Una volta arrivata in casa, mi cambiai velocemente ed uscii fuori nel terrazzo. Il venticello era fastidioso, eppure rappresentava una bella distrazione dai miei pensieri. Iniziai a fumare, cercando di non pensare a dove potesse essere Michele, o meglio, con chi potesse essere e cosa stesse facendo. Persi la cognizione del tempo guardando il cielo. Era nuvoloso, ma alcune stelle erano ancora visibili. Mi persi talmente tanto nei miei pensieri che non lo sentii neanche sedersi accanto a me. Mi accorsi della sua presenza solo quando iniziò a parlare. Mi disse: "Finalmente! Quel coglione di Andrea non ha voluto dirmi dove ti trovavi, mi sono preoccupato un sacco quando non ho avuto più tue notizie. Ho provato anche a chiamarti, ho temuto per il peggio!"
Mi trattenni dal ridergli in faccia, eppure scrutandolo lessi veramente della preoccupazione sul suo volto. Era chiaramente a disagio, non credeva neanche lui a ciò che aveva appena detto. Era strano per lui preoccuparsi per qualcun altro, sapeva essere molto egocentrico. Sbuffai e lasciai che il silenzio ci avvolgesse. Non mi andava di litigare con lui, così, dopo interminabili minuti di silenzio, in cui avrei voluto che lui si scusasse, o anche solo che aprisse bocca, decisi di alzarmi ed andare a dormire.

Mi svegliai di soprassalto con le guance bagnate. Avevo sognato lui e Rebecca insieme. Il fastidio che avevo provato all'altezza del petto era indescrivibile. Solo in quel momento ammisi ciò che tentavo di reprimere: io provavo qualcosa per lui.
Dormivamo in camere separate, ma nel bel mezzo della notte, andai singhiozzando nella sua e ci riconciliammo con grande dolcezza. Vedete, non c'era altro posto al mondo dove potessi andare...

Così è la vitaWhere stories live. Discover now