8.

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-Se volevi un nuovo taglio potevi chiedere. Credo che avrei fatto di meglio. Anche un tricheco avrebbe fatto di meglio.-
Disse John Donovan guardando la mia capigliatura tagliata male.
Mi passai una mano sui capelli guardandolo storto.
-Hai sempre avuto i capelli di due colori?-
-Me li sono fatti a quindici anni.-
John mi sorrise divertito e si passò una mano tra i folti capelli scuri.
-Anche io alla tua età avevo i capelli colorati.-
-Davvero?-

-Si. Solo di un colore, però. Me li sono fatti verdi.-
-Verdi? Tipo il Joker? -
John scoppió a ridere e scossa la testa.
-Sì,  come il Joker. Ma conquistavo.  Eccome se conquistavo.-
Parlare col mio dottore di tinte per capelli era alquanto surreale. Ogni giorno però mi aprivo un po' di più,  rivelando poco a poco qualcosa di me.
-Ti annoi ancora come all'inizio? -
Annuii. Le giornate erano tutte uguali,  e sembravano essere infinite.
-Beh, non posso costringerti a parlare con i pazienti...-
-I libri.-
-I libri?-
-Un infermiere ha detto che c'è una biblioteca qui. Non ha voluto aiutarmi, ma vorrei tanto poter leggere un libro ora, Dottor Donovan. -

-Oh

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-Oh...Gli infermieri non dovrebbero divulgare queste informazioni...- Disse tra se.
Si lasciò andare sullo schienale della sedia girevole e si grattó il mento coperto da un velo di barba.
-D'accordo. Facciamo così. Tu fai una cosa per me ed io una cosa per te.
Alzai gli occhi al cielo facendolo sorridere e poi Annuii.
Di alzó e prese il tablet sulla sua valigetta di cuoio.
Tornò di fronte a me e armeggió velocemente con quell'affare, poi me lo porse.
Feci partire il video.
Era sgranato e un po'annebbiato, ma riconobbi subito il luogo. Era Westerfield, il posto in cui ero nata e vissuta per sedici anni e che non avrei più rivisto per un bel po'.
Riconobbi il posto.
Era appena fuori da Westerfield,  all'entrata dell'autostrada .  Nel video si vedeva l'entrata di un piccola supermercato e parecchie macchine passare.
Non capii perché mi stesse facendo vedere quel video finché non vidi due figure famigliari comparire.
Erano due ragazze su una bicicletta. E fu proprio la bici ad attirare la mia attenzione. Per quel poco che potessi distinguere, era identica alla mia.
Bianca e traballante come la mia vecchia bicicletta.
La ragazza sulla sella scese e disse qualcosa a quella sul portapacchi.
Avvicinai di più il tablet e non potei non riconoscere la capigliatura della ragazza. Aveva i capelli mezzi neri e mezzi rosa, come avevo avuto anche io. Erano legati in due graziosi codini. Riconobbi anche il vestito,  uno dei miei preferiti e che non trovavo più .
Ero io.
E l'altra ragazza era Morgana.
Entrai nel supermercato con lo zaino in spalla e Mo rimase lo fuori ad aspettarmi.
Rivederla dopo così tanto tempo era strano. Vedere quella scena da fuori come se fosse un film era così surreale. Ma quella ero io. Non era un'attrice,  e lo sapevo.
Dopo qualche minuto uscii dal supermercato con lo zaino su una mano.
Montai in sella e ripartii, scomparendo dalla telecamera.
John riprese il tablet e lo Spense.
Non potevo credere a quello che avevo appena visto. Me lo avevano raccontato, ma non avevo voluto ascoltarli.
Il mio corpo inizió a tremare e gli occhi ad inumidirsi.
-Che cos'era que-quel video?-
Il dottore sospiró e assunse un'espressione seria.
-É stato recuperato dalla polizia dalla telecamera di sicurezza del parcheggio del market.-
Rimanemmo in silenzio per diversi minuti. Non avevevamo mai parlato di quello che era successo,  e quello era del tutto inaspettato  e troppo azzardato.
Non ero pronta.
-Kira, rivedere quelle immagini ti ha aiutato a ricordare qualcosa?-
Scossi freneticamente la testa e mi strinsi nelle spalle.
-Kira, non possiamo evit...-
-No! Non mi ricordo nulla , niente di niente!  Sto cercando di sforzarmi,  lo sto facendo davvero!  Ma, per ora, non vedo nulla!-
John mi guardò sorpreso e poi fece un lungo sospiro.
-Va bene. Non voglio sforzare più del dovuto. Quando sarai pronta sono sicura che sarai la prima a raccontarmelo.-
Annuii non molto convinta e mi alzai quando notaio che avevamo finito l'ora.
Ci salutammo ed Uscii da quel l'ufficio che era diventato improvvisamente soffocante.
Volevo dimenticare quello che avevo visto. Ma era reale, era dannatamente reale.
Passai davanti alla segreteria e appena vidi che Lana non c'era, aprii la porta del tetto prima di cambiare idea.
Avevo bisogno di prendere aria, di schiarimi le idee prima di tornare fra gli altri psicopatici del reparto.
L'aria fredda mi colpii fin sotto la pelle, sino alle ossa, ma scacciai i brividi e andai a sedermi sul muretto.
Iniziai a canticchiare le parole dell'ultima canzone che avevo scritto pochi giorni prima, visto che altro non potevo fare.
Qualcuno applaudí alle mie spalle ed io mi voltai di scatto.
Wesley si avvicinò sorridendomi ed io mi chiesi da quanto tempo fosse lì.

