Atmosfera/ Zervis

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Il cielo viola scuro della notte sembrava un telo di seta che si estendeva su di loro.

L'aria calda, a tratti soffocante, li avvolgeva come un guanto, come una carezza sulla pelle, un leggero vento si alzó, sfiorando freddo e tagliente le goti arrossire dei due ragazzi.

Riparati all'ombra della chioma di una vecchia quercia, di ragazzi si godevano lo spettacolo del sole rossiccio che abbandonava gradualmente il suo trono di lapislazzuli per lasciare il posto alla sua collega, per non dire dipendente, luna.

Lentamente, con tutta la calma del mondo, la pallida, quasi avesse la nausea, luna saliva verso la sua postazione in gemma, in una pietra blu scuro, quasi nera. Puntava al centro del cielo scuro, pronta ad indossare la sua corona d'oro nero. Pronta a padroneggiare la sera, regina di quella tranquillità che caratterizza la notte.

La sua luce si intensificava sempre di più, ricoprendo come un leggero lenzuolo prati, fiori e alberi.

Un silenzio quasi amaro si appiccicava alla pelle, restando umido e freddoloso, peró.

Eppure era rassicurante, monotono, forse, ma comunque rassicurante.

《Com'é bello qui!》Gli occhi verdi opachi fissavano curiosi e ammirati lo spettacolo che la natura le offriva e che, grazie al moro al suo fianco, ora poteva godersi.

Quando Zeref, con uno dei suoi rari sorrisi e il solito tono calmo le aveva proposto di seguirlo, in piena notte, in un posto misterioso e probabilmente isolato era rimasta sorpresa, ovvio, ma non intimorita, nonostante conoscesse il doloroso passato del moro, nonostante sapesse quanto la mano fredda della morte lo atti tasse.

Sorrise, Mavis, lasciando che l'ennesima capricciosa brezza le scompigliasse i capelli biondo cenere che si dividevano in morbide onde, ornate ai lati da due mollette a cui erano saldamente attaccate con la colla a caldo delle alette da Angelo bianche, finemente ritagliate e dai bordi perfetti, curati col taglia carte.

Zeref ricambió il sorriso esitante, muovendo appena le gambe che aveva steso dritte davanti a se.

Maxis, con la sua solita audacia da ragazzina vivace, portò una minuta manina pallida, degna di una ragazzina di tredici anni a dispetto dei 22 anni che comunque non dimostrava affatto, sulla mano decisamente più callosa del moro.

Intrecció le dita con quelle del ragazzo al suo fianco. Era come un segno di rispetto, come per dire un grazie che, tanto, non serviva.

Perché Zeref glielo leggeva negli occhi tutta la sua gratitudine per avere portata lí, ad ammirare le stelle e la serenità che loro, con la magnifica l'un piena, hanno da offrire.

Offrire su un vassoio, aggiungerei. Un vassoio nero come i capelli e gli occhi di lui.

E, a pensarci bene, se Zeref era il cielo nero allora Mavis era la pallida e bionda ossigenata luna. Si, lui le braccia fredde della sera e lei la divinità della luna.

Entrambi compagni fidati di quel Dio dal nome Morfeo che dona sogni amari a tutti.

Così la luna innamorai loro, le loro dita intrecciate, la loro forza, la loro determinazione. Chissà che un giorno non possa, questa fantomatica luna, illuminare anche il loro amore.

Ma, infondo, tutto é possibile.

[525 parole]

{Dedicata ad Artemide5775 e a chi aspetta fin dalla comparsa di Zeref che succeda qualcosa tra questi due, ma che si deve accontentare delle fiction.}

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