Prologo

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Erano passati poco più di sei mesi dall'ultima volta che ci eravamo visti. Mi ricordo di quel giorno come se fosse ieri: ci eravamo conosciuti per puro caso durante una festa in discoteca, quando io mi trovavo ancora a Berlino per uno scambio culturale. Ero l'unica italiana in un gruppo di tedeschi, e forse è stato proprio questo a farlo avvicinare. Andavo in quella discoteca quasi tutti i fine settimana ormai, ma non lo avevo mai notato prima, e credetemi, non era un tipo che passava inosservato facilmente. Anche lui era italiano come me, e si trovava a Berlino per un progetto universitario. Ci scambiavamo un paio di anni ma a nessuno dei due sembrava importare: quella serata la ricorderò per tutta la vita. Ci eravamo appena conosciuti, eppure sembravamo così affiatati, come se ci conoscessimo da sempre. Ci eravamo scambiati i numeri di cellulare e ci eravamo ripromessi di rivederci prima della mia partenza. Insisteva nel portarmi in un pub in cui facevano birra artigianale perché, a suo avviso, era una cosa inconcepibile che non avessi mai bevuto birra in Germania. Purtroppo non è stato possibile, in quanto ero dovuta partire all'improvviso e mi era dispiaciuto un sacco non averlo potuto salutare. Una volta ritornata a Palermo, non abbiamo fatto altro che scriverci, scriverci, e ancora scriverci... Dio, quante volte ci siamo scritti. E adesso, a distanza di sei mesi, ci saremmo finalmente rivisti.
Tra noi non c'era nient'altro che pura e semplice amicizia, anche se a volte dubitavo dei miei sentimenti. Mi chiedevo sempre: "È mai possibile innamorarsi di una persona che si conosce a malapena?".

Sarei andata io da lui, a Torino. Era appena iniziata l'estate ed io ero pronta a lasciarmi le preoccupazioni scolastiche alle spalle, mi ero appena diplomata ed ero pronta a rincontrarlo. Ci eravamo accordati che ci saremmo visti in aeroporto e che sarei stata da lui, visto che, da uomo indipendente il quale si vantava tanto di essere, aveva preteso di avere un appartamento tutto suo. Aveva stressato i suoi genitori e non aveva mollato fino a quando non era riuscito ad ottenerlo. Che ragazzo testardo che era. Una volta arrivata in aeroporto, lo vidi da lontano. Era ancora meglio di come lo ricordavo e non potei fare altro che correre verso di lui. Mentre assaporavo il suo profumo, circondata e protetta dalle sue possenti braccia, mi sentii finalmente a casa. L'unica cosa che riuscii a pensare fu: "È come ritornare a respirare, a vivere."

Così è la vitaWhere stories live. Discover now