11.

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Non avrei mai immaginato di passare l'ultimo dell'anno in un ospedale psichiatrico.
Tutti i cittadini del mondo festeggiavano, felici di lasciarsi alla spalle il vecchio anno e ricominciare tutto da capo, ma per me non era così. Il nuovo anno sarebbe stato solo uno dei tanti che avrei dovuto passare li dentro. Le strade di New York erano affollate più del solito, le luci più luminose e le persone più sorridenti.
Dalla vetrata dell'ospedale si vedeva l'enorme palla spenta che sarebbe stata illuminata a mezzanotte.
Si vedeva tutto, da li. Avrei voluto essere li, a Time Square, con un cerchietto del 2017, una focaccia calda tra le mani appiccicose di zucchero, fare il conto alla rovescia e dare il primo bacio dell'anno a Jesse.
Non riuscivo a fare a meno di immaginarlo.
Noi due, in mezzo a un mucchio di persone, a scambiarci un bicchiere di cioccolata calda con panna, e riuscivo quasi a sentirlo mentre mi diceva di fare quella cosa coi denti, ma non nella sua faccia come l'ultima volta.
Riuscivo a immaginare le nostre urla di gioia e gli applausi, e il nostro bacio, anonimo e indifferente per il resto dei presenti che facevano la stessa cosa, ma unico e bellissimo per me. Percepivo anche le sue braccia coperte dall'impermeabile stringermi forte e i nostri nasi rossi dal freddo sfiorarsi.

-Kira? Mi hai sentito? -Ad interrompere quella bellissima immagine fortunatamente indelebile sulla mia testa, era la voce delicata di Wesley

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-Kira? Mi hai sentito? -
Ad interrompere quella bellissima immagine fortunatamente indelebile sulla mia testa, era la voce delicata di Wesley.
Distolsi lo sguardo dalle strade e guardai Wesley, seduto di fronte a me su quelle scomode sedie blu .
-No, scusami. -
Wesley mi sorrise e si inclinó più avanti, appoggiando i gomiti sulle ginocchia, avendo così il suo viso più vicino.
-Lo sai, questo é il terzo capodanno che passo qui dentro. Non ricordo quasi più come lo passavo precedentemente. Stare qui dentro mi fa dimenticare ogni giorno un pezzo della mia vita. Tutti qui dentro dimenticano.-
-Io non voglio dimenticare.- Sussurrai.
Lui voltò la testa verso la vetrata e guardò con nostalgia le macchine sfrecciare libere fra le strade piene di gente.
-Non lo devi fare, Kira. Non dimenticare chi sei.-
Mi guardai la punta delle scarpe e trattenei le lacrime che minacciavano di uscire.
-Ho dei ricordi sfumati però sulla mia ultima festa di capodanno. Eravamo in California, la nostra band doveva suonare in un locale a Malibú. La spiaggia era affollatissima. C'erano così tante persone li, alcuni dei quali venuti appositamente per vederci suonare. Lo sai perché questo ultimo dell'anno non l'ho dimenticato ?-
-Perché? -
-Perché c'era lei. Era li, in mezzo al pubblico. Vedevo solo lei, solo la sua voce cantare le nostre canzoni tra centinaia di persone. Devon era tutto quello che vedevo.-
-Devon era la tua ragazza? -
Wesley si rabbuio e annuí. -Ho dimenticato tutto, tranne i momenti passati con lei. Quelli sono marcati nella mia mente. Ricordo ogni dettaglio del suo viso, le sfumature dei suoi capelli, il colore delle sue labbra. Un ricordo così vivido non può morire, e ne sono felice, perché lei é tutto quello che mi é rimasto ed é la prova che io c'ero, io esistevo prima di tutto questo.- Disse indicando l'ospedale.
-E ora cosa é successo con lei?-
Wesley sospiró e si lasció andare sullo schienale della sedia.
-Fino a un'anno fa veniva qui per vedermi ogni due o una settimana. Spendeva un sacco di soldi per l'aereo, ignorando i rimproveri dei genitori. Lei veniva sempre, nonostante le dicessi sempre di non farlo. Mi sentivo in colpa ogni volta che la vedevo, sapevo che poteva meritare di meglio. Rinunciava ai suoi studi per venire qua. Non ha passato un'esame, ma a lei non importava. Poi, un anno fa, ho chiesto di non ricevere più visite. Dovevo lasciarla andare. Posso solo immaginare il dolore di Devon. Non ho avuto nemmeno il coraggio di parlare, di dirle addio. -
La sua storia era talmente triste da far commuovere anche me, cosa non difficile ovviamente, ma ero abbastanza inflessibile con le persone poco conosciute.
-Ma so che ho fatto la cosa giusta. Non potevo permetterle di rovinare la sua vita, e lasciarla andare era la cosa migliore da fare.-
-Non sai più niente di Lei?-
-No, e preferisco non saperlo. Voglio immaginarmela felice, Laureata, in una casa in campagna come ha sempre desiderato e fra le braccia di uomo che possa amarla per bene, con una carriera e non con uno psicopatico rinchiuso dentro ad un manicomio. -
Distolsi lo sguardo dagli occhi di Wesley, rimuginando su quello che aveva appena detto.
Lui aveva allontanato l'amore della sua vita mentre io avrei fatto di tutto per averlo li con me.
Forse Wesley aveva ragione. Io ero un'assassina, e perché mai Jesse avrebbe voluto rimanermi accanto? Pensavo solo...pensavo fosse diverso.
-Ehi, non volevo turbarti con la mia storia. -
-No, é ok. Stavo solo pensando.-
-Tu ce l'hai il ragazzo? -
Mi strinsi nelle spalle indecisa se annuire.
-Non é il mio ragazzo. É ...Non lo so, complicato. È quel genere di rapporto Dove tieni più all'altro che a te stessa. Almeno per me. -
-E lui é mai venuto qua?-
Scossi la testa guardando da un'altra parte.
-Non lo vedo dal giorno del mio arresto. -
Wesley evidentemente notó il mio sguardo triste perché per diversi minuti Smise di farmi domande.
-Aspettami qui, vado a prendere una cosa.-
Si alzò e con la sua solita andatura strafottente si immerse nel corridoio principale.
Altri pazienti entrarono nella stanza, ed io sperai che nessuno di loro si avvicinasse.
Wesley tornò quasi subito. Tra le mani aveva quello che sembrava un sacchetto del pane marrone.
Si sedette avvicinando le sedie, e quando le nostra ginocchia si sfiorarono, l'idea di allontanarmi non mi passó nemmeno per la mente.
Consideralo il tuo regalo di Natale in ritardo. Avrei voluto dartelo il primo gennaio, ma..Non posso aspettare. -
Mi porse il sacchetto e non lo afferrai subito.
Perché mi stava facendo un regalo?
Ero davvero sorpresa e pensavo fosse uno dei suoi scherzi.
-Avanti. Lo so, il pacchetto regalo non é bellissimo, ma é quello che c'è all'interno che deve stupire.-
Lo presi esitante e aprii il sacchetto .
All'interno c'era un libro.
Lo presi e sfogliai incantata le pagine ruvide e ingiallite, soffermandomi poi sulla copertina e sul titolo di uno dei libri del mio scrittore preferiti.
Sorrisi incredula, rimanendo letteralmente a bocca aperta-
É...é...Non lo so, é bellissimo, Dio Wesley...da quando sono qui non sono mai stata felice come ora.-

