2

355 44 11
                                    

Victor

Sento le parole di Yūri trapassarmi il cuore come milioni di coltellate nel petto; non posso credere davvero a ciò che mi dice, non posso concepire il fatto che lui voglia abbandonare il pattinaggio, non posso sopportare l'idea di essere lasciato alle sue spalle assieme a quest'ultimo.
Si sfila l'anello che gli ho messo al dito appena la sera prima, consegnandomelo fra le mani assieme ad un enorme vuoto. Non so' cosa sia più gelido, se il metallo prezioso o l'atteggiamento di Yuri, che, scusandosi con delle misere parole di cortesia, mi volta le spalle e si dirige verso la porta.
Non posso restare a guardarlo mentre fugge via, non posso rimanere in silenzio quando la cosa più bella della mia vita mi scivola dalle mani.
Forse ho sbagliato ogni cosa durante questi otto mesi, forse non avrei dovuto approcciarmi con lui in questo modo, creando un rapporto troppo intimo e speciale che ha in qualche modo compromesso Yūri in piano sportivo. Ma non ho potuto fare a meno di osare con lui, di mettere a nudo i miei sentimenti pur di conquistarlo.
Dal momento in cui ho visto la sua esibizione sul web, dal momento in cui mi ha chiesto -anche se non lucidamente- di diventare il suo coach alla serata di gala, persino quando ho accarezzato il suo sguardo all'aereoporto, quando Yuri ritornava a casa da vinto, gran parte dei miei pensieri sono stati destinati a lui.
L'ho avuto fra le mani, e sentivo il potere di poterlo modellare a mio piacimento come fosse argilla, ma non avevo bisogno di cambiarlo. Lui era già un'opera perfetta in tutta la sua completezza.

Di scatto mi alzo in piedi, dirigendomi verso di lui senza nemmeno distrarlo. Stringo forte l'anello nel palmo della mia mano ancora umida dalla doccia appena fatta, mentre affogo nella schiena di Yuri, immobilizzato dal mio abbraccio.
Siamo due respiri tenuti stretti dalle mie mani. Prendo fiato irregolarmente, sopraffatto dall'enorme paura che ho di perderlo, mentre lui inizia a far sobbalzare bruscamente il suo petto in cerca d'ossigeno. Capisco che c'è del rimorso in lui, capisco che non avrebbe mai voluto dire certe cose, tantomeno non sarebbe mai riuscito ad andarsene.
Oh Yūri, cosa ti passa per quella testaccia?
Con una mano percorro il suo petto, arrivando finalmente a sfiorargli il mento, avvicinando le mie labbra al suo orecchio. La punta del mio naso si arriccia quando alcune ciocche morbide dei suoi capelli scuri mi sfiorano, ed il suo inebriante profumo mi da' il coraggio di parlare, trattenendo l'angoscia che si sta materializzando in lacrime nei miei occhi.
«Io ti amo Yūri, non posso lasciarti andare via.»
Lui si morde il labbro, contraendo ogni muscolo del corpo. Scrolla le testa bruscamente e stringe i pugni;
«Victor ti prego...»
«Dimmi ciò che ti spaventa, sono qui, posso aiutarti, andrà tutto bene.» le parole ormai sfrecciano fuori dalla mia bocca senza un filo logico, ma continuo a fare di tutto per tenerlo ancora un po' attaccato a me.
Yūri si libera dalla mia presa, voltandosi bruscamente difronte a me, alzando gli occhi e guardandomi dal basso verso l'alto. Gli occhiali gli si sono dolcemente storti da un lato, e il suo labbro è ormai martoriato dai morsi che continua a darsi nel tentativo di trattenersi.
Sto fermo, immobile. Non azzardo nessun tipo di contatto, o tantomeno parlo, sono troppo concertato sui suoi occhi per cercare invano di continuare a tenerlo a me. Yūri abbassa il capo, per non farmi accorgere che delle lacrime silenziose gli stanno graffiando il viso morbido, e che i suoi occhiali da vista adesso si sono spinti troppo in avanti e rischiano di cadere.
Se prima il mio cuore era aperto in due metà da un dolore fatto di paura, adesso è squarciato in tanti pezzi, per l'ingenua tenerezza che mi trasmette.
«Ti ho deluso Victor.» mugugna.
Mi porgo in avanti, sorridendo falsamente, con fare nervoso;
«No, non è assolutamente vero.»
«Si invece, se...» sembra tanto imbarazzato, ma nel suo tono di voce traspare solamente rabbia e tristezza. Balbetta, si interrompe, ed io aspetto impaziente che completi quella breve frase.
«Se avessi vinto avremmo potuto, insomma...»
Mi fa tanta tenerezza Yūri, con quella sua voce timida e buona, con quella sua espressione delusa che cerca in tutti i modi di non mostrarsi a me. Gli prendo le braccia con le mani, facendo attenzione a non fare cadere l'anello ancora stretto tra due dita, scrollandolo dolcemente e chinandomi alla sua altezza.
Sorrido, impercettibilmente, ma lo faccio per lui. Perché Yūri è sempre stato capace di farmi star bene, anche quando, come in questo caso, mi fa male. Mi inumidisco le labbra secche con la punta della lingua, e poi sussurro dolcemente:
«Cosa? Coraggio, cos'è che ti spaventa dirmi?» di scatto lo stringo a me, sentendolo così fragile ed indifeso, con i polsi poggiati sul mio petto, e metà viso che mi accarezza la pelle nuda e fredda che scappa via dall'accappatoio. Trema, come ogni volta che riesce a mettere le mani su di me, mentre gli bacio la testa capelluta e gli massaggio la schiena. È caldo, ma allo stesso tempo sento trasparire un doloroso brivido gelido su di lui.
«Parlami Yuri, moya lyubov'.*» gli dico; rimane spiazzato, ma allo stesso tempo vivacemente incuriosito dalla mia pronuncia russa abbastanza difficile per lui. Entrambi abbiamo imparato a comprendere diverse parole, o addirittura frasi, della nostra lingua madre, ma Yūri non se la cava molto bene con il russo, e preferisce sempre scherzare su ciò con modi di dire in inglese, che entrambi siamo capaci di comprendere.
Ma stavolta non mi pone nessuna domanda sul nuovo vocabolo che gli o ho proposto, annuendo con espressione amareggiata, e stringendo più forte i pugni.
«Se avessi vinto, noi due, ci saremo sposati...» l'ultima parola la sussurra quasi fosse una bestemmia, adesso, divincolandosi contro voglia per fuggire dalle mie braccia.
Sorrido, non posso che fare altro.
Imprigiono di prepotenza il suo visto tra le mie mani, tenendolo ben alzato in direzione dei miei occhi, così da poter essere guardato da lui con la massima attenzione.
«Davvero credi che, anche se non ti aggiudicassi il primo posto, sarei capace di ritirare la mia proposta?»
«Tu non mi hai proposto nulla, è stata solo una frase detta in...» si zittisce non appena capisce che le mie mani hanno abbandonato il suo viso, e si sono concentrate sulla cintura della mia accappatoio, che si sta lentamente sfilando, lasciando intravedere qualsiasi a cosa.
Arrossisce, come se fosse la prima volta che mi vede in un contesto simile.
È proprio la sua ingenuità e la sua sincerità che mi fanno andare fuori di testa. Sarei capace di fargli qualsiasi cosa in questo momento, ma allo stesso tempo, non riesco a muovere un muscolo pensando che potrei farlo soffrire.
La prima volta che Yūri si convinse finalmente a cedere alle mie avance fu durante uno dei suoi abituali allenamenti. Era quasi sera, il palazzetto dello sport era deserto, e stava cercando di perfezionare la sua coreografia ormai da quasi tre ore. Era esausto, molto rigido ed insicuro nei movimenti. Io mi permisi di guidarlo, di pattinare per un breve momento assieme a lui, lasciandolo poi danzare a mezz'aria totalmente incantato dall'Eros che mi stava trasmettendo. Era così maledettamente bello e perfetto. Io lo baciai, lui fece lo stesso, e poi fuggimmo nella nostra euforia, chiudendoci negli spogliatoi, ormai in balìa di noi stessi. Yūri era terrorizzato, era evidente la sua insicurezza, ma anch'io, anche se non davo a vederlo, tremavo di terrore al solo pensiero di poterlo ferire troppo, di essere violento e rozzo su di un copro talmente puro e delicato.
Ma accadde, quel sogno peccaminoso e proibito, si era realizzato, e ripetuto.