-Complimenti per la voce, Kira

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-Complimenti per la voce, Kira. Quella é una tua canzone?-
Non gli risposi e continuai a guardare il paesaggio. In una piazza vicina stavano montando un'enorme albero di natale.
Non vedevo Wesley da una settimana. Immaginavo fosse venuto qui diverse volte, ma io non ne avevo avuto la possibilità di perché c'era sempre qualcuno a controllarmi.
Si sedette al mio fianco e prese dai pantaloni stretti un pacchetto di sigarette.
Mi chiese come avesse fatto a procurarsele, visto che non si poteva fumare.
Me ne porse una e accettai subito. Avvicinò la fiamma dell'accendino e mi sporsi un po' per accendere la sigaretta.
-Non ti ho più vista in giro.-
-Non mi muovo molto dalla mia camera.-
Il modo in cui fumava mi ricordava Jesse. Qualsiasi cosa in realtà mi ricordava lui.
-Sei sfuggente, ho capito. Non ti biasimo,  anche a me piace stare da solo, per questo vengo sempre qui. Sono un tipo solitario, ma lo sapevi che la solitudine fa impazzire? -
-Non credo si possa fare altrimenti, restando chiusi qui.-
 -Mmh,  io non credo. Rimanere solo con la propria mente, senza nessuna voce estranea, senza nessun contatto estraneo. Prima o poi la testa di stanca di portare tutti quei pensieri da sola, e puf!- alzó la mano in cielo. -Sei diventato pazzo.-
Per sedici anni della mia vita ero sempre stata  sola, non avevo mai cercato nessun altro e pensavo di non aver bisogno di relazioni umani.
Questo faceva di me una pazza?
-Da dove vieni, Kira?-
-Westerfield. Delaware.-
-Ah,non molto distante.-
Dall'accento capii invece che lui non era da queste parti.
-E che cosa ti manca di più? -
Portai la sigaretta alle labbra e presi un lungo tiro prima di rispondere .
-Mi mancano le piccole cose. La mia vasca da bagno, le mie bambole, camminare scalza sull'erba con il sole che mi acceca, le risate dei bambini,  la risata di Sebastian, il centro commerciale, l'odore delizioso e un po' ammuffito delle pagine dei libri in biblioteca,mia nonna, festeggiare l'ultimo giorno di scuola, riso e fagioli, le costolette, svegliarmi nel mio letto, Jesse...-

Erano molte le cose che mi mancavano, ed elencarle tutte faceva solo male

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Erano molte le cose che mi mancavano, ed elencarle tutte faceva solo male.
-A te cosa manca?-
Ci pensò su, poi lanciò il mozzicone di sigaretta lontano.
-Sentirmi normale in un mondo malato.-
Si diventava totalmente pazzi quando riuscivi ad ammettere che eri pazzo.
-Allora, vuoi conoscere gli altri?-
Scossi freneticamente la testa.
-Avanti, non mordono mica. La maggior parte, almeno.-
Mi porse la mano per aiutarmi a scendere dal muretto ed esitante gliela porsi.
Lui mi sorrise e lo seguii fuori dal tetto, stringendomi sulle spalle, preparandomi psicologicamente per ciò che mi aspettava.

MADHOUSE - La terapiaWhere stories live. Discover now