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Yuri

Victor si è rimesso finalmente in piedi; non bastava la mia confessione ai due pattinatori riguardante la freddezza tra me e Otabek, anche la sorpresa del russo ha contribuito a mettermi in subbuglio lo stomaco.
Il mio cuore si è quasi fermato quando ho visto Victor camminare nella mia direzione, anche se alla fine è crollato tra le braccia di Yūri accanto a me.
Solitamente sarei stato geloso, e avrei sollevato un polverone, ma quando ho inquadrato il volto di Victor tinto di lacrime di gioia ho trattenuto con tutto me stesso l'emozione.
È stato un bene che non mi abbiano notato, avrei fatto davvero una figuraccia a piangere pateticamente come loro due. Non mi sarei mai aspettato che da un episodio simile sarei riuscito a trovare qualcosa di bello. Victor mi ha visto crescere e muovere i miei primi successi sul ghiaccio, ed io adesso ho il privilegio di stargli accanto mentre ritorna a vivere.
Sono tornato a casa da poco più di venti minuti, dopo aver messo tra i denti una poltiglia in scatola ed essermi lavato, mi sono letteralmente lanciato sul letto, sfinito come ogni estenuante sera delle mie giornate non proprio piacevoli.
Con i capelli arruffati sul viso e indosso una t-shirt larga che profuma di vaniglia, sento che ogni muscolo del mio corpo snello ed esausto si rilassa. Sospiro con tranquillità, ad occhi chiusi, godendo ogni nota di silenzio e bordo di penombra che mi cullano con quiete.
Allungo il braccio tra le lenzuola morbide, prendendo fra le mani il mio cellulare poco distante dal mio viso. Fisso il display che si illumina fastidiosamente, guardando distrattamente l'orario, fermandomi a riflettere allo stesso tempo sul consiglio di Victor e Yūri.
Dopotutto dovrei chiamare Otabek, dovrei chiarirmi con lui al più presto, e comportarmi da persona matura. La rosa bianca che mi ha regalato è quasi completamente appassita, ed inutili sono stati i miei tentativi di tenerla in vita più al lungo possibile, purtroppo anche i fiori più belli sfioriscono. E credo che anch'io, come questa rosa dalle spine tagliate, sto perdendo la mia bellezza senza nessuno che si sappia prendere abbastanza cura di me.
Appuntato con una graffetta c'è anche quel biglietto bianco che traspare dietro la luce della mia abat-jour. Le parole di Otabek le ho stampate sull'anima. Io sono il suo libro, la sua storia ancora tutta da scrivere, che però è andata in fiamme tra le sue labbra.
Corrugo la fronte e lascio che il mio braccio ricada lungo il materasso con un tonfo morbido. Sono stanco, pensieroso e di chiamarlo proprio non ne ho voglia. Non adesso.
Non è poi così tardi, ma ho tanto sonno, e se dovessi perdere tempo in piedi ancora per un po' domani non riuscire ad affrontare la giornata senza sembrare un morto che cammina.
Ma mi scorre lungo il corpo quella sensazione di eccitazione che da tanto non mi faceva trasalire. Lascio che la mia mano massaggi il cavallo dei mie boxer, che inizia presto a farsi gonfio, mentre mugugno ad occhi chiusi persuaso dal piacere leggero che tentenna e brucia nel mio intimo.
Allargo di più le gambe nude che si lasciano accarezzare dalle lenzuola disfatte su cui mi cullo con scarso controllo, continuando ad aumentare il movimento più violento e veloce che mi lascia sfuggire gemiti bassi.
Dopo pochi secondi passati a stuzzicare me stesso con carezze pesanti, libero la mia lunghezza dal tessuto umido dei boxer, avvolgendomi con una mano che subito asseconda il mio istinto.
Penso a Otabek -e non è la prima volta in un contesto del genere-
Non sono mai stato un tipo erotico o abbastanza esperto in fatto di sesso, come la maggior parte dei miei coetanei che prediligono le ragazze, ma ogni volta che mi lasciavo sopraffare dall'istino del mio corpo non riuscivo a togliermi dalla mente il viso di Otabek, immaginando il suo corpo caldo e muscolo spogliarsi dagli abiti sotto il mio sguardo brillante e impaziente.
Adesso è tornato a perseguitarmi, mentre mi stingo con più forza e tremo, quando trattengo l'orgasmo con un gemito stridulo.
Il rumore del mio cellulare mi distrae: continuo il mio lavoro più lentamente, scorgendo infastidito la chiamata che continua a squillare, imprecando. Mi fermo di colpo e afferro lo smartphone, leggendo solo dopo il nome che appare davanti i miei occhi.
Respiro a fatica, restando disteso nella stessa posizione, rispondendo con la voce bassa e coatta.

Sei ovunque ||Victuuri||Otayuri|| ✔Where stories live. Discover now