Le orecchie del coniglio

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Non era stato molto difficile per Nick rivolgersi ad un amico che aveva un amico che conosceva un tale il cui fratello era sposato con la cugina di un geco di nome Lizzie: più o meno era così, si era dovuta far spiegare chi era questo tipo tre volte prima di decidere che le bastava la sua parola. Questa lucertola apparentemente aveva le zampe in pasta con tutti i rivenditori ed i tecnici informatici della città, quindi per lei non era stato un problema fornire la volpe di un accesso secondario e completamente invisibile ad ogni computer della città. Nick le aveva assicurato di non averlo mai fatto, ma si sa: il sorriso di una volpe, specialmente quella volpe, non sempre lasciava ad intendere cose per cui la voce non sarebbe stata sufficiente.

Pensando che l'inferno per i conigli fosse sempre più vicino, Judy digitò la password dell'archivio informatico della centrale e, in un batter d'occhio, si ritrovò ad esaminare un elenco di tutte le telecamere di sorveglianza della città, distribuite in ordine alfabetico di tutte le vie.

Selezionò la telecamera del condominio accanto a quello di Nick e rimase a guardare la volpe scendere dal taxi. Lo vide allungare tre banconote al tassista e scuotere la zampa per rifiutare il resto, appoggiarsi alla portiera dell'auto e scambiare quattro chiacchiere, sorridendo come se lo conoscesse.

(Beh, quante volte mi ha detto che conosce tutta la città?) pensò, forse cercando inconsciamente una scusa per giustificare il suo sollievo nel vederlo, anche solo su una registrazione di due giorni prima. Lo guardò salutare nuovamente il tassista e seguire l'auto sfrecciare via, probabilmente verso un altro cliente. Si stirò le zampe e si avviò verso il portone del condominio, allentandosi la cravatta con un gesto stanco.

Portò avanti la registrazione finché non lo vide uscire nuovamente dal condominio, vestito con la sua divisa da poliziotto. Si lustrò il polsino e fece per chiamare un taxi, ma volse un'occhiata incuriosita verso la tasca dei pantaloni; il suo sorrisetto fu oltremodo evidente, anche senza il sonoro.

("Sarà la coniglietta ottusa che mi chiama") disse la voce di Nick nella sua testa. Lei non se la prendeva nemmeno un po', sapeva che il suo chiamarla coniglietta ottusa era scherzoso, in qualche modo li legavano ogni volta di più. Portò il telefono all'orecchio e l'espressione si fece seria, le orecchie si drizzarono e si guardò intorno, come a cercare qualcuno. fece per leggere il labiale, ma proprio in quel momento diede le spalle alla telecamera.

"No, no, NO!" esclamò Judy picchiando le zampe contro la scrivania. "Girati di qua!".

Inquadrò il taxi che accostò alla strada, accanto ad un Nick che chiudeva la chiamata con un'espressione corrucciata sul viso, per poi perderne le tracce qualche minuto dopo.

Tundratown. Era una zona che rievocava memorie e ricordi, legati ad una limousine ed alla sua penna a forma di carota appesa alla sua cintura proprio accanto alla fondina con lo spray. Rimase a guardare la neve perenne artificiale per qualche secondo, concedendosi ai ricordi ma senza dimenticare il motivo per cui era lì. Tundratown era una zona presidiata, una zona in cui il ZPD era solo la legge apparente: lì la legge apparteneva a qualcun altro, qualcuno con cui fortunatamente aveva un rapporto particolare al punto da invitarla per un caffè a casa sua.

"Serviti pure figliola" invitò il piccolo mr.Big facendo roteare leggermente una tazzina candida. "È caffè italiano: me lo spedisce uno di famiglia". Si prese qualche secondo per annusare l'aroma che usciva dalla piccola tazza e commentarlo con un sospiro soddisfatto. "Ogni volta che lo annuso mi torna in mente la mia terra, sai? Dovresti andarci, ti piacerebbe".

"Senta, mr.Big..." disse Judy, cercando di maneggiare la tazzina, straordinariamente piccola persino per le sue zampe. Il toporagno singhiozzò per attirare la sua attenzione.

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