi di fare finta. Come se, non comprendessero soltanto la sua paura. Sembrava esserci altro. Qualcosa di più profondo e intenso, che nessuno avrebbe mai potuto comprendere.

Le braccia del corvino avvolsero il castano, nonostante la differenza d'altezza.
Eren rimase in bilico, con gli occhi spalancati e il respiro sospeso mentre una sottile lacrima gli attraversava la guancia.
-Ce la puoi fare... Perché sei tu- sussurrò rassicurando. Eren chiuse gli occhi ricambiando, per gli ultimi secondi che gli rimanevano, quell'abbraccio.
Levi lo lasciò andare sospirando -vai- mormorò con un cenno della testa.

Quel momento fece battere il cuore del ragazzo che, perplesso, si fece coraggio e affrontò la situazione.
E molti furono i giganti uccisi grazie alla sua mano ferma.
"Perché sei tu" quella frase gli donava così tanta forza ed energia.

Mancava poco alla fine. Lo sapeva. Ne era certo.
Si spostò da un palazzo all'altro. Poi ad un altro e un altro ancora. Di nuovo e... Purtroppo, la distanza non gli permise di arrivare dove aveva ammirato.
Stava cadendo, cadeva con un cadavere senza vita, mentre un gigante si era posizionato sotto di lui, pronto con la bocca spalancata.
Era di nuovo paralizzato. Non gli sembrava neanche più di respirare. La mente era bloccata. E quella frase, che tanto lo rassicurava, sembrava essersi dissolta e le sue ceneri portate via dal vento.
Una lacrima, solo essa era riuscita a sfuggire a quel nulla che gli impediva ogni cosa.

Qualcosa gli afferrò il braccio lo tirò via.
Eren notò di sfuggita il mantello verde e qualche ciocca corvina, mentre veniva scaraventato su uno dei tetti, il più vicino.
Era sorpreso. Scioccato. Confuso.
Guardò velocemente verso la fine che lo stava per travolgere. E lì, gli mancò il fiato.
Quel viso, quelle mani, quello sguardo.
Non provava neanche a spostarsi. Ed Eren vite il suo equipaggiamento mancante.
-Caporale- con le lacrime agli occhi urlò -Caporale- urlò ancora con tutta la forza che aveva -Levi- urlò con tutta l'aria che gli era rimasta nei polmoni, più disperato che mai.
Allungò la mano e la stessa fece l'altro, mentre un amaro sorriso aleggiava sul suo viso. -No- urlò ancora il castano disperato, gettandosi di nuovo nelle fauci del gigante, da dove era stato salvato.

Riusciva a sfiorare la sua mano, fino a raccoglierla. Riuscì ad avvicinare il corvino a sé. E lo abbracciò, chiudendo gli occhi e assaporando quel l'attimo che prima non riuscì a godere a pieno.
Gli occhi di Levi si chiusero a loro volta, ricambiando il castano con la stessa morsa mentre... Mentre tutto... Diventava buio.

 Diventava buio

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𝑂𝑢𝑟 𝑆𝑡𝑜𝑟𝑦 - One Shots - ERERI Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora