Il Capo

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Si risvegliò verso sera, probabilmente verso le otto. Nel mondo fuori dalla finestra era calata la sera, il buio aveva coperto ogni cosa stendendo il suo velo nero su tutto il paesaggio in lontananza dove le uniche luci erano piccoli bagliori gialli della vicina città.
Si sentiva meglio ora; ormai aveva scordato tutte le preoccupazioni che l'avevano assillata le ore precedenti e la sua unica intenzione era quella di uscire di lì. Voleva conoscere meglio il luogo dove si trovava ora, così si alzò dal letto e si diresse verso la porta.
Fece per mettere la mano sul pomello quando sentì una voce familiare, una voce che aveva provato a dimenticare da lungo tempo; era acida, fiacca e piena di veleno.
Aveva ancora la stessa voce gutturale di quando era ancora all'orfanotrofio.
< È stato un viaggio noioso Giulio, ti prego di dare un po di vitalità a questa riunione> disse il suo vecchio direttore in tono svogliato< E ti prego di non disturbarmi più con le tue strane e solite idiozie>.
<Certo Paolo> disse la voce del maestro< ma adesso andiamo nel mio studio, sarà meglio parlarne li>.
Chiara sentì i passi dei due uomini andare verso la fine del corridoio, verso la porta con la testa di leone incastonata nel legno. Dopo che quest'ultima si richiuse uscì dalla sua camera ritrovandosi a metà fra la stanza del maestro e il resto del corridoio alla sua destra; riusciva a sentire la voce del direttore anche da dove si trovava in quel momento.
Richiuse la porta dietro di sé per poi dirigersi verso lo studio; voleva sapere perché quell'odioso era lì, cosa cercava e se in un qualche modo era collegato a quello strano ordine.
Si mise ad origliare appena arrivò di fronte alla porta e subito sentì qualcosa che le parve interessante:< Paolo questa è la svolta della mia ricerca> disse la voce del maestro<sono stato cieco a vedere l'immagine solo in figure secondarie e ora finalmente sono alla fine del mio compito>.
< Ne abbiamo già parlato di questo Giulio, ti stai focalizzando su una ricerca impossibile> disse in tono quasi cortese la voce del direttore< Ti abbiamo affidato un compito troppo difficile e lo sia bene che ormai nessuno è più interessato a ciò. É solo una leggenda ora, non una profezia>.
<Inoltre non sei stato alle regole neanche questa volta, se qualcuno lo venisse a sapere saresti espulso. E poi un'accattona di Siena, neanche un vero guerriero o un ricercatore> continuò il direttore con voce velenosa e anche con un pizzico, però, di preoccupazione<Stai rischiando troppo>.
<Lo sai che non mi è mai importato molto del regolamento> disse ridendo il maestro.
<L'ho visto anche troppo bene,ma nuove generazioni stanno arrivando e noi dobbiamo aiutarli non sopraffarli. Non siamo più noi i protagonisti> disse l'uomo <E comunque abbiamo problemi maggiori> continuò il direttore cupo <Una compagnia di cavalieri fantasma é stata individuata in Garfagnana mentre abbiamo sentito di sparizioni nella zona di Pontecorvo>.
<Sono i soliti casi, e non sono sotto la tua giurisdizione tra l'altro> disse il maestro.
<Non me ne occuperò io infatti> disse l'altro con un tono preoccupato< il problema é che se ne stanno occupando dei maestri e dei sottoposti dell'Alfiere del Rosso>.
<Non l'avrei mai detto> disse sorpreso il vecchio< Non si era mai interessato alle altre regioni, faceva un buon lavoro nel suo ma, in altre regioni non si era mai spinto>.
<Esatto> disse l'altro interlocutore< E per di più, finalmente, é stato richiamato il Conclave>.
Vi fu un momento di silenzio che sembrava essere infinito, poi il direttore parlò nuovamente: <Il Vecchio ti ha scelto come Gonfaloniere>.
<Io?> chiese stupito il maestro<Ma...sono solo una torre...>.
<Questa è la direttiva, se vuoi leggila> lo interruppe in tono svogliato il direttore<Si terrà fra una settimana a Roma, io sarò già là>.
<Portati dietro il tuo novizio e la ragazza, se sarai fortunato e troverai abbastanza gente che ancora crede a queste favole allora forse qualche voto in più lo potremmo trovare> continuò.
<Su quanti voti contiamo?>chiese il vecchio.
<Contando anche gli ausiliari potremmo arrivare a duecentocinquanta voti, ma forse i siniscalchi della Maga ci potranno aiutare, ma credo che sia meglio aspettare a quando nessuno ci origlierà da dietro la porta>.
Chiara capì al volo che parlava di lei ma non capiva come era riuscito a capire della sua presenza; non aveva fatto alcun rumore tanto che, aveva persino trattenuto il respiro.
Cominciò a correre verso la direzione opposta mentre da dentro l'ufficio si sentiva il rumore di passi verso la porta.
Corse fino a che non si ritrovò alla fine del corridoio dove vi era una rampa di scale a chiocciola che conduceva verso il basso.
Si nascose dietro alla parete che separava le scalinate dal corridoio; sentì dietro di lei il rumore di una porta che, dopo essere stata aperta con veemenza, veniva richiusa più dolcemente.
Guardò verso le scale che si avvitavano a elica in direzione del piano sottostante; erano fatte in ottone probabilmente con i gradini in legno massiccio scuro usato anche per le porte delle tre camere in quel piano.
Cominciò a scendere lungo la scala; alla sinistra vi era il corrimano, una lunga spirale in ottone lucido, mentre a destra vi era la parete in pietra grigia in cui erano appese delle piccole lampade a gas, da cui si sprigionavano piccole fonti di luce arancioni.
Scese le scale, arrivò in una piccola saletta triangolare dalle pareti sempre in pietra grigia come il piano superiore mentre, il pavimento, era in legno. Vi era di fronte a lei una porta in legno massiccio scuro, con alcune tracce di bruciature sui cardini; era molto grossa, almeno due metri in altezza per altrettanti in larghezza.
Chiara sentiva però uno strano rumore di ferro che veniva battuto provenire dalla sua destra. Vi era, infatti,una piccola porta che prima non aveva visto.
Sembrava molto più vecchia rispetto al resto della stanza; il legno era stato reso grigio e cadente dal tempo e il ferro dei cardini era rossastro a causa della ruggine formatasi, mentre la maniglia sembrava sul punto di cadere a terra.
La ragazza si avvicinò incuriosita dal rumore proveniente da oltre la porta; spinse leggermente la maniglia verso il basso facendo sì che la porta si aprisse.
Chiara non credeva ai suoi occhi. Ovunque posasse lo sguardo vedeva solo una cosa: armi.
Sui muri vi erano attaccati numerosi pezzi di armature: schinieri, placche frontali e pettorali, elmi e persino maschere da guerra.
Appartenevano a quasi tutte le epoche storiche e fatte in diversi materiali. Andavano dalle armature del Risorgimento a divise di ultima generazione.
La stanza non era grandissima ma poteva garantire abbastanza spazio per poter usare qualsiasi arma adatta all'allenamento; vi erano diversi attrezzi ginnici come bilancieri e sacche da pugilato. Sembrava di essere in un centro d'addestramento dell'esercito. Le pareti era alte almeno tre metri, tutte dipinte di bianco con attaccate al soffitto alcune bandiere con il giglio bianco argento decorato sopra ad esse; appoggiate alle pareti vi erano diverse panoplie piene di armi come fucili,spade o addirittura lance.

Agenzia Misteri- Il Libro del VentoWhere stories live. Discover now