Dissi stringendo il libro al petto

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Dissi stringendo il libro al petto. Avevo visto quel libro alla biblioteca di Westerfield, e lo avevo aggiunto alla lista di libri da leggere.
Glielo avevo detto qualche giorno prima, che la maggior parte dei libri nella mia libreria erano di Stephen King .
-Sono felice che ti piaccia. -
Leggere mi mancava, ormai avevo riletto l'unico libro che mi ero portata dal riformatorio così tante volte che lo ricordavo a memoria.
-Grazie Wesley, é un regalo stupendo.-
Lui fece spallucce e sorrise imbarazzato.
-Come hai fatto a prenderlo? La biblioteca é al secondo piano. -
Lui sorrise furbo e guardò Ethan di nuovo, come lo chiamavano qui dentro.
-Ci sono dei buoni infermieri qui dentro.-
Ethan era seduto sul divano e guardava Capodanno a New York insieme agli altri.
-Bene, devo tornare a lavoro. Non fate casino, per l'amore del cielo.-
Ethan l'infermiere si alzó e uscí dalla stanza.
-Come fa ad avere quella divisa? E perché nessuno dice nient?-
-Ormai lo conoscono, e poi Ethan l'infermiere é il più calmo degli Ethan. Lo lasciano girovagare un po', facendo finta che sia uno dello staff. -
Scossi la testa e risi alle sue parole.- É assurdo.-
Quella giorno il coprifuoco era stato modificato. Ci avrebbero lasciato vedere i fuochi d'artificio.
-Non sapevo avessi una band.-
Dissi sfogliando le pagine del mio nuovo libro.
-Sì, beh...Abbiamo suonato per due anni, non eravamo molto conosciuti, il solito gruppo del quartiere sai.-
-E tu...suoni?-
-Canto. E sono alla chitarra. -
-Ah si? E hai fatto cantare me al Karaoke? -
Wesley rise e annuí. - La prossima volta canterò io. O meglio, canteremo insieme. -
Diedi un'occhiata all'orologio sopra la porta.
Era quasi mezzanotte. Il film era finito, e pian piano i pazienti si avvicinarono alla vetrata.
Alcuni presero le sedie, altri rimasero in Piedi.
Vodoo Doll si posizionó dietro di me. Stringeva tra le mani La sua bambola nello stesso modo in cui stringevo il mio libro.
-A Mary Rose piacciono. Questa è la sua parte preferita. A noi piacciono i fuochi artificiali! -
Disse morendosi il labbro inferiore come faceva sempre.
Anche Il canniballe, solo e annoiato come al solito si avvicinò cauto.
Fu Vodoo Doll ad iniziare il conto alla rovescia, seguita da Ethan di nuovo, Wesley, persino Il canniballe. Persino io.
Applaudirono e urlarono tutti, cosa che facevano comunque tutti i giorni senza motivo.
Vodoo Doll mi posò un bacio bavoso sulla guancia e avvicinò anche la sua bambola di pezza al mio viso.
Altri pazienti si avvicinarono, e non ero più l'assassina che tutti temevano. Ero come tutti loro. Ero una di loro.
Mi irrigidii ad ogni bacio o contatto fisico, ma non mi allontanai.
Avrei dovuto abituarmi.
Quello era uno dei tanti capodanni che avrei passato li dentro.

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