#22 - Vale di più

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Albus si allacciò la cravatta con le mani tremanti, resistendo all'impulso di stingere quel nodo un po' di più.

Era iniziato tutto un po' per gioco, quando lui e Scorpius avevano più o meno tredici anni. Era divertente farlo nascosti nei corridoi, nella sala comune, nei dormitori. La paura di essere scoperti rendeva il tutto ancora più divertente. Era un semplice toccarsi di labbra, nulla di più.
Verso i quattordici anni però, di quel divertimento non ce n'era più traccia. Avevano cominciato a darsi baci perché lo volevano, perché ne sentivano il bisogno.
E quel semplice affetto che li aveva legati si era trasformato in qualcosa di più.

Aveva immaginato un futuro diverso, molto diverso da quello che stava vivendo. Ma cosa ci poteva fare? Dopotutto, non credeva che le cose sarebbero mai andate a finire così.

Si guardò allo specchio. Sembrava tutto meno che contento. Eppure, quello era il suo giorno speciale, il suo grande giorno.
Era bello: gli avevano pettinato i capelli e ci avevano messo il gel, tanto gel, cosicché ora erano ordinati e lucenti. Il vestito era uno di quelli costosi, importanti, che fanno sembrare affascinante anche un pezzo di legno. Sì, era proprio bello. Peccato che non si sentisse altrettanto bello anche all'interno.

"Scorpius, a mio padre già non vado a genio, capisci? Non voglio farmi odiare..."

Una fitta al cuore. Non volle ricordare il resto della frase, né le lacrime del biondino e le sue parole piene di odio.
Si sentiva sporco, insensibile e anche tanto tanto stronzo. E ora avrebbe vissuto una vita di tristezza e vuota, proprio come meritava. Lui lo sapeva, che se lo meritava. Ma era comunque una cosa difficile da accettare.

Ed eccola là, la sua quasi-moglie che percorreva la navata.
Era carina Sophie, doveva ammetterlo. Ma era carina in modo sbagliato.
Aveva i seni e i lineamenti troppo fini e le labbra leccate di rosso, e poi non era Scorpius.
Non ricordava nemmeno come fosse arrivato a sposarla, e anche per questo avrebbe voluto pestarsi da solo.

Le lacrime spingevano e lui cercava di trattenere, finendo solo col sentirsi ancora peggio.
Tutti pensarono che avesse gli occhi lucidi per l'emozione: stupidi.

Ormai si era rassegnato: avrebbe avuto l'affetto di suo padre, ma gli era costato quello della persona che davvero desiderava. Quella stessa persona che spalancò le porte della chiesa e urlò: "Fermate questo matrimonio!"

Quello che successe poi non gli era molto chiaro. Ricordava solo le sue labbra su quelle di Scorpius, le lacrime, i "Ti amo" soffocati e le urla arrabbiate di qualcuno.

Guardò la figura bionda addormentata accanto a sè.
Aveva perso per sempre l'amore di suo padre, quello di Sophie, quello dei genitori di Sophie, e di tutti quelli che le volevano bene. Ma a lui non era mai importato davvero. Dopotutto, adesso aveva Scorpius, e il suo di amore valeva almeno diecimila volte tanto.

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