An Earthquake! - Parte Prima

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Stavolta, quando si trovò di fronte alla villetta di Williams, Scott trovò la porta chiusa in modo rassicurante. Ora appariva una casa quasi normale e si sentì almeno un po' rasserenato. Suonò il campanello.

Ad aprirgli fu un uomo sui quaranta, ma non era affatto l'artista: alto, biondo rossiccio e con gli occhi chiari, lo sguardo stanco e obliquo e le spalle larghe, il viso lentigginoso. Indossava un maglione largo e bordeaux sopra una camicia azzurra. Squadrò Scott senza apparentemente mutare espressione.

"Tu devi essere Scott Wilson, se non mi sbaglio" disse l'uomo con un accento marcato che aveva tutta l'aria di essere scozzese.

Preso in contropiede, Scott ricordò vagamente che Williams aveva fatto riferimento a un convivente che era via, in Europa, la prima volta che lui era stato lì. Pensò che si trattasse proprio di quella persona e lo studiò meglio. Aveva l'aria di star facendo lo stesso, ma molto più celermente.

"In effetti aveva ragione. Non passi inosservato" disse l'uomo biondo. "E sei dannatamente giovane."

"Con chi ho il piacere di parlare?"

L'uomo allungò una mano con cautela, la presa quasi evanescente: "Nicolas Yard, sono il manager di Hunter. Entra pure."

Gli fece largo e Scott si ritrovò catapultato di nuovo in quella bella villetta moderna e luminosa, decisamente più ordinata della prima volta in cui ci era stato. Si guardò attorno, mentre Nicolas chiedeva: "Vuoi un tè? Un caffè?"

"Una bibita, magari."

"Una bibita" confermò l'uomo, quasi con divertimento. La sua fronte si aggrottò in almeno tre rughe: "Qualche particolare preferenza?"

"Una coca cola va bene, grazie."

L'altro aprì il frigo e pescò una coca – bottiglietta di vetro, Scott apprezzò il tocco di classe – e gliela allungò mentre il ragazzo si guardava attorno e si sedeva su uno sgabello. Aveva tutta l'aria che non ci fosse nessuno in casa a parte loro due.

"Il signor... Williams?"

Yard si appoggiò al tavolo della cucina e incrociò le braccia. Lì, ricordò Scott, aveva beccato Williams con la sua assistente in atteggiamenti intimi. Chissà se quell'uomo lo sapeva; si era fatto l'idea che ci fosse una relazione intima pure tra loro – soprattutto, fra loro.

"Di sopra, nell'atelier. Gli ho ricordato quattro volte il vostro appuntamento, dunque tra circa venti minuti dovrebbe esserci" rispose Yard. "In casi d'emergenza e solo in casi di emergenza capita che lo trascini di peso."

"Scusi se glielo chiedo ma voi due... State insieme?" domandò Scott invadente. Bevve, e spiegò: "L'altra volta Williams ha detto di avere una specie di 'marito', forse scherzava, ma..."

Per la prima volta, Yard rise: "Che dio me ne scampi e liberi!"

"Gli ho chiesto mille volte di sposarmi, ma non ha ancora voluto acconsentire" disse una voce alle spalle di Scott, facendolo trasalire. Hunter Williams emerse dalla porta, tutto impolverato, e camminò verso il convivente. Gli andò molto vicino e Yard parve quasi teso. "Comunque è un dettaglio, visto che stiamo insieme dalla bellezza di quasi vent'anni."

"Vent'anni?" ripeté Scott colpito. Da quando aveva fatto il proprio ingresso, Williams non l'aveva ancora guardato. Tutta la sua attenzione era per Nicolas.

"Diciassette. Non sono venti" corresse.

"Saranno venti molto presto" gli sussurrò l'artista quasi all'orecchio, evidentemente per provocarlo.

I rovi della lunaWhere stories live. Discover now