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Non riesco a smettere di pensare a lui. A Leonardo. È da ieri, dal bacio, che non lo vedo e letteralmente non ce la faccio più. Mi sembra di impazzire aspettando un qualcosa che forse non arriverà.

Continuo a camminare per il vialetto della casa di Sara. Io e Maria, questo pomeriggio siamo state da lei e ci siamo divertite molto. Abbiamo deciso i nostri outfit per la prossima festa, anche se non sappiamo quando sarà. Sappiamo solo che ci sarà.

Continuo a camminare a testa bassa e velocemente, sotto al braccio porto la mia borsa nera. I miei leggings neri sono sempre più comodi.

Arrivata a casa apro la porta e urlo un «Sono a casa!!»poco fine prima di catapultarmi in camera. Mia madre non mi ha risposto, è strano. Sono sull'uscio della porta della mia camera quando decido di andare a controllare.

Cammino lentamente per il corridoio e non sento alcun rumore. Le luci sono spente e sembra tutto normale, fin quando la voce di una televisione giunge alle mie orecchie.

«Cross a destra e boom! Goooooooool di Insigne! I tifosi si dimenano, siamo 3-0 per il Napoli, il grande Napoli!» Aggrotto le sopracciglia. È la TV della cucina e sono vicinissima.

Sono sull'uscio della porta, sto per scoprire chi c'è. Sospiro e guardo. Oddio. Leonardo, Nicolò e Paolo sono stravaccati sul divano. Nessuno di loro mi ha ancora visto, fin quando, da sbadata che sono, inciampo nei miei piedi sbattendo la testa sull'uscio della porta.

«Augh..» sbuffo prima che si girino tutti. «Ma buongiorno eh potevi salutare.» sbotta Paolo ridacchiando. «Ti ho salutato coglione, ero troppo intento a guardare questa partita.» sputo.

«Ciao.» dice improvvisamente Leonardo e Nicolò mi fa un cenno. Faccio lo stesso. Faccio per andarmene e entro in camera, buttandomi sul letto e sospirando.

'Ciao'. Ciao. Solo ciao! Solo e solamente ciao! Sbuffo sonoramente.

Dopo alcuni minuti decido che è ora di alzarmi e di sistemare i libri nello zaino. Mi appoggio alla scrivania e caccio il primo, poi il secondo e così via.

Quanto sono monotona.

Intanto sento dei passi nel corridoio. È sicuramente Paolo. Sento la sua presenza sull'uscio della porta e non mi giro neanche.«Che vuoi Paolo?» sbotto arrabbiata prima di guardare chi c'è.

C'è...lui. Cioè, non lui Paolo, ma lui Leonardo.
«Uhm...pensavo fossi Paolo.» dico imbarazzata riprendendo a sistemare i libri. Leonardo ha una maglietta bianca che gli sta da Dio, penso.

«Tutto bene?» chiede ghignando Leonardo, avanzando e appoggiandosi alla scrivania. Annuisco leggermente. «Tu?»

«Si.» Leonardo inizia a guardarsi intorno sorridendo. Boh, è strano questo ragazzo. «Mi piace la tua cameretta.» parla improvvisamente.

«La condivido con Paolo.» dico fredda e mi giro nella sua direzione. «Leonardo, che hai intenzione di fare?» chiedo sfrontata, alludendo al bacio e a tutto il resto.

Mi guarda stranito, poi risponde con un'altra domanda. «Con cosa?» «Con il bacio.» inizio prontamente. «Senti, dimmi la verità. Ho avuto già abbastanza dolore. Basta così.»

Non riesco a guardarlo negli occhi. La paura della sua risposta inizia a farsi sentire e, invece di rispondere, sorride. Sbuffo e faccio per andarmene, già stanca delle sue prese in giro, ma quando gli sono vicina mi tocca la spalla e mi fa girare.

«Mi vedi il tipo di ragazzo che bacia qualcuno e poi se ne va?» chiede retoricamente, ormai serio. «Non ti conosco ancora bene.» lo freddo. «E conosciamoci.» dice, come se fosse ovvio.

«Okay.» lo liquido velocemente prima di andare in salotto, prendere il giubbotto e uscire.

Non riesco a stare nella stessa casa con Leonardo. Mi sembra di impazzire. Essendo una maniaca del controllo, non sapere che gli passa per la testa mi fa andare in bestia.

Scendo le scale velocemente e aprendo il portone una ventata d'aria mi arriva in faccia. Decido di andare al bar qui vicino per prendere un caffè e qualcosa da mangiare. Lo prenderò anche a Paolo.

Cammino per qualche minuto e l'insegna del bar mi si presenta davanti. È un bar abbastanza grande, moderno. È un lounge bar, ecco.

«Due caffè e due cornetti, uno a crema e uno al cioccolato, grazie.» ordino alla barista prima di prendere il telefono dalla tasca. C'è un messaggio. Di Herman. Ancora.

Da Herman, 17:16

Hey, che ne dici di andare a prendere un caffè insieme?

Sono le 17:25. Perché no. Gli rispondo velocemente.

Da Michela, 17:25

Certo, sono al bar accanto casa mia. Non ricordo il nome...hai capito quale, no?

Sono le 17:30 e Herman è appena arrivato. Appena entra nel bar mi fa un cenno e con un passo veloce arriva al mio tavolino, sedendosi. Porta un giubbino di pelle davvero carino, pieno di borchie. I suoi capelli sono disordinatamente pettinati in un ciuffo.

«Allora, tutto bene?» chiede continuando a sorridere, mentre io sorseggio il mio caffè. Il cornetto l'ho già finito aspettando Herman.

Annuisco. «Si. Tu?» «Si.» risponde velocemente, prima che un assordante e imbarazzante silenzio incomba su di noi.

Continuo a guardarmi intorno per qualche decina di secondi, quando Herman parla. «Ti stai sentendo con Leonardo?» chiede quasi indifferente, ma so che non lo è.

Gli importa e pure tanto. «Non...no. Non proprio. Siamo amici.» Sto mentendo o sto dicendo la verità? Non lo so neanche io. So solo che non vorrei essere amica di Leonardo, di più. E non so lui che cosa vuole fare.

E anche se fosse sarebbe imbarazzante stare col migliore amico di mio fratello. Troppo.

E, terzo, Leonardo e io non siamo uguali. Lui è popolare. Io no. Lui è bello. Io sono minimamente carina. È così...irraggiungibile, ma vicinissimo. Forse siamo solo due persone completamente diverse con niente di entusiasmante nelle nostre vite.

Ma siamo pur sempre diversi. Siamo come il bene ma non benissimo.

Herman, comunque, annuisce e sospira. Poi prende a parlare. «Lui...» si ferma, come se stesse per dire qualcosa di impronunciabile. «Lui non è fatto per te.»

Aggrotto le sopracciglia. Perché? Ed è vero ciò che mi dirà, se me lo dirà? «E perché?» ridacchio. «Beh...partiamo dal presupposto che non sai quasi niente di lui, tra cui il fatto che fa il dj. Lui...ha spesso tante ragazze. Prima eravamo amici, ma da quando ha iniziato a sentirsi grande abbiamo chiuso i rapporti e non ci salutiamo neanche. Non è un tipo da relazione stabile, anzi, non farmi dire altro sulle sue relazioni.»

Lo guardo scioccata, non sapendo se credergli o no. Penso di credere in ciò che dire, non può essere tutto inventato. Ma...è strano. Non riesco a pensare a Leonardo in questo modo, ma le possibilità ci sono. È probabile.

Quanto vorrei non mi piacesse così tanto.

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⏰ Last updated: Jan 25, 2017 ⏰

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