Un agnello per la volpe

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La prigione era soffocante, con quelle sue spesse mura grigie e la luce del sole che passava attraverso finestre con delle sbarre: persino il cortile, un piccolo spiazzo di terra battuta, era sormontato da un grossa griglia ed anche lì la luce disegnava indesiderati motivi d'ombra a terra, creando un mondo in grado di imprigionarla e chiudere fuori la serenità e persino il calore che era in grado di portare.

Dalla piccola finestra della cella poteva vedere solo la porzione di cielo che il grosso muro di cinta non arrivava a coprire, ma anche così trovava assurdo che per colpa di quel muro in cemento il tramonto per lei arrivasse almeno tre ore prima del normale. Dallo spioncino della porta, invece, poteva godere della vista di un lungo corridoio disseminato ordinatamente di porte tutte identiche, dentro le quali criminali incalliti ed incorreggibili come era stata etichettata lei scontavano la propria pena.

Bellwether era stata assegnata nella stessa cella di un tasso con cui non poteva dire di aver legato particolarmente: la sola cosa che li accomunava era la squadra da cui erano state incastrate.

Lei era stata il battesimo di Judy Hopps, la sua compagna quello di Nick Wilde.

Erano affiatati in squadra: ottimi agenti, compagni, mente e braccia intercambiabili a seconda della situazione. Li aveva sottovalutati e quello era il risultato che aveva ottenuto, ad un salto di pecora di distanza dal traguardo.

Dawn Bellwether aspettava.

Erano ormai mesi che lo faceva, ma non le pesava aspettare: era una pecora paziente. Non le pesava il materasso duro e scomodo, le vessazioni degli detenuti predatori, le prese in giro dei secondini, quella disgustosa zuppa di broccoli del giovedì. Nulla di tutto quello le pesava.

La faceva imbestialire, certo, ma di notte, sdraiata sul suo letto circondata dal silenzio, stava a fissare la luce della luna che s'infiltrava attraverso le sbarre della cella ed illuminava il pavimento verde, donando alla stanza una luminescenza quasi ultraterrena. L'aveva fissata per ore, per giorni, ripensando al motivo per cui era seduta su un davanzale sbarrato e non sullo scranno del sindaco di Zootropolis.

Ed infine, proprio quando era quasi arrivata ad ammettere il suo errore, era successo qualcosa. Qualcosa che le aveva fatto sbarrare gli occhi, fissandoli su un particolare irrilevante del grigio e morto panorama che guardava ma che non vedeva.

Davanti ai suoi occhi vedeva quel qualcosa nascere, crescere e radicarsi in lei, mettendo nuovamente in moto il cervello e spingendolo al massimo finché non aveva constatato che tutto quello che doveva fare era aspettare. Erano sorti nella sua testa quei due momenti, quei due particolari nel suo piano degli Ululatori Notturni.

Aspettare

Doveva portare pazienza ed aspettare, ma al contempo si era portata avanti con silenziosa solerzia ed inconfessata passione finché non era arrivata a sapere a memoria il cosa ed il dove.

Quel pomeriggio, il secondino che picchiò il manganello contro le sbarre della sua prigione le disse anche il quando.

"Ehi, pecora" sbottò con voce dura. "Hai visite. Mani contro il muro".

La sua compagna di stanza era impegnata nella sua attività riabilitativa e ne avrebbe avuto per tre ore: Bellwether stava approfittando di quel momento per far riposare la schiena sul suo materasso, meno scomodo di quello su cui dormiva, ma scattò ugualmente in piedi ed appoggiò gli zoccoli superiori contro il muro, lasciando che la guardia glieli pinzasse con un paio di grosse manette.

Si lasciò accompagnare fuori in silenzio, ascoltando i fischi provenienti dalle altre celle ed i galeotti che la chiamavano 'Beehl'. I primi giorni li aveva folgorati con gli occhi, ma dopo un po' si era risparmiata quella pena: era in galera e lì poco importava chi fosse stata o che posizione avesse ricoperto. In galera, aveva scoperto, non c'era un ero, un sarei stato, un ho fatto, ma solo il presente che le diceva che non era diversa da un qualunque ladruncolo che avrebbe passato la notte in guardina o da un pluriomicida destinato a guardare la luce del sole a strisce per il resto della sua vita.

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