23.

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-Ciao, Kira.-
Gli occhi iniziarono ad inumidirsi, offuscando sempre più La figura slanciata di Jesse.
Mi morsi le labbra sino a farle sanguinare e rimasi immobile per diversi secondi.
Il tempo sembrò rallentare. Era come se fossi li ferma da ore e ore.
Mi diedi un pizzicotto sulla coscia.
Doveva essere un sogno. Era solo un'illusione. Dovevo ricominciare a prendere le medicine.
Jesse si avvicinò ancora un po', e solo quando il suo profumo intenso arrivó alle mie narici potei confermare che era reale.

Jesse era veramente lì

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Jesse era veramente lì.
-No...-
Mi allontanai di un passo, e lui provó a riavvicinarsi.
-No...stai lontano da me!-
Corsi via, rischiando di scontrarmi con un paziente e ricevendo urla di rimprovero dagli infermieri.
Passai davanti a Wesley, che provó a fermarmi inutilmente.
Entrai nella mia camera e chiusi la porta, pur sapendo che non si poteva fare.
Mi lasciai scivolare sulla porta e mi sedetti sul pavimento, scoppiando in un pianto disperato.
Non doveva essere qui.
Stavo incominciando  al fatto che non lo avrei rivisto mai più.
Mi stavo abituando alla sua assenza,  e lui aveva rovinato tutto.
Perché ora? Avrei voluto chiederlo.
Avrei voluto che il nostro incontro fosse stato diverso.
Di che cosa avevo paura? Non ero certa.
Forse era semplicemente il fatto che fosse tornato. Il mio passato non mi apparteneva più. E Jesse faceva parte del passato.
Non era giusto. Non era in questo modo che volevo incontrarlo, non in questo contesto. Sentivo in qualche modo che facevamo parte di due mondi completamente diversi.
Come all'inizio.
-Kira, apri la porta.-
Era la voce dell'infermiere.
-No.- Sussurrai fra i singhiozzi.
-Non é qui. È in sala d'attesa. Puoi rimanere nelle tua camera, ma devi aprire la porta la Kira, lo sai.-
Feci un respiro profondo e mi alzai.
Abassai la maniglia piano e misi fuori la testa, notando che effettivamente Jesse non c'era.
L'infermiere mi guardò negli occhi con un espressione affranta e esausta.
-Sei libera di non ricevere sue visite. -
-Io...Non lo so. Non sono sicura. Io...Voglio stare da sola,ora.-
Lui annuii e si allontanò , senza dire altro.
Che cosa mi stava succedendo? Perché stavo reagendo in quel modo?
Avevo bisogno di chiarire le idee, di parlare con qualcuno.
Mi alzai e mi diressi con passo spedito verso l'ufficio di John.
A quell'ora non ero sicura di trovarlo, ma qualche volta si fermava li dentro  per qualche misterioso motivo.
Bussai, e abassai la maniglia sperando di trovare la porta aperta.
John era seduto vicino alla finestra.  Tra le mani reggeva un mio fascicolo.
Mi sorpresi. Mi sorprese il fatto che si occupasse del mio caso anche fuori dal lavoro.
-Kira.-
-John. Devo parlare con te.-
Lui si avvicinò con sguardo preoccupato e mi invitò a sedermi sulla comoda poltrona.
-Che succede? Perché stai piangendo?-
Mi misi le mani tra i capelli e feci un respiro profondo.
-É qui. Lui è qui.-
-Lui?-
-Jesse! É in sala d'attesa! -
John Annuí fra se e si appoggiò allo schienale della poltrona.
-E perché sei qui?-
Lo guardai stupita. -Perché...Jesse é  di là,  John. -
-E non é quello che desideravi? -
-Non lo so più...-
-Di cosa hai paura, Kira? -
-Sento che le cose sono cambiate. Sento che tra noi c'è troppa diversità. - Sussurrai .
Non sapevo realmente di cosa avevo timore. I miei sentimenti erano confusi, nonostante sapessi per certo che amavo Jesse  più di qualsiasi altra cosa.
-Non ero pronta a vederlo perché sapevo che le cose non si sarebbero mai sistemate. Come potrei stare con lui dopo tutto quello che è successo? Non potremmo mai essere una coppia normale.
Sono rinchiusa in un manicomio! Come potrei fingere che non sappia che la sua ragazza sia un'assassina?  Come potrei spiegargli che ho un disturbo schizotipo? Come potrei farlo entrare nella mia mente? Dover uscire con lui per pochi minuti,controllati dalla polizia. Farlo venire qui tutti i giorni, e ignorare il fatto che non si senta a disagio fra questi pazzi. Che non si senta a disagio con me. Dover sempre evitare il tema "Morgana" e non guardare un thriller al Cinema. Non poter andare al cinema con lui.
Non poter andare da nessuna parte con lui. Come potrei rispondere alle sue domande? Come potrei dirgli che non sono più vergine, perché l'ho persa con mio padre? Come potrei guardarlo negli occhi e vedere tutti i giorni la confusione e quel senso di prigionia che proverebbe a stare con me? Non posso fargli questo .  Non posso tenerlo intrappolato. Ho già fatto del male a troppe persone. -
Presi il fazzoletto che mi porgeva John.
-Dovresti dirglielo, Kira. Non dovresti essere qui. Non hai nulla da perdere. -
Uscii dall'ufficio, ancora indecisa su cosa fare.
Entrai nella mia stanza. Le giornate erano ancora calde, ma si stavano accorciando e presto sarebbe arrivato l'autunno, un altro autunno qui dentro.
Mi sedetti sul letto e chiusi gli occhi.
Era troppo. La sua presenza, la sua voce era troppo.
Sentii dei passi lenti entrare nella stanza.
Riconobbi la sua camminata pesante e trascinata. Le lacrime ricominciarono a scendere.
I Tremori si impossessarono del mio corpo.
-Kira...-
La sua voce, quella maledetta voce roca e profonda.
Mi voltai lentamente, continuando a sperare che quello fosse solo un brutto sogno.
Jesse era dall'altra parte del letto.
Era bellissimo.  Era il ragazzo di cui mi ero innamorata e non mi era mai apparso più perfetto di quel momento.

Ora aveva vent'anni, ed era cambiato  dall'ultima volta che l'avevo visto

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Ora aveva vent'anni, ed era cambiato  dall'ultima volta che l'avevo visto.
Non un cambiamento radicale,  ma quel poco per capire che c'era stato qualcosa.
Riconobbi la sua giacca di pelle nera, quella che usava sempre. I jeans sbiaditi gli fasciavano perfettamente le gambe magre. I capelli erano un po' più lunghi, e indossava la t-shirt dei nirvana che avevo usato io per dormire a casa sua.
Notai con rammarico le profonde occhiaie violacee sotto gli occhi, la pelle più chiara e senza colore. Sembrava non dormisse da giorni.
Jesse era la cosa migliore che mi fosse mai capitata, e improvvisamente dimenticai tutto. Lui era qui, e questo contava più di tutte le mie inutili preoccupazioni.
-Ciao, Jesse.-

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