«Ti proporrò due cose, adesso.» mi avvicino a lui con passo felino, costringendolo a cadere sul morbido tessuto del letto dalle lenzuola bianche. Ho poggiato il suo anello sul comodino, frettolosamente, con la paura di poterlo far cadere. La mia accappatoio è ormai aperta, oscilla ai lati dei mie fianchi, cadendo in maniera scomposta dalle mie spalle. Yūri respira pesantemente, limitandosi a fissarmi come se fossi la cosa più incantevole di tutto l'universo.
«La prima proposta sarà immediata, mentre l'altra, potrai ascoltarla solamente alla fine della prima. In ogni caso, non credo potrai rifiutarle entrambe.»
Deglutisce, tenendo il busto vicino al mio aiutandosi con i gomiti, tremando sul posto.
«Q-quale sarebbe la prima?» non riesce nemmeno a mettere insieme le parole, specialmente quando il mio inguine si poggia sul suo bacino, ed allora gemiamo di scatto insieme. Sento la sua erezione sfiorarmi attraverso il tessuto dei suoi pantaloni, e non ho nessun dubbio sul fatto che anche lui stia provando lo stesso piacere che mi ha appena attraversato la spina dorsale.
Sorrido, appagato, abbandonandomi del tutto a lui, e baciandolo con non troppa foga. Gli bagno le labbra, e poi faccio sfiorare i nostri nasi in un sospiro pesante e sofferente. Gioco con i suoi capelli, facendoli danzare tra le mie dita, sussurrandogli:
«Prenderesti tu i comandi, questa volta?»
Yūri sgrana gli occhi e afferra le lenzuola con forza quando mi distacco dalla sua erezione per avvicinarmi al suo collo. Poggio le mie labbra sulla sua pelle ed inizio ad assaggiarlo, leccandolo con la punta della lingua. Gli mordo il lobo dell'orecchio, e sento che, sotto di me, lui si irrigidisce e geme a voce bassa. Spero abbia capito cosa intendo dire, ma per essere più chiaro, ed incoraggiarlo, gli sussurro:
«Fammi tuo.»

*Amore mio.

Sei ovunque ||Victuuri||Otayuri|| ✔Where stories live. Discover now